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Ma davvero i docenti italiani sono "comunisti"?

Nuovo "attacco" del premier contro i docenti che "inculcano" ideologie e valori contrari a quelli delle famiglie ". La legge stabilisce già le regole perchè la libertà di insegnamento non è assoluta.

16/04/2011
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La Tecnica della Scuola

di Reginaldo Palermo

Il Presidente del Consiglio torna di nuovo alla carica e se la prende ancora una volta con gli insegnanti delle scuole statali che inculcherebbero “ideologie e valori di sinistra” contrari quindi a quelli voluti dalle famiglie.
Ora, diciamo la verità: ma siamo proprio sicuri che la stragrande maggioranza dei docenti italiani siano di sinistra, anzi “comunisti” come sostiene il premier ?
Forse non sarebbe male ricordare che nella scuola primaria, ad esempio, l’associazionismo e il sindacalismo di matrice cattolica sono, da sempre, maggioritari.
Nelle superiori, poi, gli ex sessantottini chiamati spesso in causa per spiegare i mali della scuola italiana, sono ormai fuori gioco: chi nel ’68 frequentava l’università ha superato abbondantemente i 60 anni e quindi è ormai in pensione.
Senza considerare che non sempre gli ex sessantottini sono comunisti incalliti: non ci risulta, per esempio, che Giuliano Ferrara possa essere considerato oggi un comunista anche se nel ’68 era addirittura uno dei leader della FGCI; per non parlare poi dei non pochi esponenti di Lotta continua che ora lavorano nelle reti Mediaset.
Insomma: l’equazione "sessantottino = intellettuale comunista" è una vera e propria “leggenda metropolitana” che da anni viene propinata all’opinione pubblica e acriticamente accolta per buona da molti.
Quanto poi all’”inculcare”, il premier sembra dimenticare che da più di 30 anni esistono nella scuola organi collegiali all’interno dei quali, per legge, i docenti devono confrontarsi: lo stesso Piano dell’offerta formativa dell’istituzione scolastica viene esaminato, discusso e approvato dagli organi collegiali della scuola anche con la partecipazione dei genitori.
Perfino l’adozione dei libri di testo deve ottenere il parere dei genitori presenti nei consigli di classe e di interclasse: se libri “comunisti” circolano nelle scuole italiane questo avviene anche con il benestare dei genitori, la cui maggioranza - come ci ricorda spesso il premier - vota rigorosamente per il centro-destra !
Si dirà: tutto questo è vero, ma resta il fatto che quando l’insegnante entra in classe, grazie alla libertà di insegnamento di cui gode, può sostanzialmente fare e dire ciò che desidera.
Ma non è così: l’articolo 1 del TU del 1994 sottolinea che l’esercizio della libertà di insegnamento
“è diretto a promuovere, attraverso un confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni”.
L’articolo 2 aggiunge però che tale azione di promozione
“è attuata nel rispetto della coscienza morale e civile degli alunni”.
Se davvero ci sono nella scuola insegnanti che “inculcano” l’ideologia comunista (o qualunque altra ideologia) senza alcun rispetto per la “coscienza morale e civile degli alunni”, allora vanno perseguiti disciplinarmente e penalmente perché stanno violando la legge. E il Governo, anzichè perder tempo in proclami,  provveda ad inviare ispettori nelle scuole e a sanzionare i docenti e i dirigenti che non rispettano le leggi dello Stato. Ma questo quotidiano stillicidio nei confronti della scuola e di chi ci lavora sta diventando francamente inaccettabile.


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