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«Libertà agli atenei di scegliere i docenti»

Il neo capo dei rettori: sì alle quote rosa

08/04/2011
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Corriere della sera

ROMA — «In futuro dovremo consentire alle università di chiamare i professori che vogliono» . Senza graduatorie, come negli Stati Uniti? «Così gli atenei farebbero a gara a prendere i docenti migliori, alzando la qualità generale» . Marco Mancini, rettore di Viterbo, è stato appena eletto presidente della Crui, la Conferenza dei rettori, con 62 voti contro i 7 dello sfidante. Ed ha già le idee chiare sulle prime mosse. Presidente, quella che lei propone è una rivoluzione. «Sì, ma si può fare. Naturalmente a patto che i professori vengano giudicati sia per la ricerca che per l’insegnamento dall’Anvur, l’agenzia di valutazione nazionale. Così le università che hanno scelto male potrebbero essere sanzionate, ricevendo meno soldi dallo Stato. Sia chiaro, è un percorso che richiede tempo» . Cosa farà subito, invece, la nuova Crui? «Proporrò una mozione sulle quote rosa. Sarà l’assemblea dei rettori a decidere come intervenire, ma sono certo che troveremo un accordo» . Molti rettori pensano che il vero problema siano i soldi: per il 2012 il taglio è del 15%rispetto al 2008. Cosa farà? «Quel taglio è insostenibile per buona parte degli atenei. Come risposta noi dobbiamo aiutare le università diventando un vero e proprio centro di servizi, promuovere la loro immagine visto che del mondo accademico spesso si parla solo male. E poi avanzare una richiesta, forte e chiara, di nuove risorse» . Fino a ieri nella Crui lei era il numero due, segretario generale. Avete fatto abbastanza per evitare i tagli? «Abbiamo fatto tutto il possibile, recuperando una parte delle risorse. Un risultato non sufficiente, ma nemmeno da buttare vista la situazione economica» . Il suo sfidante, il rettore Attilio Mastino, è stato più battagliero. Dice che i rettori dovevano scendere in piazza insieme agli studenti e ai ricercatori. «La Crui non è un sindacato ma un’istituzione. Deve esprimere le sue proposte e anche toccare argomenti delicati, ma senza diventare strumento politico di nessuno» . Cinque anni fa lei stava per diventare ministro dell’Università. Oliviero Diliberto indicò il suo nome, come tecnico, insieme a quello di Asor Rosa. Avrebbe fatto la stessa riforma della Gelmini? «Per fortuna non se ne fece nulla, un ministro ha molti più problemi di un rettore» . E perché non se ne fece nulla? «Equilibri fra i partiti, un problema gigantesco per quel governo» . Era comunista, quindi? Ride. «Sono sempre stato amico di Diliberto, anche se da allora abbiamo avuto poche occasioni per vederci» . Cosa pensa del ministro Gelmini? «Una persona dotata di grande determinazione, sono certo che ci sarà una buona collaborazione, e i primi segnali mi sembrano ottimi» . La stima di Diliberto, la stima della Gelmini: difficile trovare due persone politicamente più lontane. «Forse vuol dire che qualche merito ce l’ho» . Lorenzo Salvia ©


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