Lo sciopero che non fa più ridere Renzi
di Pippo Frisone
All’annuncio dello sciopero unitario del 5 maggio, il premier Renzi twittò rapido e sprezzante col sindacato : “ Questo sciopero mi fa ridere…”. La risposta a Renzi l’hanno data quei 500mila che hanno riempito le piazze a Milano, Roma, Palermo, Catania, Bari, Cagliari e Aosta.
Se per la questura a sfilare a Milano in corteo il 5 maggio erano solo in ”35mila”, per la legge del contrappasso, le stime sindacali più caute ne davano almeno 50mila.
Tanti erano gli insegnanti giovani e meno giovani, precari e di ruolo, personale ata e presidi, genitori e studenti che venivano dal Piemonte e dalla Lombardia, dal Veneto e dall’Emilia, in un tripudio colorato di bandiere e striscioni che si perdevano a vista d’occhio.
E poi tanta allegria, tanta voglia di ballare e cantare a squarciagola da Nessun dorma a Bella ciao. Tanti i nasi rossi in piazza che mandavano fragorose risate al premier , tra una pizzica , una tamburiate e itanti slogans ritmati contro la Giannini .
Le adesioni allo sciopero sono state altissime tra il 70% e l’80% ancora più alte che nel 2008 quando la scuola si fermò, anche allora unitariamente, contro la riforma Gelmini.
Scuole chiuse, piazze piene, ora come allora.
Ma la storia non si ripete mai allo stesso modo. Parecchie cose sono cambiate dal 2008 ad oggi dentro e fuori della scuola, dentro e fuori della politica e dei partiti .
Allora il bersaglio era la Gelmini con un Berlusconi ringalluzzito al governo che si prendeva la sua bella rivincita infierendo sulla scuola pubblica, grande bacino elettorale del centrosinistra.
La scuola scese in piazza in difesa del tempo pieno e contro il ritorno al maestro unico, contro il taglio di 135mila posti, contro il riordino del tempo scuola e degli ordinamenti.
Quelle stesse facce, quelle stesse bandiere, quella stessa fetta di popolo di centro-sinistra l’abbiamo rivista in piazza contro Renzi il 5 maggio .
Non si riconoscono in quella Buona Scuola, voluta da Renzi e da quello stesso partito che magari i più hanno votato alle politiche del 2013 e un anno fa alle europee .
Questa è la novità politicamente più rilevante messa a nudo dallo sciopero del 5 maggio.
Una volta avremmo detto, contraddizioni in seno al popolo. Aggiungerei anche preoccupazioni elettorali.
A fine mese ci saranno le elezioni regionali in Liguria,Veneto,Toscana, Campania, Umbria, Marche e Puglia, in oltre mille Comune che chiamano alle urne 17 milioni di elettori. Un vero e proprio banco di prova, dopo lo sciopero del 5 maggio che terrà governo e maggioranza col fiato sospeso.
Questo spiega l’apertura del governo al dialogo e all’ascolto dei sindacati.
Questo spiega anche i tanti emendamenti in commissione cultura, fatti rimbalzare sulle pagine dei giornali che bilancerebbero lo strapotere del preside-sceriffo, con una maggiore collegialità affidata a Collegio docenti e Consigli d’istituto.
E anche qualche emendamento- sanatoria sui precari con 36 mesi di supplenza e l’annacquamento sulla valutazione del merito degli insegnanti.
Specchietti per allodole? Vedre. Per ora restano capisaldi della Buona Scuola, i maggiori poteri affidati al preside, vero e proprio A-D della scuola-azienda che si sceglie dall’albo i docenti adatti al suo progetto , che si sceglie il team organizzativo fino al 10% dell’organico, che valuta il merito dei docenti.
Staremo a vedere cosa cambierà dell’impianto della Buona Scuola, un impianto di centro –destra , orgogliosamente rivendicato dall’on. Alfano
“Ci sono le proteste in piazza della sinistra perchè si stanno facendo cose di destra “
Siamo in piena campagna elettorale e ogni forza politica si intesta emendamenti e medagliette
con un occhio anche agli umori del
del proprio elettorato di riferimento
Gli emendamenti, circa 2mila, vanno e vengono dalla Commissione cultura per poi passare all’Aula per l’approvazione finale.
Intanto Renzi incontra i gruppi parlamentari del PD e sugli emendamenti avverte, facite ammuina.
Chille che stanno a prora vanno a poppa e chille che stanno a poppa vanno a prora……passannu tutti po’ stesso pertuso. Chi non tiene nient’a ffà s’arremeni accà e llà .