Liberazione-Telegramma da Firenze: "Insieme in piazza per fermare Moratti"
Il Forum nazionale dell'educazione si conclude, dopo due giorni di dibattito, con un appello ai sindacati in vista dello sciopero del 15 novembre Telegramma da Firenze: "Insieme in piazza per f...
Il Forum nazionale dell'educazione si conclude, dopo due giorni di dibattito,
con un appello ai sindacati in vista dello sciopero del 15 novembre
Telegramma da Firenze: "Insieme in piazza per fermare Moratti"
Firenzenostro inviatoCinque righe di telegramma ai sindacati sono l'unico documento prodotto dal forum nazionale dell'educazione e dell'istruzione che s'è svolto tra sabato e domenica a Firenze: "Interpretando un'esigenza diffusa", recita il dispaccio, si chiede alle sigle che hanno proclamato lo sciopero della scuola del 15 novembre che la "manifestazione nazionale a Roma sia unitaria. Così come richiesto anche dai coordinamenti di genitori, studenti, docenti e cittadini".
Per la prima volta, infatti, uno sciopero sarà unitario - le reti di movimento lo reclamavano da tempo - ed era inevitabile che lo sguardo di molti fosse rivolto a quel giorno perché la forza d'urto non sia diluita in due cortei difficili da far digerire a quello che ormai tutti chiamano il "popolo della scuola pubblica".
Ma la due giorni fiorentina è stata molto più di un appello telegrafico. Dietro la stringatezza delle conclusioni si cela un dibattito ricchissimo e denso di implicazioni perché le questioni dell'istruzione pubblica rimandano a tutti i livelli del conflitto in atto: saperi, salario, privatizzazioni, cittadinanza, questione giovanile, difesa della Costituzione e del contratto nazionale, democrazia sindacale, globalizzazione. "C'è un rapporto tra ciò di cui discutete e il decreto attuativo sui lavori a chiamata", ha fatto presente alla platea Gianni Rinaldini, leader dei metalmeccanici della Fiom, richiamando il valore dell'esperienza delle lotte per il tempo pieno e le 150 ore che videro la saldatura del movimento operaio con quello di scuola e università negli anni '70. La sua presenza a Firenze è significativa della consapevolezza del forum di non farsi bastare la difesa dell'esistente ma di innestare un nuovo processo "costituente". Rinaldini spiegherà che il progetto autoritario per subordinare tutto alla "libertà di profitto" sia in atto in tutta Europa e in tutti i comparti. Per questo serviranno
"elementi di rottura: l'abrogazione delle controriforme Moratti, ma anche della Bossi-Fini e della legge 30.
Al Teatro Puccini, su un palco colorato dalle bandiere della pace, s'è voluto iniziare dal racconto delle giornate londinesi dove il Tavolo "Fermiamo la Moratti" ha portato la proposta - accettata dal Fse - di una mobilitazione europea per il diritto allo studio, contro la canalizzazione precoce tra istruzione e formazione professionale, per l'obbligo scolastico fino a 18 anni, contro ogni subordinazione alla logica del mercato e al modello aziendalistico. Da Londra, i soggetti che danno vita al Tavolo ('Arci, Rifondazione, Cgil, Cobas, precari, ds, cossuttiani, Legambiente, giovani comunisti, associazioni come Cidi, Cgd, Scuola per la Repubblica, Mce e altre ancora) hanno riportato un quadro dello sviluppo ineguale delle politiche scolastiche europee ma all'interno di una tendenza comune disegnata dal Wto secondo il quale scuola, sanità e servizi sono mercati da colonizzare. Dietro questo diktat la mutazione genetica dello statuto dell'istruzione non più luogo della formazione della cittadinanza ma tempo per l'addestramento alla precarietà, alla flessibilità, che insegni ad adeguarsi e non a criticare i rapporti sociali. L'analisi di questi processi si è andata dipanando attraverso il punto di vista delle organizzazioni e dei soggetti sociali partecipanti al forum che hanno anche indicato altre scadenze prima e dopo il 15 (la giornata mondiale studentesca del 17 proclamata a Mumbay e rilanciata dall'Uds, i cantieri generali dei saperi proposti dai Gc e da "Sempre ribelli", la "notte bianca per la scuola pubblica" suggerita dai precari romani, lo sciopero generale che la Fiom chiede ai confederali). Iscritte ufficialmente almeno 200 persone (dai parlamentari di Prc, ds e Margherita - Titti De Simone, Alba Sasso e l'applauditissima Albertina Soliani - alle figure "storiche" delle battaglie per la laicità della scuola come Marcello Vigli, Corrado Mauceri o Bruno Moretto, agli studenti dell'Uds e della rete "Sempre ribelli", ai responsabili di settore di Arci, Prc, Legambiente, esponenti di comitati e reti cittadine, leader sindacali, docenti universitari come Marcello Cini, amministratori pubblici e qualche preside insofferente al ruolo di manager) con una percentuale elevatissima di interventi nelle plenarie ma soprattutto nei seminari dedicati all'autonomia, al valore sociale della conoscenza, alle alternative a Moratti, alla crisi di università e ricerca, alla funzione della scuola pubblica e ai temi di integrazione, interculturalità, cittadinanza. L'intreccio, evidente anche nel riepilogo "telegrafico" di questo articolo, è quello tra le scadenze immediate (anche gli atenei sono in agitazione ovunque) e l'urgenza di delineare un'alternativa.
Il metodo è stato quello dei social forum (anche la terminologia adoperata è quella dell'esperienza no global per cui la conoscenza, come l'acqua è un "bene comune" indivisibile): orizzontalità, decisioni a larga condivisione, nessuna delega alle diplomazie politiche o sindacali, dibattiti che proseguiranno sui forum telematici. Punti di non ritorno: la necessità di cancellare le controriforme Moratti e l'improponibilità di affidare "la scuola che vogliamo" alla voglia di "grandi riforme" di qualsiasi ministro a venire.
Insomma la "rete di salvataggio" della scuola pubblica sarà un'alleanza vasta capace di narrazione civile e di nuovi progetti nei quali l'autogoverno della scuola possa avvenire in una cornice laica e interculturale.
Checchino Antonini