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"Ma anche l´Europa è competitiva il futuro si chiama Erasmus online"

Francesco Profumo, ministro dell´Istruzione, dell´Università e della Ricerca

07/05/2012
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la Repubblica

 

 
 

ELENA DUSI
ROMA

«È come il passaggio dal manoscritto al libro stampato». Francesco Profumo, ministro dell´Istruzione, dell´Università e della Ricerca, paragona la diffusione dell´istruzione interattiva all´invenzione di Gutenberg: «Un balzo in avanti dell´educazione. Un metodo democratico per allargare la base del sapere e selezionare meglio i giovani».
Gli Stati Uniti stanno esplorando una frontiera. Da noi qual è la situazione?
«I primi progetti di insegnamento online in Italia risalgono a una ventina d´anni fa. Ma credo che un´iniziativa di portata simile a quella americana debba raggiungere almeno una dimensione europea per poter funzionare bene. Il punto di partenza esiste già: è il progetto "Erasmus for all" previsto dall´ottavo programma quadro. E in fondo è naturale che ci si ispiri all´iniziativa Erasmus: forse la più efficace di tutte nel formare l´Europa dal basso. Milioni di studenti hanno passato sei mesi o un anno studiando all´estero. Quando tutto iniziò, circa vent´anni fa, le università europee non si parlavano quasi. Poi hanno introdotto dei crediti comuni, si sono creati dei ponti. È naturale che tutto questo abbia uno sbocco anche online».
Ma qual è l´obiettivo dell´insegnamento interattivo attraverso Internet? Le stesse università americane ammettono di essere ancora alla ricerca della formula giusta.
«Uno degli obiettivi è allargare il bacino degli studenti. Alcuni corsi online negli Usa hanno registrato 120mila iscrizioni, e 20mila studenti hanno superato i primi esami. Sono numeri enormi. E ricordo che quando il Mit iniziò a muovere i primi passi in questa direzione - mettendo a disposizione di tutti i materiali dei suoi corsi undergraduate - si proponeva esattamente questo: creare un bacino di studenti molto ampio dal quale poter selezionare i talenti migliori. Chiunque, in ogni angolo del mondo, aveva l´opportunità di ricevere una formazione targata Mit e di poter competere con gli studenti iscritti ai corsi tradizionali».
La qualità della didattica è equivalente a quella tradizionale?
«La didattica è garantita dall´ateneo. Gli studenti si iscrivono perché hanno voglia di mettersi in gioco. La tecnologia è migliorata moltissimo grazie ai siti di interazione online. E la possibilità che un gruppo di studenti ha di interagire con il proprio professore su una pagina wiki non è inferiore a quella di una tradizionale lezione de visu. Se anche rimarranno degli studenti che imparano poco, i numeri degli iscritti sono talmente grandi da garantire comunque un guadagno in termini di diffusione delle conoscenze».
Un titolo online potrà mai avere valore legale?
«Anche gli americani assegnano solo un certificato ai loro studenti online, non dei crediti veri e propri. E non mi sento in grado di esprimermi sulla validità dei meccanismi di valutazione. Ma pensiamo a tutti gli adulti che avrebbero la possibilità di proseguire la loro formazione anche dopo aver completato i loro studi tradizionali. È un sistema in formazione, le incognite non mancano. Ma le potenzialità sono enormi».

 


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