FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3914889
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Ma l’esame di maturità non va abolito sbagliato fare economia sull’istruzione»

Ma l’esame di maturità non va abolito sbagliato fare economia sull’istruzione»

Annamaria Ajello, presidente dell'istituto Invalsi

24/08/2014
Decrease text size Increase text size
Il Messaggero

ROMA «Gli esami servono per crescere, per misurarsi con gli altri ma soprattutto per mettersi alla prova con se stessi». Annamaria Ajello, presidente dell'istituto Invalsi, non mostra alcuna perplessità: «L'esame di Stato non può essere abolito». Il prossimo 29 agosto il Consiglio dei ministri presenterà il piano Scuola che, stando alle promesse del premier Renzi, dovrebbe «stupire» gli italiani. Tra le voci che sembrano rientrare nel piano anche il capitolo relativo all'esame di maturità. Dispendioso per le casse dello Stato, con un numero di promossi che supera il 99%, studenti, insegnanti e presidi tornano ogni anno a chiederne l'abolizione. Ma l'esame di Stato resta e il perché lo spiega la responsabile dell'istituto Invalsi, ordinaria di Medicina all'università La Sapienza di Roma e nominata dall'ex ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza. 
Professoressa Ajello, lei esclude l'abolizione, ma l'esame di Stato sembra destinato a cambiare, con una seconda prova più snella ad esempio. È d'accordo?
«Sicuramente potrebbero essere apportare delle migliorie che spettano però al ministero dell'Istruzione. Si potrebbe discutere anche sulla terza prova, adottando il metodo dell'Invalsi e quindi omologare almeno la tipologia della verifica a seconda degli istituti o ad esempio inserire delle prove diverse rispetto agli scritti e all'orale. Sfoltire poi la tesina, adottando invece degli elaborati video, o verifiche pratiche anche per istituti non professionali».
L'esame di maturità ogni anno pesa sullo Stato per circa 100 milioni di euro. Non sarebbe più opportuno, giacché tutti vengono poi promossi, destinare parte di quei fondi al miglioramento dell'istruzione?
«Gli esami hanno un costo e mettersi a fare economia sull’istruzione non è la politica più saggia che un Paese deve perseguire, considerato il fatto che in Italia, rispetto ad altre realtà internazionali, si investe già molto poco. Rimodulare sì, tagliare no».
Concorderà che il 99,2% dei promossi alla maturità 2014 è una cifra un po' alta. 
«L’esame di maturità non è una verifica selettiva. Serve agli studenti per crescere. In tutti gli stati europei ma anche d’Oltreoceano, le verifiche sono all'ordine del giorno e non di rado sono anche molto difficili. Sono dunque molto importanti, perché permettono al giovane di misurare la propria preparazione, di sviluppare meglio la personalità, riuscendo a capire dove e come migliorare. Il fatto che siano tutti promossi, poi, non significa che l'esame è inutile, giacché i voti non sono tutti uguali, al contrario».
L'esame di Stato è un esame meritocratico?
«Non siamo di fronte a un concorso pubblico. La maturità è l'ultimo step di un percorso formativo. Ciò significa che il merito emerge durante gli anni e la prova serve a stabilire il valore di quel merito e di quelle capacità acquisite».
I risultati dell'ultima maturità hanno evidenziato una frattura: più lodi al centro-sud che al nord. Significa che gli alunni sono più bravi o semplicemente che le scuole sono meno rigide nell’assegnare i voti?
«Il limite del nostro esame di maturità è quello di non avere degli standard univoci. Mancano regole comuni per la verifica e, di fatto, questo risultato - che parla di un numero di eccellenze maggiore nel sud del Paese, piuttosto che al nord - è poco attendibile. Ogni regione d'Italia, così come ogni scuola, ogni insegnante e soprattutto ogni studente, si rapporta con il contesto socio-economico, ma soprattutto culturale, nel quale vive. Sicché in ambiti poveri, economicamente e culturalmente parlando, il sistema di verifica è diverso da città in cui lo stile di vita, l'istruzione familiare, il contesto abitativo è più agiato e di conseguenza più pretenzioso. Questo non vuol dire che i docenti di Puglia, Calabria o Sardegna sono di manica larga, ma è evidente che mancando un sistema unico di valutazione, pensiamo solo alla formulazione della terza prova scelta in maniera discrezionale da ogni commissione, il dato non può certo essere considerato veritiero tout court».
Camilla Mozzetti


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL