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Libertà-Giù le mani dalla nostra scuola

contro la Moratti "Giù le mani dalla nostra scuola" Per tante famiglie la riforma è "un passo indietro" ...

01/02/2004
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Libertà

contro la Moratti
"Giù le mani dalla nostra scuola"
Per tante famiglie la riforma è "un passo indietro"


"La scuola com'è non si tocca". Genitori ed operatori della scuola piacentina ieri in piazza per raccogliere firme ed esprimere il proprio no alla riforma Moratti. Centinaia, secondo le prime stime fornite dagli organizzatori, le adesioni al dissenso nei confronti di diverse novità annunciate dalla riforma che sono pervenute durante la mattinata di ieri, ai tavoli delle 5 postazioni del Comitato Genitori - Lavoratori della Scuola di Piacenza (via XX Settembre, Largo Battisti, Esselunga,Centro commerciale Farnesiana e Centro commerciale Farnese). Tutte le firme (iniziativa di cui si prevede una continuazione, con banchetti davanti alle scuole) verranno inviate al ministro Moratti. Per domani sera, intanto, il Comitato ha in programma nei saloni parrocchiali del Corpus Domini una chiamata a raccolta di tutte le forze coinvolteper mettere a punto il programma di sabato, 7 febbraio, giornata di sensibilizzazione, informazione e approfondimento della legge Moratti, che si svolgerà all'interno di due scuole cittadine (i locali di cui gli organizzatori hanno chiesto la disponibilità sono quelli dellamaterna Rodari per il mattino, e della Caduti sul Lavoro per il pomeriggio). Laboratori, allestimento di striscioni, corsi di yoga per bambinie per adulti, tra le iniziative in cantiere, che si concluderanno con una tavola rotonda.
"La scuola com'è non si tocca". Genitori ed operatori della scuola piacentina ieri in piazza per raccogliere firme ed esprimere il proprio no alla riforma Moratti. Centinaia, secondo le prime stime fornite dagli organizzatori, le adesioni al dissenso nei confronti di diverse novità annunciate dalla riforma che sono pervenute durante la mattinata di ieri, ai tavoli delle 5 postazioni del Comitato Genitori - Lavoratori della Scuola di Piacenza (via XX Settembre, Largo Battisti, Esselunga,Centro commerciale Farnesiana e Centro commerciale Farnese). Tutte le firme (iniziativa di cui si prevede una continuazione, con banchetti davanti alle scuole) verranno inviate al ministro Moratti. Per domani sera, intanto, il Comitato ha in programma nei saloni parrocchiali del Corpus Domini una chiamata a raccolta di tutte le forze coinvolteper mettere a punto il programma di sabato, 7 febbraio, giornata di sensibilizzazione, informazione e approfondimento della legge Moratti, che si svolgerà all'interno di due scuole cittadine (i locali di cui gli organizzatori hanno chiesto la disponibilità sono quelli dellamaterna Rodari per il mattino, e della Caduti sul Lavoro per il pomeriggio). Laboratori, allestimento di striscioni, corsi di yoga per bambinie per adulti, tra le iniziative in cantiere, che si concluderanno con una tavola rotonda.
Ma, quali sono le ragioni della protesta che hanno condotto in piazza? Tempo scuola, insegnante tutor, personalizzazione, anticipi, scuola dell'infanzia: questo e altro ancora rientra nel mirino delle novità annunciate dalla nuova riforma dell'universo scolastico, le stesse che hanno tuttavia prodotto un'alzata di scudi piuttosto estesa tra molte famiglie e docenti, anche a Piacenza. "Sono scesa in piazza - afferma Daniela Ferretti, due figli alla Caduti sul Lavoro - per dire no al peggioramento della scuola. Noi oggi partiamo da un sistema scolastico che tutto sommato ci piace, anche se c'è spazio per ulteriori miglioramenti. Cosa non va della nuova riforma? Prima di tutto, la diminuzione dell'orario scolastico obbligatorio, da 30 a 27 ore. Io non credo che la qualità dell'insegnamento e dell'apprendimento possa migliorare tagliando le ore obbligatorie. Quanto alle facoltative - sostiene - rischieranno di essere frequentate solo da una parte di scolari e dipenderanno dalle risorse degli istituti. No anche all'insegnante tutor: da madre, mi sento più tranquilla che il bambino sia valutato da due insegnanti con pari dignità". "Il ministro Moratti - interviene Antonella Pansini, insegnante elementare - dice che garantirà il tempo pieno. Ma in realtà si tratta di un tempo orario, dalle 8 e 30 alle 16 e 30. Oggi il tempo pieno è un sistema educativo, con attività curricolari e attività più libere, ma la scuola c'è al mattino e c'è al pomeriggio, con due insegnanti di pari titolarità, e non un sistema in cui al mattino si fa scuola e al pomeriggio attività integrative. E c'è una mensa che pure è un tempo scuola, un momento educativo al pari degli altri mentre - dice l'insegnante - per ciò che ci aspetta ci sono da parte della gente molte domande che non hanno avuto risposta". Se per Roberto Lovattini, insegnante e tra i promotori del Comitato, "l'invito ad aderire alle ragioni della protesta è un invito a porre in campo un impegno diretto, da parte di tutti, pensionati e lavoratori compresi, perché una scuola buona è per una buona società", per Luciana Longinotti, mamma piacentina, con un figlio piccolo in procinto di entrare alle scuole medie, "la scuola che attende, dopo la riforma, sarà peggiore di quella di oggi, con un bilinguismo, nelle medie, di qualità inferiore al passato ed uno stravolgimento generale per il resto". C'è chi è contro l'anticipo, come Vesna Mitrasinovic, mamma di una bimba di 6 anni ("a scuola a 5 anni e mezzo è prematuro per il bambino, e poi, un insegnante solo per classi già oggi numerose, mi chiedo, come si farà?"), chi, come Enrica Barbieri, insegnante elementare, si dice convinta che, "tolti tempi alla scuola e restituiti come tempi liberi, all'interno di essi non si riuscirà più a condurre una vera azione didattica" e chi, come Enrico Serrani, in qualità di collaboratore scolastico (bidello), lamenta il mancato ossigeno per nuovi inserimenti fissi in organico ("a discapito della cooperazione"). Tira le somme Maria Antonietta Luzzi, un figlio alle medie, uno alle Elementari: "Il decreto della Moratti non mi va giù. Abbiamo lottato per l'autonomia e per il miglioramento della scuola. E ciò che sta accadendo è un passo indietro". Simona Segalini



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