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Manifesto: 200 mila precari licenziati in due anni nella pubblica ammistrazione

STATALI Dal 1 luglio fuori in 60 mila. La Cgil contesta i dati di Brunetta e lancia il «Precario day» il 30 giugno. Oggi i dati del ministero

06/05/2009
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il manifesto

Giulia Torbidoni ROMA

Licenziare è la vera «rivoluzione in corso», come recita il titolo dell'ultimo libro del ministro per la pubblica amministrazione Renato Brunetta. Lo stop alle stabilizzazioni deciso dal ministro manderà a casa, dal 1 luglio, 60 mila lavoratori precari. Nel 2010 il numero salirà fino a 120 mila, a 200 mila nel 2011. Sono le cifre rese note dalla Funzione Pubblica Cgil che contesta il monitoraggio fatto dal ministero. Il sindacato definisce «molto parziali» i dati di Brunetta perchè è stata presa in considerazione solo una parte degli enti interessati. Il Conto annuale della Ragioneria generale dello stato conta 9903 enti. Il sondaggio di Brunetta solo 4027. Sotto accusa anche le modalità del questionario: si è chiesto agli enti quanti lavoratori precari volessero stabilizzare e non di quanti ne avrebbero bisogno. Dal conteggio del ministero, per esempio, rimangono fuori i 3.589 precari dei Vigili del Fuoco, i 1872 della Croce Rossa e i 130 della Protezione Civile.
«Si tratta di una strumentalizzazione dei precari che non possono e non devono essere una classe sociale, ma solo una forma di passaggio» ha replicato Brunetta che definisce privi di fondamento i numeri forniti dalla Cgil. Sarà, ma secondo i dati del Conto annuale nel 2007 c'erano 440.920 precari nella pubblica amministrazione (considerando anche le forze di polizia). Nel solo settore pubblico, escluse scuola, università, ricerca e Afam, erano 201.716. «Quello che si annuncia è un vero e proprio licenziamento di massa - dice Carlo Podda, segretario generale Fp Cgil - L'espulsione di migliaia di lavoratori da settori come la sanità, quello socio-assistenziale o l'istruzione, ostacolerà la garanzia di servizi per i cittadini». «Il Governo vuole ridurre la funzione pubblica a vantaggio dei privati» aggiunge Gianguido Santucci (Cgil).
La ricognizione del ministero, per esempio, non tiene conto delle figure dirigenziali delle Asl. «In Italia si contano 13 mila medici dirigenti precari che lavorano nei servizi essenziali a cui non si può rinunciare» ha raccontato un dirigente medico precario della Asl di Viterbo, intervenuto ieri alla conferenza stampa Cgil. Il 98% di questi sono su posto vacante, occupa cioè il posto lasciato da chi è andato in pensione o di chi è andato a lavorare altrove. Neanche i lavoratori della Croce Rossa sono stati presi in considerazione dal monitoraggio. Addirittura il ministero non li considera di propria competenza, ma parte delle aziende ospedaliere.
Oggi Brunetta darà i suoi numeri al Cnel, di certo diversi da quelli del sindacato. Ieri è stato presentato anche il documentario di Giacomo Faenza «Caro Parlamento», realizzato con le interviste di 158 giovani tra i 20 e i 40 anni sugli articoli della Costituzione che riguardano il lavoro. È la vita di chi sta dietro ai numeri dei monitoraggi e ne esce il ritratto di una generazione che non riesce a immaginare il proprio futuro, che non ha un'indipendenza economica e quindi un certo margine di libertà, che conosce i principi fondativi della Costituzione ma li considera lontani e a volte inutili. Sindacati e classe politica vengono attaccati per non aver messo un freno quando si poteva. Il problema del precariato, allora, si manifesta in tutti i suoi strati: come potranno i cittadini di domani portare avanti il paese, se lo Stato non riconosce i diritti fondamentali? Una risposta però emerge dal documentario: tornare ad unirsi. Un inizio possibile è l'appuntamento del 30 giugno per la giornata del precariato, indetta dalla Cgil.


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