Manifesto:A scuola a ottobre. O forse no
La sinistra contro il ministro: «Un altro taglio». Pollice verso anche della Lega La proposta del Pdl. Favorevole il ministro Gelmini: «Aiuta il turismo»
Cinzia Gubbini
L'aspetto inquietante della vicenda è l'insolita liaison tra scuola e spinta al turismo. Dietro non c'è soltanto l'antitesi culturale che tutti si sbracciano a sottolineare - istruzione versus profitto - ma un dato innegabile: sono i soldi delle famiglie a far marciare l'economia, compresa quella del turismo estivo. Il ministro del Tesoro Giulio Tremonti, pronto con l'accetta in mano a bloccare tutti i contratti del pubblico impiego, dovrebbe tenerlo a mente. Per il resto la bagarre scatenata dalla notizia che un senatore del Popolo delle Libertà, Rosario Giorgio Costa, ha presentato un disegno di legge per posticipare l'apertura delle scuole al 30 settembre, è vecchia come il cucco. Lo stesso Costa osserva: «Non so proprio chi abbia rilanciato la notizia, io il ddl l'ho presentato diversi mesi fa. Anzi, è la terza legislatura che lo presento, e non c'è mai stato così tanto dibattito». Il dibattito si è scatenato, e serrato: contrari Pd, Idv e Lega, Cgil, Unione degli studenti ma anche Azione studentesca. Favorevoli con qualche riserva la Uil, mentre il finiano Fabio Granata del Pdl, ricorda che da assessore all'Istruzione della regione Sicilia approvò un calendario scolastico che segnava l'inizio al primo ottobre.
A dare lustro all'iniziativa parlamentare del senatore Costa, altrimenti piuttosto bistrattata, è stato il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini in persona, che ieri dai microfono di Sky ha espresso il suo appoggio: «Sono molto aperta su questa proposta - ha detto il ministro - perché effettivamente il nostro paese vive di turismo e oggi le vacanze per le famiglie non sono più concentrate a luglio e agosto, mentre a settembre ci sono migliori opportunità economiche. Vedremo cosa deciderà il parlamento».
Tanto è bastato perché sul ddl calasse il più fitto sospetto. «Un altro modo per far cassa?», ha attaccato la capogruppo del Pd alla Camera, Manuela Ghizzoni: «Con uno slittamento non si manterrebbero i duecento giorni che sanciscono la regolarità dell'anno scolastico, a meno di protrarre la didattica a giugno inoltrato. La verità è che si vuole ridurre l'offerta formativa. Per questo governo la scuola non è una priorità, è seconda anche al turismo. Per non parlare - ha concluso Ghizzoni - del fatto che la competenza del calendario scolastico è comunque regionale: altro che federalismo...». Quest'ultimo punto è quello che ha fatto saltare sulla sedia la Lega, che già all'ora di pranzo affondava la proposta di Costa (senatore, tra l'altro, di origine pugliese) attraverso le parole della senatrice Irene Aderenti, componente della Commissione Istruzione e docente. «È una proposta inattuabile», ha detto Aderenti ricordando che il calendario deve essere di 200 giorni, e ha subito aggiunto: «Le regioni hanno piena autonomia e secondo noi è meglio che le cose rimangano così: ci sono regioni del nord con climi diversi che preferirebbero avere più vacanze in inverno». Ma è sempre la Ardenti a tirare fuori l'altro problema che silura senza appello la proposta di Costa-Gelmini, ed è semplice semplice: «E come faranno le famiglie e i lavoratori dipendenti che alla fine di agosto, in maggioranza, iniziano il lavoro. Dove mettono i bambini?».
Il senatore Costa, però, non si scompone. Come già detto sono tre legislature che persegue l'obiettivo, facendosi latore delle lamentele del settore alberghiero del Salento, che lui conosce bene essendo stato presidente della provincia di Lecce: « A fine luglio sembra che nelle spiagge italiane qualcuno abbia spento l'interruttore. Tutti a casa perché ricomincia la scuola, quando sulle spiagge del sud c'è ancora un mese buono di stagione». Ma come si fa con i 200 giorni prescritti dall'Ue? «Affrontiamo i problemi uno per volta». Come è evidente, la questione della regolarità dell'anno scolastico non è il fulcro della proposta di Costa. Semmai, preoccupa che il ministro Gelmini sembri ignorare le prescrizioni sui 200 giorni di scuola che arrivano direttamente da Bruxelles. D'altro canto le reazioni da sinistra appaiono piuttosto scomposte: già oggi il rientro a scuola è previsto tra il 14 e il 18 settembre. Il giudizio più temperato sembra quello di Giovanni Bachelet, presidente del Forum nazionale delle Politiche dell'Istruzione del Pd: «Volendo evitare nuove ondate d'indignazione da parte di accigliati esponenti della maggioranza, e naturalmente anche di qualche pensoso Pd, si può parlare solo di una clamorosa svista, o magari di un'emerita corbelleria».