Maestro elementare come esperto al ministero: «Dad è non scuola, questi bambini vanno risarciti»
Intervista a Lorenzoni, della terna di esperti del ministro Bianchi per il recupero. «Didattica ed edifici da ripensare»
di Maurizio Troccoli
Le idee si mettono in moto. E, probabilmente, quel bagaglio di intuizioni, esperienze, racconti che ti raggiungono per lungo tempo, all’improvviso, diventano opportunità di trasformarsi in progetto. Starà accadendo qualcosa di simile a Franco Lorenzoni, maestro di scuola elementare, a Giove. Nato a Roma nel 1953, nel 1980 ha fondato, ad Amelia, la Casa-laboratorio di Cenci, un centro di sperimentazione educativa. Il suo ultimo libro è ‘I bambini pensano grande (Sellerio)’. Una delle ultime telefonate importanti che ha ricevuto invece, è giunta direttamente dal ministero guidato da Patrizio Bianchi, da cui è arrivato l’incarico di fare parte di una terna di esperti che dovranno trovare la formula del recupero dell’apprendimento perso con la dad (didattica a distanza ndr). Insieme a lui ci sono Domenico Di Fatta, preside a Palermo con una lunga esperienza nel quartiere Zen e Andrea Morniroli che, insieme a Lorenzoni, fa parte del Forum delle disuguaglianze.
Distanze gravi Lorenzoni parla di «conseguenze gravi», dopo un anno di ‘distanze’. Non solo per la didattica. «C’è una mancanza di prime volte», nella crescita. «Il corpo dei nostri giovani è vilipeso nel momento importantissimo della scoperta dell’altro e dei propri desideri». E’, forse, ormai ripetitivo affermare come si registrino «crisi depressive» negli adolescenti e anche «disturbi dovuti all’isolamento», se non persino «crisi di panico», dice. Vale lo stesso – è il suo ragionamento – anche «per i bambini. Il corpo a corpo, giocare toccandosi è uno dei principali strumenti di conoscenza». Ma accade qualcosa di straordinario e forse di inaspettato: «I bambini – dice – reagiscono con una compostezza e una capacità di rispetto delle regole che, noi adulti, non abbiamo».
Dad, non scuola «La Dad, è carente, è una forma di non scuola. Certo – aggiunge Lorenzoni – ci sono state altre forme di apprendimento. A me, piacerebbe dare occasioni ai ragazzi per riflettere su quanto accaduto. Molti insegnanti l’hanno fatto. Come chi ha fatto redigere, a Roma, una sorta di ‘Decamerone’, con racconti giornalieri realizzati dai ragazzi, su suggerimento di un proprio compagno. Oppure l’invenzione di parole libere da cui sono emersi contenuti profondi. Ecco questa può essere una occasione per fare rimbalzare, l’intensità di quello che stanno vivendo, verso oggetti culturali, artistici, interrogando la scienza e la musica».
Ristoro ai giovani Lorenzoni chiede un ristoro per i nostri giovani, un vero risarcimento: «Sui figli e nipoti stiamo scaricando – dice ancora – un debito pubblico di grosse proporzioni. Non possiamo che risarcirli con la migliore istruzione possibile». Il maestro delle elementari ha una idea di sistematico rifacimento del modello di istruzione. E ricorda che i fondi individuati dall’Europa si chiamano «Next generation, cioè sono per loro». Non quindi a ‘costo loro’.
da Umbria24.it