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«Ma quale merito così è un condono Profumo ci ripensi»

domande a Giovanni Bachelet deputato del Pd [FLA. AMA.]

11/02/2013
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La Stampa

 
Sul Tfa non tutto è perduto, secondo Giovanni Bachelet, deputato del Pd, componente della commissione Cultura della Camera, da sempre contrario al decreto.

La scorsa settimana, in commissione, il Pd ha dato però via libera.

«Sì, ma con precise condizioni per tutelare comunque il merito. Io, comunque, avrei preferito far mancare il numero legale e far saltare tutto».

Perché?

«Di fatto ci troviamo di fronte ad un condono, che ingrosserebbe le file dei docenti inclusi nelle graduatorie degli abilitati di istituto, creando disparità di trattamento tra chi per abilitarsi dovrà affrontare il test di ingresso e poi il Tfa ordinario e chi invece entrerà senza alcuna prova al Tfa speciale, che è oltretutto semplificato. È una grossa contraddizione, è un modo per non risolvere mai il problema: ogni sanatoria chiama un’altra sanatoria. È anche evidente che è una lotta tra poveri, ma qualcuno ha avuto l’umiltà di sottoporsi alle prove ed altri invece sono stati miracolati. Non è questo il merito che pensavamo volesse promuovere il governo dei tecnici».

Sono persone con anni di lavoro nelle scuole, che devono farne? Buttarle via e lasciar passare i giovani?

«Dovrebbero fare come alcuni anzianotti che si sono rimessi a studiare per il Tfa ordinario. Sono tre anni che subiamo pressioni da parte di chi non vuole altro che sanatorie. Abbiamo sempre resistito finché siamo stati pugnalati alle spalle da Profumo».

Il ministro intende andare avanti.

«È un errore, è ancora in tempo. Ci ripensi e si fermi. Siamo in campagna elettorale e questo è un provvedimento che avrà un forte impatto sulla scuola del domani. Non c’è urgenza di approvarlo nei prossimi giorni, comunque andrebbe ad avere effetti a partire dal prossimo anno scolastico».

Che cosa suggerisce al successore di Profumo?

«Suggerirei di assumere i tutti i professori di cui c’è bisogno nell’organico di una scuola. In questo modo si eliminerebbero le supplenze annuali, quelle già programmate. E di battersi per l’organico funzionale dotando ogni scuola di un numero di professori superiore rispetto al fabbisogno per sostituire i professori malati o assenti per brevi periodi. E il precariato non avrebbe più modo di esistere».


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