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«Ma non si può continuare a tagliare sulla ricerca»

FernandoFerroni. Il presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare: «È ormai impossibile fare programmazione:così Diventa inutile elogiarci perché siamo eccellenza»

05/07/2012
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l'Unità

«Sono davvero molto irritato. Un giorno veniamo elogiati perché siamo eccellenza del Paese e il giorno dopo veniamo sottoposti a tagli. Non si può continuare a lavorare così». Fernando Ferroni, presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), proprio non ce la fa a trattenere la sua rabbia e la sua irritazione. Appena terminata la telefonata con la quale ieri, il ministro Profumo è intervenuto direttamente alla presentazione degli straordinari risultati raggiunti anche dalla ricerca italiana per congratularsi proprio con i protagonisti di questo successo mondiale, si è sfogato. Con chi ce l’ha Ferroni, con il ministro Profumo? «La mia non è una critica rivolta al ministro, anzi. So che all’interno del governo esistono posizioni diverse e so che il ministro Profumo ha tutti gli strumenti per comprendere che non possiamo essere messi nel calderone del lavoro pubblico. Spero che sappia far valere la sua voce e che sappia evidenziare che i tagli indiscriminati anche nei confronti di chi rappresenta l’eccellenza, non sono produttivi. Però il mio timore è che nel governo in generale non ci sia questa volontà di distinguere». Perché è così preoccupato? Ci sono dei tagli in arrivo anche per gli enti di ricerca? «La verità è che non sappiamo niente, salvo che il governo ha annunciato di voler tagliare il 10 per cento dei dipendenti pubblici, senza indicare criteri di valutazione. Anche noi ricercatori siamo dipendenti pubblici, solo che, a differenza degli altri, siamo anche sottoposti alla valutazione da parte dell’Anvur, e per continuare il nostro lavoro abbiamo bisogno di pianificare, le ricerche, le risorse umane e anche gli investimenti. La scoperta del Bosone di Higgs è emblematica. Il nostro Istituto di ricerca ha investito molto da venti anni a questa parte su questo settore e oggi ne raccogliamo i risultati. Però oggi, io, in qualità di presidente non so né quanti dei miei ricercatori andranno in pensione, e nemmeno quanti giovani scienziati riusciremo ad assumere per sostituire quelli che se ne vanno. Così è impossibile programmare. Con il risultato che molti dei ragazzi che abbiamo formato, spendendo in media 500 mila euro ciascuno, se ne vanno in Francia, in Germania e negli altri Paesi ad arricchire le loro industrie». Però tutto il Paese sta facendo dei sacrifici.Nonpensa che anche la comunità scientifica debba essere coinvolta in questo risanamento? «Di questo sono certo, ma non accetto che questa operazione di miglioramento della produttività venga fatta senza ascoltarci. Aspetto con ansia di essere ascoltato dal governo».

E.Perugini

 


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