Domenico Jervolino
Quali sono i punti essenziali della nostra politica per l'università ?
Partiamo dall'idea della conoscenza come bene comune, non mercificabile, fondamento di una cittadinanza democratica universalisticamente intesa. Nella società del capitalismo cognitivo e della globalizzazione capitalistica la domanda sociale di sapere e di formazione ripropone in forme anche inedite la contraddizione fra il carattere sociale della produzione e il carattere privato della appropriazione (e contiene quindi, almeno implicitamente, una domanda di socialismo). Studenti, ricercatori, lavoratori della conoscenza sono soggetti portatori in positivo di questa contraddizione, che è la chiave per comprendere tanti nuovi movimenti: vanno appoggiate perciò le politiche che esaltano questa domanda e sono da considerarsi negative quelle che in un modo o nell'altra la mortificano e la subordinano alle esigenze della mercificazione e dell'accumulazione privata (o all'uso privatistico delle istituzioni pubbliche). La lotta alla precarietà del lavoro intellettuale e alla parcellizzazione del sapere sono due facce di questa scelta strategica.
L'università, pubblica e di massa, rappresenta il livello superiore del sistema formativo, con le caratteristiche di unire l'alta formazione con la ricerca scientifica. Essa deve garantire l'espansione qualitativa e quantitativa della domanda sociale di sapere e di formazione e raccogliere la sfida dell'educazione permanente e dell'apprendimento lungo tutto il corso della vita.
Il suo autogoverno democratico deve consentire la partecipazione di tutte le sue componenti - docenti, studenti, operatori culturali e amministrativi - e deve integrarsi col territorio. Va respinta perciò una concezione puramente economicistica e competitiva dell'autonomia. L'università deve garantire un'offerta di alto livello tendenzialmente omogenea in tutto il territorio nazionale.
Appare coerente con l'idea di università così delineata la proposta di un ruolo unico dei docenti, articolato in tre fasce, con una selezione di tipo nazionale alla sua origine, con la separazione del reclutamento e dell'avanzamento e con la garanzia per tutti di potersi sottoporre a verifiche periodiche e di poter avanzare sulla base della propria attività didattica e scientifica, attraverso meccanismi il più possibile trasparenti e sottratti alla cooptazione e alle fedeltà personali. La tematica della valutazione va affrontata con molto equilibrio: senza mitizzarne l'efficacia; assicurandone la terzietà, l'efficacia, e il funzionamento di strumenti di garanzia e di correzione degli errori; collegandola a iniziative di riqualificazione della didattica e di formazione dei formatori; separando la valutazione delle strutture da quella delle persone, quella nazionale da quella d'ateneo; evitando di concentrare nelle stesse persone la valutazione, l'assegnazione o gestione di fondi e il potere disciplinare.
Coerentemente con questi principi il Prc ha elaborato e continuerà ad elaborare, in costante contatto coi suoi gruppi parlamentari, un insieme di proposte legislative coraggiose e innovative, che offrono materia per una mobilitazione democratica nell'università, al di là delle invocazioni conservatrici sulla meritocrazia e sul rigore degli studi. Ci battiamo per il riconoscimento della docenza di terza fascia che gli attuali ricercatori attendono da decenni, ma sopratutto per la creazione di decine di migliaia di posti per i nuovi ricercatori. Già le proposte del ministro Mussi vanno in questa direzione, contro la politica dei tagli e della lesina praticata dal Tesoro, ma noi chiediamo un impegno ancora più forte, sostenendo la lotta delle categorie interessate con le quali non certo casualmente si stanno stabilendo proficui rapporti di collaborazione, e siamo convinti, anche per le chiare prese di posizione del nostro segretario nazionale di poter avere il deciso sostegno di tutto il partito.
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