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Liberazione: Una scuola araba laica e autofinanziata: laboratorio di intercultura

Giovanna Capelli

15/10/2006
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Liberazione

L’incontro che una delegazione di Rifondazione Comunista e di Giovani Comunisti ha avuto venerdì scorso con la responsabile didattica della scuola araba di via Ventura Lidia Acerboni non è stato formale, anche perché è iniziato dalla concretezza della visita alla struttura scolastica che per trenta anni è stata utilizzata con regolare autorizzazione della Regione per corsi Enaip di formazione professionale e che ora è sede della scuola.
In una via della Milano popolare del quartiere di Lambrate dietro un portone dimesso, attraverso un cortile si accede ai locali della scuola, completamente rinnovata, ristrutturata, arredata e dipinta con una cura che desidereremmo fosse data a tutte le scuole pubbliche statali, che, come è noto, per Rifondazione comunista rimangono il luogo privilegiato della formazione, dell’istruzione e anche dell’intercultura. Ma questa scuola e questo progetto ci parlano della complessità dei percorsi e delle pratiche della integrazione, della necessità di ridiscutere modelli e paradigmi, di ascoltare ciò che nasce dalla società e dai soggetti che la animano, soprattutto quando usa il linguaggio della Costituzione, della laicità, della difesa dei diritti. E’ su questo terreno che l’incontro del PRC con la Prof. Acreboni ha superato le caratteristiche della solidarietà formale.

La scuola è vuota, mancano i bambini e le bambine e i loro disegni alle pareti.

Le lezioni erano iniziate, in ritardo rispetto al calendario scolastico anche per sollecitare risposte complete e definitive da chi forse pensava di impedire con la scusa dei tempi burocratici l’avvio di questa esperienza. Nella prima settimana di apertura la situazione precipita: un sopraluogo urgente dei vigili del fuoco certifica alcune irregolarità rispetto le norma antincendio (che si possono sanare con lavori di uno o due giorni). La Direzione della scuola non cade nella trappola evidente e sospende le lezioni per eseguire i lavori e ripresentare la certificazione. Intanto (il 12 ottobre) giunge l’ordinanza del prefetto di Milano che ordina la chiusura provvisoria della scuola straniera, con rilievi pesantissimi. E ieri il 13 ottobre, con un articolo su Corriere della Sera il dott. Dutto, Direttore scolastico regionale scrive un articolo durissimo contro la scuola e la inaffidabilità della sua dirigenza; una condanna senza diritto di replica su di un giornale che fa opinione, una vera e propria pugnalata alle spalle da parte di una istituzione che ha sempre apparentemente mostrato interesse per il progetto.

Tutto ciò è un capovolgimento delle funzioni degli organi dello Stato.

L’interesse prevalente da perseguire, cioè quello che dovrebbe garantire agli iscritti il diritto di frequentare la loro scuola è stato sistematicamente stravolto e calpestato e subordinato a questioni secondarie, se non a cavilli burocratici e a colpevoli pratiche di scarico delle responsabilità fra enti pubblici coinvolti, dando fiato al razzismo della Lega e al suo potere di ricatto nei confronti del sindaco Moratti, che comunque, dopo aver ridotto allo stremo la scuola pubblica con la sua contro riforma e dato spazi alla scuola privata confessionale coerentemente infierisce non decidendo contro una scuola non paritaria araba autofinanziata.

Qui infatti comincia la narrazione del perché di questa assenza, di questa latitanza delle istituzioni, di questa volontà persecutoria nei confronti di una esperienza formativa che non solo si muove nell’ambito dei diritti costituzionali (art,33), ma che sceglie di essere scuola laica straniera non paritaria (senza finanziamento pubblico), che segue gli ordinamenti scolastici dell’Egitto. La comunità egiziana a Milano è una delle più antiche e radicate, legata alla ristorazione, alle panetterie, e in parte anche alle piccole imprese edili. Ci sono molti matrimoni misti e un intenso rapporto con i luoghi di provenienza e il comune sogno di un ritorno in patria per sé e /o per i propri figli. Noi che siamo popolo di immigrati e di emigranti dovremmo conoscere la forza contraddittoria di questo mito del ritorno.

La necessità che ha spinto a fondare l’Associazione Insieme e a dare il via a questo progetto è stata quella di garantire il ciclo di studi di base (elementare e media) in modo di permettere agli alunni” sia di integrarsi nella società italiana che di mantenere, se di origine egiziana, le tradizioni e la cultura del proprio paese. Il progetto di codesta scuola, sulla base di un confronto e di una integrazione dei programmi scolastici vigenti in Italia e in Egitto, intende consentire agli allievi e agli studenti la possibilità di sostenere gli esami di avanzamento nella carriera scolastica sia presso la scuola pubblica italiana, sia presso il Consolato egiziano ai fini del riconoscimento degli studi nel sistema scolastico egiziano. ” Alla fine della terza media gli alunni andranno nella scuola pubblica. Naturalmente insieme al nucleo di genitori promotori ci sono gli iscritti (quasi 200). Molti non sono egiziani, ma di lingua araba e desiderano per i figli una scuola bilingue (come la Scuola francese, tedesca o inglese), per altri questo progetto di scuola è un ponte che fa uscire i figli e le figlie dalla educazione famigliare (tuttora legittima), dalla invisibilità sociale, dalla chiusura culturale.

La Vicepresidente Prof. Lidia Acerboni ha scritto «la scuola intende essere un laboratorio di intercultura, aperta al territorio, con intensi scambi con le scuole di quartiere. Siamo infatti convinti che, per una vera integrazione non ci possa fermare alla multicultura, quasi esistesse una cultura nostra e una dell’altro, che possono convivere senza avere relazioni, ciascuna per conto suo, ciascuna indipendente, ciascuna libera fino al punto di non impedire la libertà dell’altra».

La Lega e Forza Italia lavorano perché il progetto fallisca, blaterando di scuola islamica e /o di irregolarità tecniche e procedurali. Rifondazione si batterà perché la Scuola araba si apra al più presto. Ogni giorno perso dai bambini e dalle bambine è una ferita alla democrazia e una negazione del loro diritto allo studio.


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