Depauperamento dell'attività didattica negli istituti di primo e secondo grado, precariato, personale di sostegno per i portatori di handicap insufficiente, smantellamento dei piani di studio.
Sono i problemi cruciali della scuola italiana, affrontati ieri pomeriggio nel dibattito alla cooperativa Lupi, dal titolo "Con Mariastella alle stalle - la scuola italiana ai tempi della Gelmini", nell'ambito delle "Riflessioni di settembre" organizzate dal gruppo di Sinistra, ecologia e libertà.
Emerge un quadro preoccupante dagli interventi dei due relatori, Emilio Sartori, dirigente scolastico di Lodi ora in pensione e Raffaella Morsia, segretaria regionale Cgil-Flc. Sartori esordisce con un'introduzione dal tono sarcastico, per poi illustrare uno scenario preoccupante: «Penso che la Gelmini debba avere il dente avvelenato contro la scuola pubblica, forse perché è stata bocciata tre volte. Molto grave il fatto che l'obbligo fino a 16 anni di età non ci sia più, in questo modo il figlio di un operaio non potrà mai avere le stesse opportunità del figlio dell'avvocato. Dovrebbe invece difenderla, invece mancheranno migliaia di docenti in Emilia Romagna. E non ci sono risorse nemmeno per il personale Ata e i vari servizi come i pulmini scolastici. Per non parlare delle leggi non rispettate con classi troppo numerose e scarsa sicurezza».
La Morsia ribadisce i concetti espressi, tentando di dare delle alternative concrete. «Ormai è sotto gli occhi di tutti - afferma - che la scuola è stata oggetto di tagli non lineari e di uno smantellamento indiscriminato. La cosa indecente è che stanno distruggendo il futuro di persone che non hanno più il diritto fondamentale allo studio, ovvero i ragazzi. La nostra risposta per controbattere questa tendenza è investire. Ci vogliono fondi per garantire il lavoro ai maestri e per assicurare un servizio totale di qualità agli studenti».
Gabriele Faravelli
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