Ma la vera partita è sui fondi alle scuole migliori
La riforma del merito riguarda il merito degli studenti e quello delle scuole
di Alessandra Ricciardi
Basta la medaglietta allo studente dell'anno a giustificare l'alzata di scudi di sindacati e Pd contro la proposta sul merito di Profumo? Certo, c'è un discorso di fondo che attiene al senso di scuola come comunità, perché innescare tra gli studenti l'emulazione verso i migliori deve significare anche innalzare la qualità del gruppo-classe. E però. Nella bozza che ha letto ItaliaOggi, all'articolo 5 spunta la «valorizzazione del sistema scolastico»: la riforma del merito riguarda il merito degli studenti e quello delle scuole. Su questo tema già Mariastella Gelmini aveva avuto filo da torcere, la valutazione delle scuole alla fine è stato avviata sotto forma di sperimentazione. E uno dei progetti, quello che dava premi ai singoli docenti migliori, dopo aver scontato grandi difficoltà nel trovare adesioni, è stato bloccato. Va avanti la valutazione delle perfomance dell'istituto. La proposta Profumo ridisegna il sistema. Prevede che le scuole siamo valutate in base all'offerta di percorsi per le certificazioni delle lingue straniere, ai risultati ottenuti nella prevenzione dell'abbandono scolastico e formativo e nel contrasto all'insuccesso scolastico, e alla luce «del numero degli alunni che hanno partecipato alle fasi provinciali e regionali delle Olimpiadi» a cui accedono i più bravi. Nel novero dei criteri di valutazione, la collaborazione con istituzioni culturali e soggetti imprenditoriali e la partecipazione a progetti comunitari. Ma a cosa servono le valutazioni? A conoscere i punti di forza e di debolezza degli istituti, ma potenzialmente anche a diversificare i finanziamenti. In Inghilterra, per esempio si penalizzano le scuole peggiori in quanto a perfomance. Questo il decreto Profumo non lo diceva, ma il timore che si andasse a parare in quella direzione era diffuso.