“Ma prima devono assumere noi vecchi precari”
L’insegnante: in graduatoria dal ’99
Sommersi e salvati. Per gli insegnanti che hanno partecipato al concorso del ’99, il nuovo bando promesso dal ministero è tutt’altro che una bella notizia. Monica Anna Sola, precaria di 34 anni, sposata con due figli, fino a ieri era a un passo dall’assunzione. Ma ora, «le speranze volano via. E’ un’ingiustizia incredibile dice -. Mi chiedo, se ci sono posti disponibili perchè non li danno a noi? Logica vuole che prima si esauriscano le graduatorie esistenti, poi se ne facciano di nuove».
La torinese Anna Sola è ben piazzata nell’elenco dei «senza cattedra». Ha circa 400 persone davanti, non tante a livello regionale, se continuano ad immettere in ruolo docenti con la frequenza degli ultimi anni. Ma la parola data dal ministro Profumo di aprire le porte ai giovani della scuola suona per lei come una beffa. La sua preoccupazione è che i nuovi arrivati scalzino lei e gli altri del vecchio concorso. Spiega: «Potrebbero passarci davanti, perchè di solito il nuovo bando annulla quello precedente».
Le conseguenze potrebbero essere due, anche se la situazione non è ancora stata chiarita ufficialmente dal ministero: «Credo ci sia l’ipotesi che dobbiamo rifare il concorso, il che sarebbe assurdo e iniquo, visto che il nostro esame di abilitazione l’abbiamo già dato. In alternativa, stabiliranno che fare di noi, con regole ad hoc». Insomma, un’intrigata faccenda di burocrazia, che ha assai poco a che fare con una scuola snellita delle elefantiache modalità di reclutamento. Basti pensare al metodo con cui gli uffici scolastici regionali stanno chiamando all’appello i futuri insegnanti, in questi giorni, dopo l’annuncio di Profumo delle 20 mila assunzioni a livello nazionale. Trattandosi di docenti che hanno concorso molti anni fa, i dati a disposizione dell’amministrazione per ripescare gli aventi diritto sono giusto l’indirizzo di casa e un telefono fisso. Sempre che il docente non abbia cambiato residenza, nel frattempo, o non abbia trovato un altro impiego, senza premurarsi di comunicarlo.
Altro che mail e chiamate via cellulare. Per rintracciare quelli come la Sola che sono in graduatoria dal ’99 si usa il telegramma. Ogni anno, ci vogliono mesi per ripescare gli insegnanti ai primi posti negli elenchi. E spesso, si incassano parecchie rinunce di chi ha gettato la spugna e ha deciso di cambiare lavoro.
«Temo che per me la gavetta delle supplenze giornaliere non finirà mai si sfoga l’insegnante -. Abito e lavoro a Torino da sempre, ma ho girato un numero indicibile di scuole in città e in provincia». A un soffio dalla chiamata, la porta per lei si è richiusa. Il suo appello si rivolge al ministro: «Si metta nei nostri panni e trovi una soluzione per quelli che aspettano di entrare da un’eternità. In questo modo, si alimenta solo il nostro disamore in un’istituzione, quella scolastica, in cui invece crediamo tutti i giorni, quando siamo in classe».