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Licei, è rebus per l’alternanza. «Stage a rischio per gli studenti»

Diverse le segnalazioni di scuole in difficoltà. Presentata anche un’interrogazione del Pd al ministro Stefania Giannini, che risponderà mercoledì durante il question time

28/10/2015
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

Migliaia di studenti in cerca di stage, ma musei, biblioteche, istituzioni culturali e studi privati chiudono le porte. Almeno per ora. L’alternanza scuola lavoro, legge da luglio, rischia di arenarsi contro la - complicata - organizzazione pratica delle ore che gli studenti dovranno trascorrere lontani dalle aule. La riforma 107 impone infatti 400 ore di lavoro/tirocinio in azienda agli studenti degli istituti tecnico-professionali e 200 ore a quelli dei licei. Ma, mentre nel caso dei ragazzi e delle ragazze che seguono un percorso professionalizzante il rapporto con le fabbriche e le aziende è immediato, per i licei la questione diventa assai più complessa. Nel primo caso, ci sono già rapporti consolidati con le imprese, che sono interessate a coltivare giovani talenti da assorbire. Nel caso dei liceali, invece, le istituzioni culturali sembrano del tutto impreparate ad accogliere ragazzi, spesso minorenni, a cui affiancare tutor, nonostante la scarsità di risorse professionali, e senza averne nessun ritorno economico. Risultato? Molti musei, biblioteche e istituti hanno detto no alle richieste delle scuole, che si sono trovate costrette ad accantonare per ora la questione. Con il rischio che le prime settanta ore di alternanza, previste dal pacchetto per gli studenti del terzo anno, finisca per tramutarsi in una farsa: «Molte ore le svolgeremo in classe facendo intervenire tutor esterni», esemplifica una professoressa.

Il caso in Parlamento

Che l’emergenza ci sia, lo testimonia un’interrogazione del Pd, che rileva: «Le nostre scuole superiori stanno incontrando varie difficoltà con gli enti pubblici e privati per l’organizzazione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro». Il motivo? «La scarsa conoscenza della normativa e una certa diffidenza nell’aprire certe istituzioni al mondo della scuola stanno ritardando questa parte importante della formazione scolastica: pertanto chiediamo al ministro di intervenire per rimuovere gli ostacoli e per dare certezze al percorso dei ragazzi», chiede il gruppo del Pd alla Camera con una interrogazione al ministro Stefania Giannini che risponderà domani durante il question time. Una richiesta obbligata, per segnalare al governo una criticità, rileva la deputata Simona Flavia Malpezzi: «E’ l’inizio di un nuovo percorso, è obbligatorio fare chiarezza su alcuni aspetti affinché tutto fili liscio». Del resto, il governo conosce bene le difficoltà, al punto che il ministero dei Beni culturali sta già preparando una circolare per invogliare e preparare gli istituti che fanno capo al dicastero guidato da Franceschini ad accogliere gli studenti.

Percorsi rinviati, per ora

Ma perché istituti culturali dovrebbero essere restii a far entrare gli studenti nelle proprie stanze? «Molti ci hanno risposto che non sono preparati per accogliere studenti minorenni, non sanno cosa fargli fare, non sanno nemmeno chi affiancargli, vista la carenza di personale- spiega la professoressa di musica del liceo Tasso di Roma, Cristina Paciello - Forse se fosse stato previsto un gettone di presenza, avrebbero avuto una spinta maggiore a farsene carico, ma così diventa per molti solo una grana: tanto più che non si tratta di pochi studenti ma di migliaia, che cercano una collocazione e un utilizzo proficuo delle proprie ore di alternanza scuola/lavoro». Per ora, il Tasso ha deciso di rinviare la decisione, e di aspettare che il consiglio docenti esamini la cosa: ma anche al Mamiani, dove già l’anno scorso avevano tentato una sperimentazione di alternanza, rilevano le difficoltà. «Per risolvere tutte le problematiche, anche burocratiche, abbiamo impiegato giorni: e l’anno scorso si trattava di impiegare una quarantina di studenti, una piccola parte. Quest’anno sarà ben più complesso assicurare 70 ore agli studenti del terzo anno, 70 a quelli del quarto, e altre 60 a quelli del V». Obietta il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi: «Per decenni non abbiamo fatto alternanza perché abbiamo teorizzato, come Paese, che erano mondi separati. Sappiamo che non basta dire che “è obbligatorio” per sistemare la situazione- ammette Toccafondi- Con le imprese facciamo incontri e seminari in tutta Italia mettendo in contatto scuole e imprese con musei, Comuni, etc. Ancora abbiamo fatto poco». Però secondo Toccafondi «il vero problema, e blocco, è mentale, culturale. Non servono altre leggi o norme».


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