Lunedì classi chiuse in 15 regioni Gli studenti in piazza contro la Dad
Arrivano i dati sul monitoraggio settimanale dei contagi e, come atteso, gli ultimi governatori che ancora non avevano deciso lo slittamento del ritorno in presenza delle scuole superiori
Gianna Fregonara
Arrivano i dati sul monitoraggio settimanale dei contagi e, come atteso, gli ultimi governatori che ancora non avevano deciso lo slittamento del ritorno in presenza delle scuole superiori, lo fanno: prima il Lazio (rinvio al 18 gennaio), poi la Sicilia (fino al 30 gennaio), l’Umbria (fino al 25), la Liguria (fino al 18) e persino l’Emilia-Romagna (al 25). Si aggiungono alle altre regioni, dalla Lombardia alla Campania, dal Veneto alle Marche che avevano annunciato il rinvio nei giorni scorsi. Sono almeno 15 le regioni in cui lunedì non si torna, più Abruzzo e Basilicata che stanno valutando il rinvio.
Ieri sera, la decisione presa dal governo cinque giorni fa di rinviare il ritorno in classe dal 7 all’11 gennaio, è stata letteralmente travolta dagli annunci e dalle ordinanze dei governatori che sulla scorta dell’aumento dell’Rt regionale hanno alzato bandiera bianca. La ministra Lucia Azzolina è arrabbiata: è una presa in giro, confida ai suoi. Ce l’ha con il segretario del Pd e governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Che le risponde: «Vorrei dire alla ministra che la politica in c’entra, conta la sicurezza delle persone».
Ma soltanto in Valle d’Aosta e Toscana si proverà a rientrare in aula — al 50 per cento — dopo due mesi e mezzo di Dad. Il Trentino-Alto Adige ha già riaperto da giovedì. Il presidente della Toscana Eugenio Giani (Pd) è stato preso di mira dal mail bombing di «Priorità alla scuola» per indurlo a non rinviare.
In aula
Solo in Toscana, Abruzzo e Val d’Aosta si va verso la ripresa nelle aule al 50%
Studenti, prof e genitori sono sul piede di guerra un po’ dovunque. Ma il bersaglio delle proteste non è solo il mancato ritorno in classe, è la preoccupazione per la sicurezza e per le nuove regole approvate nei tavoli dei prefetti. A Roma da lunedì ci saranno sit-in e scioperi della Dad nelle scuole superiori — dai licei Tasso, Righi, Visconti, Socrate, Mamiani — per protestare contro il piano provinciale e i turni, di cui gli studenti chiedono una revisione. Con loro si schierano anche i presidi, come quella del Righi Monica Galloni: «Non posso istituzionalmente appoggiare una contestazione, ma li capisco. Questo è un problema che riguarda tutti». A Milano in Piazza Duomo centinaia di studenti e professori hanno organizzato un sit-in e in varie città, da Mantova a Trieste, crescono le manifestazioni di protesta contro il caos degli annunci e dei rinvii e il rimpallo di responsabilità sulle scelte per la scuola. La Rete degli studenti medi contesta «lo scaricabarile tra ministero e Regioni che dura ormai da mesi». Non sono gli unici a chiedere un impegno a livello centrale, di governo, a partire dallo screening degli studenti e dei professori. Dopo Lazio e Sicilia anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha annunciato l’avvio di una campagna di tamponi.
Il Tar della Calabria ha ordinato la riapertura di elementari e medie da lunedì, accogliendo il ricorso contro l’ordinanza del presidente Spirlì. Mentre in Puglia e Sicilia anche i più piccoli restano ancora in Dad. E si fa largo l’idea che la vaccinazione degli insegnanti potrebbe rendere meno pericoloso il ritorno in aula. Ma prima di marzo o aprile non se ne parla.