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Manifesto-Addio scuola professionale

Addio scuola professionale Presentata bozza di riforma della secondaria. Via gli istituti tecnici. Nasce il super liceo CINZIA GUBBINI ROMA E'cominciata la corsa alla riforma del secondo cic...

19/01/2005
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il manifesto

Addio scuola professionale
Presentata bozza di riforma della secondaria. Via gli istituti tecnici. Nasce il super liceo
CINZIA GUBBINI
ROMA
E'cominciata la corsa alla riforma del secondo ciclo dell'istruzione, cioè delle scuole superiori. Ieri il ministero ha aperto ufficialmente le danze, pubblicando la bozza di decreto sul sito www.istruzione.it, senza dimenticare di scivolare sull'ormai consueta buccia di banana della scorrettezza nei confronti delle realtà della scuola: il ministro ha assicurato che la bozza era stata consegnata prima della pubblicazione "alle istituzioni interessate". A qualcuno sarà anche arrivata, ma guarda un po', non ai sindacati confederali. La Cgil ha protestato con un telegramma. Francesco Scrima, della Cisl scuola, precisa: "La bozza non è frutto, per quanto ci riguarda, di quel confronto e quella concertazione con le parti sociali che abbiamo fermamente richiesto". Anche Massimo Di Menna fa notare che nulla è arrivato nella sede della Uil scuola. Eppure, anche stavolta non mancano le promesse di confronto e dialogo: Moratti ha addirittura annunciato un forum telematico sui contenuti del suo decreto (elaborato da un gruppo di 200 esperti, i cui nomi rimangono segreti). Fatto sta che le eventuali osservazioni non vengono pubblicate automaticamente sul sito, ma vanno spedite a un indirizzo e-mail. Strano forum. Sarà che, per ora, le anticipazioni circolate negli ultimi giorni hanno raccolto soprattutto perplessità. "Un pessimo decreto", è il giudizio di Enrico Panini (Cgil). Persino Confindustria non guarda con favore la scomparsa di fatto degli istituti tecnici e professionali. La grande domanda infatti è: che fine faranno queste due scuole che storicamente collezionano più del 50% delle iscrizioni in Italia?

La liceizzazione delle scuole superiori

La bozza di decreto conferma quanto stabilito dalla legge delega 53, che contiene le "linee guida" della riforma. Divisione netta tra i licei e la formazione professionale, affidata alle regioni (e la domanda è: passeranno alla regione anche i docenti?). I licei - che dureranno 5 anni e saranno divisi in due bienni e in un quinto anno caratterizzato da una preparazione più approfondita - sono otto: artistico, economico, linguistico, musicale e coreutico, scientifico, tecnologico, delle scienze umane. Il liceo artistico, economico e tecnologico si dividono a loro volta in indirizzi: tre per quanto riguarda il liceo artistico, due per quello economico. Ben otto sono invece gli indirizzi previsti per il liceo tecnologico, una scelta che non manca di sollevare critiche: meccanico, elettrico ed elettronico, informatico e della comunicazione, chimico e biochimico, sistema moda, agrario, costruzioni e territorio, trasporti. A quanto pare, quindi, gli istituti tecnici e le scuole professionali come le conosciamo oggi finiranno nel liceo tecnologico e nei suoi otto indirizzi. Il fatto è che l'indirizzo parte solo dal terzo anno, snaturando la vocazione tecnico-pratica dei tecnici e dei professionali. D'altronde la scelta di compattare tutte le scuole statali sotto la dizione "licei" non poteva essere privo di conseguenze: è chiaro che dovranno avere una fisionomia comune, buttando nel cestino una tradizione consolidata che finora ha incontrato il favore di studenti e famiglie. Una caratteristica che unifica tutti i licei, non priva di interesse, è la generalizzazione dell'insegnamento della filosofia. Altro punto forte è l'insegnamento di due lingue comunitarie in tutti i licei (tranne al classico), ma anche in questo caso i conti vanno fatti con l'oste, e la diminuzione dell'orario obbligatorio comporta una flessione dell'insegnamento dell'inglese a favore della seconda lingua.

La formazione professionale

Chiaramente una scelta per chi vuole frequentare una scuola maggiormente orientata al mondo del lavoro c'è: la formazione professionale. Il ministro insiste su un concetto: "I percorsi liceali e i percorsi di formazione professionale avranno pari dignità". Il che sarebbe dimostrato dal fatto che "tutti gli studenti, assistiti dagli insegnanti, potranno passare da un sistema all'altro in qualsiasi momento, grazie a un sistema di crediti e di certificazioni per qualsiasi segmento del secondo ciclo frequentato con esito positivo, e accedere all'università. Agli studenti di entrambi i percorsi sarà data infine la possibilità di confrontarsi con la società e con il mondo del lavoro". Fatto sta che, tanto per dirne una, il diploma professionale di durata quadriennale non darà accesso all'università, neanche alle lauree triennali, ma all'"istruzione e formazione tecnica superiore". Un'istituzione che intanto è ancora tutta da costruire, ma il punto è un altro: in questo modo si crea un vero e proprio "apartheid" per i ragazzi che sceglieranno un percorso non liceale. Anche perché i diplomati del liceo potranno accedere tranquillamente alla formazione superiore. I percorsi della formazione professionale potranno avere anche durata triennale, alla fine della quale verrà rilasciata una qualifica professionale. Le differenze evidenti tra i due percorsi si registrano anche rispetto all'orario: se, ad esempio, nel secondo biennio del liceo tecnologico sono previste 1188 ore annue, per la formazione professionale l'orario è di "almeno 990 ore annue", di cui il 25% da svolgersi "in un contesto lavorativo". E' davvero dura intercettare quella "pari dignità" di cui parla il ministro. Tra l'altro l'orario dei licei sarà diviso in orario obbligatorio, orario opzionale facoltativo, e orario opzionale obbligatorio. Ma a che serve questa distinzione? Per dirla con il ministro, questa è la "personalizzazione" dei percorsi di studio. Il timore dei sindacati è che questa diversificazione prefiguri il conteggio dell'organico soltanto sulle ore obbligatorie, che in alcuni casi si riduce fino a 23 ore. Altre osservazioni: alla fine di ogni biennio lo studente sarà sottoposto a una valutazione di ammissibilità (non si capisce se si tratterà di un esame vero e proprio) in cui verrà valutato "il raggiungimento di tutti gli obiettivi formativi, ivi compreso il comportamento".


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