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Libertà-In Italia lascia il 27% degli studenti. Moratti: una ricetta con l'Europa

In Italia lascia il 27% degli studenti. Moratti: una ricetta con l'Europa SAN PATRIGNANO La dispersione s...

04/10/2003
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Libertà

In Italia lascia il 27% degli studenti. Moratti: una ricetta con l'Europa


SAN PATRIGNANO La dispersione scolastica non è un male che affligge soltanto l'Italia. Se nella penisola il 27% dei ragazzi non conclude il ciclo delle scuole superiori, anche altri Paesi europei devono darsi da fare per limitare gli abbandoni degli studi. Certo, le performance di Gran Bretagna e Francia sono migliori di quelle del Belpaese, con scarti che vanno dai 6 ai 10 punti, ma comunque ancora lontane dall'obiettivo fissato dal Patto di Lisbona: arrivare entro il 2010 a una dispersione scolastica non superiore al 10%. I guai, almeno in Italia, cominciano alle scuole superiori - durante la scuola dell'obbligo il tasso di scolarizzazione sfiora il 100% - e le situazioni di maggiore criticità si registrano negli istituti tecnici, professionali e artistici e in alcune aree del territorio come il Meridione (Calabria in testa) e alcune periferie di grandi città. Il ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, aprendo i lavori della Conferenza interministeriale su dispersione scolastica e disagio giovanile ospitata, ieri e oggi, nella comunità di San Patrignano, ha assicurato che tutte le energie e le risorse necessarie saranno messe in campo per combattere il fenomeno degli abbandoni precoci degli studi: intanto - ha spiegato il ministro - mettendo a fattore comune le migliori esperienze sperimentate nei diversi Paesi. Le hanno raccontate ieri i rappresentanti dei 24 governi europei arrivati qui, sulle colline emiliane, proprio per individuare una strategia comune di interventi. L'Europa non può accettare - ha affermato Moratti che presiede la riunione informale di San Patrignano - che ampie fasce della popolazione abbandonino l'apprendimento precocemente e non dispongano delle competenze di base e delle qualifiche essenziali per una piena partecipazione nella società. Gli spazi per muoversi, a parere del ministro, ci sono: valorizzando gli apprendimenti - non formali - sfruttando la valenza positiva del volontariato, sostenendo una formazione ad hoc degli insegnanti, rafforzando il rapporto tra scuola e famiglia. Un'impostazione per niente condivisa dal sindacato che ieri, assieme ai rappresentanti di centri sociali, Cobas, disobbedienti e ad alcuni parlamentari, ha dato vita a Rimini, al Teatro degli Atti, a un dibattito sul futuro della scuola pubblica in Italia prima di unirsi alla manifestazione di protesta organizzata dai Social Forum di Rimini e Bologna. Un problema come quello della dispersione scolastica e del disagio giovanile non può essere appaltato al volontariato - sostiene il segretario generale della Cgil scuola, Enrico Panini, che contesta anche la scelta di San Patrignano come sede del vertice informale. Perchè - chiede il sindacalista - non portare i ministri europei in una delle tante scuole pubbliche italiane che qualificati insegnanti contribuiscono a far funzionare ogni giorno a dispetto di risorse insufficienti e strutture a volte inadeguate? Polemiche sulla location a parte, il sindacato - ma anche quelli che hanno manifestato ieri nella cittadina romagnola - temono per le sorti della scuola pubblica e non sembrano affatto rassicurati dalle affermazioni di Moratti quando dice di voler puntare a una scuola che offra, attraverso percorsi più diversificati, maggiori opportunità di successo ai giovani. Tiziana Caroselli



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