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Liberazione: Università e ricerca: è sciopero. Confederali contro tagli e precarietà

Oggi corteo nazionale a Roma. In piazza anche gli studenti

17/11/2006
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Liberazione

Manuele Bonaccorsi

Oggi il primo sciopero dei sindacati confederali contro il «governo amico» di centrosinistra: docenti, ricercatori, lavoratori amministrativi delle università e dei centri di ricerca si asterranno dal lavoro per protestare contro i tagli della finanziaria, che una voce autorevole come il responsabile università dei Ds Walter Tocci alcuni giorni fa quantificava in 232 milioni, 426 milioni calcolando anche il mancato recupero dell’inflazione del 2%. La giornata di lotta dei sindacati confederali culminerà nella manifestazione unitaria nazionale di Roma, un corteo che partirà alle ore 9.30 da Piazza Bocca della Verità e che si concluderà a Piazza Navona, con un comizio nel quale è previsto l’intervento di Guglielmo Epifani. A nulla sono valsi, dunque, i tentativi di porre rimedio in extremis allo sciopero. Mercoledì un incontro tra il ministro Mussi e i sindacati si è limitato a semplici dichiarazioni di intenti, con la conferma delle ragioni della protesta. Insomma i confederali non si accontentano dei 110 milioni promessi dal governo (di cui 50 con una copertura ancora incerta) e si aspettano un’«inversione di tendenza» nella legge finanziaria che per ora galleggia alla camera, in attesa del maxiemendamento del governo e della fiducia. «Il tema degli investimenti in ricerca e formazione doveva essere il punto fondamentale della Finanziaria e, invece, così non è. Per questo domani faremo lo sciopero generale», ha affermato ieri Guglielmo Epifani.

Il clima che si respira nell’esecutivo, nelle ultime concitate battute precedenti alla stesura definitiva della finanziaria, è possibile dedurlo dalle altalenanti dicharazioni del sottosegretario all’università Angelo Modica, che alle 16 di ieri ventilava l’ipotesi di 200 milioni aggiuntivi. Mentre alle 18, più modestamente, elemosinava così: «Basterebbe anche un piccolo segnale, anche 50 milioni di euro». Mentre il Luigi Nicolais, ministro della Funzione Pubblica, si lasciava andare a promesse molto lontane nel tempo: «E’ stato fatto il massimo possibile per università e ricerca, dalla prossma finanziaria bisognerà lavorare all’obiettivo di portare i fondi dall’attuale 1,1% fino al 2,5%». Intanto le università attendono ancora prima di licenziare le versioni definitive dei loro bilanci, devastati in particolare dal taglio del 20% delle spese intermedie previsto dal Decreto Bersani approvato questa estate. Per il primo ateneo romano, coi suoi 140 studenti, sarà necessario reperire oltre 10 milioni di euro. Sarà difficile chiudere in pareggio anche a Roma 3: «Chiediamo solo di essere messi in condizione di far funzionare le università» è il grido di dolore del rettore Guido Fabiani, politicamente molto vicino al centro sinistra. «Per affitti e spese condominiali il nostro ateneo spende 3,5 milioni di euro. Come posso tagliare queste spese del 20%? Con questo livello di finanziamenti chiuderemo senza dubbio il bilancio in rosso».

Al centro della protesta anche il problema dei 15 mila precari che affollano centri di ricerca e degli oltre 60 che lavorano nelle facoltà. Nella finanziaria, infatti, viene confermato il blocco delle assunzioni fino al 2010, mentre il piano straordinario di assunzione dei ricercatori è in realtà molto misero: sarà appena sufficiente per l’assunzione di 2000 precari in un triennio, contro i 7000 posti banditi per concorso nel triennio precedente.

Oggi in piazza, in oltre 100 città italiane, ci saranno anche gli studenti medi e universitari. A Roma il corteo partirà da Piazza Esedra alle 9, 00 con la partecipazione dell’Uds, dell’Udu e dei Collettivi Universitari Romani. «Saremo al corteo indetto dal Forum Sociale Europeo di Atene per protestare contro una finanziaria che aumenta i finanziamenti militari e taglia la spesa sociale, non solo per l’università e la ricerca, ma anche per gli enti locali e il diritto allo studio», afferma Daniele del Collettivo di Lettere de La Sapienza


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