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Libertà/PC: Insegnanti, carriera annullata per quelli a tempo determinato

A meno che non insegni religione.

11/02/2008
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Libertà

Un insegnante che da quindici anni va avanti con contratti a termine (sostituzioni o supplenze) non ha diritti alla carriera. A meno che non insegni religione. Se no, ogni anno, sul piano remunerativo, è punto e a capo. La chimera degli insegnanti precari si chiama "immissione in ruolo", nell'attesa di raggiungerla vivono di sostituzioni e supplenze: di contratti a termine e precariato. Quando va bene da settembre ad agosto.
Ma quanti sono, a Piacenza, i "prof" a termine? Quest'anno scolastico (2007/2008), dalle materne all'Università, un prof su quattro è precario. «Come dato assoluto - spiega la segretaria dell'Flc-Cgil di Piacenza Raffaella Morsia che offre questi dati - sono circa cinque mila in tutta la provincia i lavoratori della conoscenza, tra insegnanti e personale Ata; e di questi mille e duecento hanno un contratto a termine».
La forbice va dal 15 per cento della scuola per l'infanzia, al 35 delle scuole medie. Con un discorso a parte per Università ed Enti di ricerca. Soggetti al blocco delle assunzioni si avvalgono di borse di studio, assegni di ricerca e collaborazioni a progetto di alto profilo per andare avanti nella penuria di finanziamenti.
Ma prima andava addirittura peggio. «Con le immissioni in ruolo di quest'anno fatte dal ministro Fioroni - spiega Morsia - nelle intenzioni del Governo si doveva risolvere il problema dei precari, invece si è coperto solo il turn-over: la percentuale dei prceari nella scuola, anche dopo questa operazione, resta troppo alta». All'apertura di quest'anno scolastico, tra mille polemiche, sono stati 20mila i neo-assunti a tempo indeterminato nella scuola. «Non siamo di fronte ad un'azienda qualsiasi legata al profitto - commenta Morsia riferendosi all'istituzione scolastica - stiamo parlando di un bene comune da salvaguardare come la conoscenza, che non può seguire le logiche del profitto e del risparmio sulle risorse umane».
Va da sé che gli insegnanti precari hanno alle spalle almeno 20 anni di studi, alle porte continui corsi di formazione obbligatori e nel futuro anche anni di contratti a termine prima dell'immissione in ruolo.
Ma un insegnante, dopo dieci anni di insegnamento "a termine", sarà più remunerato?
«No, si parte sempre da zero: gli scatti d'anzianità non sono previsti tranne che per gli insegnanti di religione - risponde Morsia - ma ora una sentenza della Corte di giustizia Europea ha sancito la parità di trattamento tra lavoratori stabili e precari, e nell'ultima piattaforma sindacale parliamo di ricostruzione delle carriere». Di tutto questo pagano le conseguenze gli studenti e l'istruzione in generale. «Per esempio - prosegue Morsia - il cosiddetto Pof, viene spesso stilato da insegnanti che l'anno dopo non saranno più in quella scuola. Una prassi inaccettabile in un'istituzione che deve lavorare sui tempi lunghi come la scuola. Infatti la funzione della scuola in termini di mobilità sociale è venuta meno».
ma.mo.


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