Maddalena Fragnito (Priorità alla scuola): «Vogliamo istituti come presidi sanitari diffusi»
Intervista a Maddalena Fragnito del comitato "Priorità alla scuola" ieri in piazza in oltre sessanta città: "La scuola è un pilastro del Welfare, servono fondi"
Shendi Veli
«Avevamo capito la situazione: nessun intervento concreto del governo e scarico dei rischi sui singoli istituti – afferma Maddalena Fragnito del movimento «Priorità alla Scuola» a Milano – Si capiva dal silenzio che durante il lockdown ha avvolto il destino della scuola e dei minori. Soggetti che non votano e non producono, e per questo sacrificabili. Vogliamo il contrario: partire dalla scuola, come priorità etica, e come nucleo fondante della società».
«La scuola tocca il nodo della riproduzione, le donne se ne sono accorte: dovevano fare smart working, didattica a distanza con i figli e avere cura della casa. A settembre se non si garantisce una didattica piena molte dovranno lasciare il lavoro. Oltretutto l’81% dei docenti sono donne. Da un punto di vista femminista è stato subito chiaro il disastro in corso».
«Chiediamo, ma il Miur lo ignora, di investire fondi nell’educazione. Per ora sono stata stanziati solo 1,4 miliardi, nulla rispetto alle esigenze del comparto. La Cgil sta facendo pressione affinché il governo dirotti sulla scuola 5 miliardi di fondi straordinari non classificati. Questo è solo un primo passo per capovolgere i termini del ricatto, che vedono contrapporre diritto alla salute e diritto all’istruzione. La scuola andrebbe finanziata e ripensata come presidio sanitario territoriale di base, essendo una delle istituzioni più capillari. Ridare fondi e nuova vita alle vecchie infermierie scolastiche, monitorare la salute di alunni e famiglie, fare test gratuiti, costruire un nesso permanente tra educazione e sanità.».
«Questo movimento non nasce in risposta a una legge o una riforma, ma proprio dal vuoto che le riforme degli ultimi vent’anni hanno creato. La scuola e la sanità sono due pilastri del Welfare, entrambi massacrati da tagli e esternalizzazioni. Tutte le componenti, insegnanti, genitori, studenti, stanno capendo cosa gli viene tolto. Si inizia a ragionare fuori dalla propria categoria, e a pensare la scuola come strumento sociale per costruire un presente migliore».