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Manifesto: «Adesso si torna in classe per organizzare la resistenza in ogni scuola»

INTERVISTA «Difendiamo il tempo pieno», gli attivisti di Retescuole raccontano le prossime tappe del movimento

30/11/2008
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il manifesto

Giorgio Salvetti
MILANO
E adesso? L'Onda ha dimostrato di saper allagare le piazze di tutta Italia, la mobilitazione di Retescuole di ieri ne è l'ennesima dimostrazione. Le elementari sono l'asse portante, il punto dove insegnanti, genitori e studenti si incontrano, formano comitati e si preparano a una lotta di medio e lungo periodo. Ma per fare cosa? Saranno capaci di durare nel tempo, di continuare a lavorare classe per classe anche dopo questo autunno caldissimo? Lo abbiamo chiesto a Mario Piemontese, insegnante, genitore e attivista di Retescuole a Milano.
Il governo ha lanciato qualche timido segnale conciliante, voi come reagite?
Non mi pare proprio. L'atteggiamento del governo continua a essere contraddittorio. In commissione bilancio si confermano i tagli, anche il taglio delle scuole nei piccoli comuni è solo stato rimandato di un anno per non scontrarsi subito con le regioni, ma di fatti concreti se ne vedono ben pochi. Ciò che si vede indica che il governo ha accusato il colpo e che se non ci facciamo dividere da piccole concessioni a questo ma non a quello, e se sappiamo continuare a lavorare per i prossimi tre anni possiamo vincere.
Tre anni sono lunghi...
Per questo ci sitamo organizzando sulla base di comitati di genitori e maestri che lavorano in ogni singola scuola. La manifestazione di Milano di ieri dimostra che funziona. Dopo le nevicate di questi giorni in piazza non c'era la massa, c'erano gli attivisti che lavorano in ogni singola realtà, persone su cui si può contare per il futuro e non eravamo certo pochi.
Lavorare per fare cosa?
Questa struttura capillare con un coordinamento provinciale, regionale e nazionale ci permette di agire ogni giorno nelle singole realtà e di organizzare manifestazioni quando va fatto, per esempio per reagire ai regolamenti sulla scuola che seguiranno ai decreti. Ora però è il momento di tornare a scuola. Nelle superiori la formazione di comitati che riuniscano insegnanti e studenti è solo all'inizio, mentre nelle elementari possiamo agire con pratiche di resistenza quotidiana.
Ad esempio?
Sarà cruciale il momento delle preiscrizioni, specialmente nelle prime classi delle elementari. Dovrebbero essere a gennaio, ma il governo sta già provando a rinviarle a marzo. Stiamo organizzando una manovra a tenaglia: da una parte i consigli di classe devono chiedere la conferma dell'orario e del piano di formazione scolastica degli anni precedenti, dall'altra i genitori devono richiederlo. Il decreto Gelmini parla chiaro, questa richiesta delle famiglie è vincolante e non può essere ignorata. Ogni scuola si trasforma in una trincea a difesa del tempo pieno.
E poi?
Questo lavoro unisce le componenti della scuola in ogni realtà e ci permette di mobilitarci, ad esempio il 12 dicembre porteremo la scuola all'interno dello sciopero generale. Gli insegnanti, ma pure i genitori, sono anche dei lavoratori. Anche se questo non è e non pretende di essere né un partito né un sindacato. E' un movimento. Anzi, credo che questa indipendenza sia anche la sua forza. Noi diciamo a tutti, venite anche con le vostre tessere in tasca, ma teniamo fermo il punto: ci occupiamo di scuola e di ogni componente della scuola.


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