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Liberazione-Università, bloccata la didattica

Università, bloccata la didattica Cresce in tutta Italia la protesta di ricercatori, docenti e studenti contro il ddl Moratti: lezioni alternative ed assemblee comuni in piazza Lezioni a...

13/10/2004
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Liberazione

Università, bloccata la didattica
Cresce in tutta Italia la protesta di ricercatori, docenti e studenti contro il ddl Moratti: lezioni alternative ed assemblee comuni in piazza
Lezioni all'aperto, corsi "alternativi", assemblee partecipate e, soprattutto, blocco della didattica: continua, e sviluppa le sue modalità, la protesta negli atenei italiani contro il Ddl Moratti. Come un passaparola, la mobilitazione unisce nord e sud d'Italia, da Potenza, primo ateneo a scendere in piazza, a Trieste, dove ieri il senato accademico ha sancito il blocco della didattica, coinvolgendo ormai più di 30 atenei. E anche a Roma la settimana è partita nel segno della continuità con le proteste dei giorni scorsi: didattica sospesa in 7 facoltà della Sapienza, tra cui lettere, psicologia, fisica e ingegneria, così come in tre quarti delle facoltà di Tor Vergata. Questa mattina i docenti terranno lezioni in piazza, davanti Montecitorio, per poi spostarsi insieme agli studenti nell'aula Amaldi della facoltà di fisica, dove a mezzogiorno si terrà l'incontro-dibattito "La qualità dell'Università pubblica per il futuro del Paese", promosso da docenti, personali e docenti per chiedere al Parlamento di "bloccare l'iter della legge Moratti e di tener conto delle posizioni delle università", come ha spiegato Gianni Orlandi, pro rettore della Sapienza, fra i promotori dell'assemblea. All'appuntamento sono invitati i capigruppo parlamentari, le forze politiche, le associazioni sindacali, quelle della docenza e quelle specifiche dei ricercatori. Fra le adesioni annunciate, oltre quelle di Alberto Asor Rosa e Luciano Maiani, Titti De Simone del Prc, i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, e Marco Merafina, coordinatore nazionale dei ricercatori. Domani è in programma invece un incontro fra il coordinamento nazionale dei ricercatori e Maria Grazia Siliquini, sottosegretario del Miur.
In Basilicata, regione di Melfi e Scanzano dove le lotte per i diritti sono ormai diventate degli esempi, si continua con la linea dura adottata per primi in Italia. A Potenza il senato accademico non ha permesso nemmeno l'inizio dell'anno accademico e a Matera le lezioni sono bloccate da più di una settimana. Studenti, ricercatori e docenti hanno avviato ieri i corsi di didattica antagonista, aperti a tutti e con un tema comune che li lega: la conoscenza, bene comune. Queste lezioni-dibattito hanno lo scopo di allargare la presa di coscienza dell'importanza della lotta per un'università che sia veramente luogo di conoscenza e di apprendimento. Non a caso, proprio a Potenza si terrà domani un'assemblea straordinaria, indetta dal Forum regionale dei giovani e dalle associazioni universitarie riunite sotto la sigla University. net, che vedrà riuniti i ricercatori di tutti gli atenei del Meridione per discutere sul "progetto di destrutturazione del sistema pubblico, della ricerca e della formazione universitaria" e per organizzare le manifestazione e le forme di protesta future.

Se da un lato quindi Potenza si è meritata il ruolo di coordinamento per i ricercatori del sud d'Italia, anche oltre Po le acque sono agitate. All'università di Trieste, dove un terzo dei circa mille docenti in ruolo sono ricercatori, è partito il blocco delle lezioni in molte facoltà, con un'ipoteca pure sul blocco degli esami. La decisione di sospendere le lezioni è stata presa per prima dalla facoltà di Lettere, seguita subito dopo da Scienze, Medicina e Chirurgia: "Aderendo alla protesta dei ricercatori, il consiglio ha preso all'unanimità una decisione molto pesante e vedremo se sarà il caso di sospendere anche gli esami di laurea - ha spiegato Paolo Camarosano, preside di Lettere dell'ateneo triestino - E' una decisione pesante perché diamo un giudizio pesante su questo disegno di legge".

Sempre ieri, il segretario di Rifondazione comunista, Fausto Bertinotti ha incontrato il coordinamento unitario delle organizzazioni della docenza universitaria, composto da Adu, Andu, Apu, Cnu, Snals, Cgil, Cisl e Uil, che ha illustrato i contenuti della "mobilitazione senza precedenti che è in atto in tutte le università italiane"; Bertinotti, ribadendo il "pieno e convinto sostegno del partito" ha indicato nell'impegno contro la legge finanziaria, "non solo a livello parlamentare, ma con il coinvolgimento dei movimenti di docenti, studenti e gli altri operatori del settore", un momento fondamentale per questa battaglia. Una battaglia che, come detto, vede uniti studenti, ricercatori e docenti: in ballo non c'è "soltanto" lo stato giuridico di chi insegna o dovrebbe insegnare, né "soltanto" l'ulteriore precarizzazione dei giovani e il colpo mortale ad ogni possibilità di innovazione e ricerca in Italia; è in pericolo, ormai da anni, il valore stesso che si attribuisce al sapere e alla formazione di qualità.

Andrea Milluzzi


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