Liberazione: Tagli, caos e precariato La scuola secondo il Cav
di Mimmo Pantaleo
Il governo intende uscire dalle crisi percorrendo le vecchie ricette neoliberiste e cioè riduzioni dei salari, più finanza speculativa, licenziamenti di massa, demolizione dello Stato Sociale e privatizzazioni dei beni comuni. Si vuole imporre il bavaglio alla stampa, con la legge sulle intercettazioni, per difendere unicamente la casta dei potentati travolta da una crisi morale devastante. Il malaffare costa allo Stato circa 60 miliardi di euro che potrebbero essere impiegati per investire nella conoscenza e nel soddisfacimento della domanda di benessere delle persone.
La nostra Costituzione viene quotidianamente violentata e la circolare del dirigente scolastico regionale dell’Emilia, che impone il divieto agli insegnanti di esprimere il dissenso contro le scelte del governo e della ministra Gelmini, ricorda le censure fasciste e per questa ragione quel dirigente ha il dovere di dimettersi.
Occorre una vera e propria riscossa sociale che abbia al centro pochi punti ma che segnino una chiara e visibile inversione di tendenza. Blocco dei licenziamenti, cancellazione del precariato, crescita delle retribuzioni, riduzione della pressione fiscale su salari e pensioni, estensione dei diritti nel lavoro, investimenti in conoscenza, riforma della politica, difesa intransigente della nostra Costituzione, lotta contro tutte le discriminazioni, ambiente e un no, senza se e senza ma, alla privatizzazione dei beni comuni può essere l’impianto progettuale per ricostruire dal basso la condizione di una alternativa politica e sociale. La proposta scaturita dal Congresso della Cgil di un piano straordinario per il lavoro può essere il riferimento per ricomporre un vasto movimento di lotta che sostenga un’altra idea di sviluppo incentrato sulla piena e buona occupazione. Chi pensa, nella sinistra e nello stesso sindacato, a facili scorciatoie o a mitigare un impianto economico-sociale inaccettabile, s’illude perché il governo Berlusconi persegue con lucidità e con decisione l’obiettivo di estendere un blocco sociale incentrato esclusivamente sugli interessi delle imprese, distruggendo la Cgil che rappresenta uno dei pochi ostacoli alla devastazione sociale.
La manovra finanziaria sarà pesantissima ed iniqua perché si scaricherà sui più deboli e sul lavoro pubblico. Dopo che per mesi si è sostenuto che tutto andava bene, adesso si chiedono sacrifici con una manovra da ben 25 miliardi. Saranno i lavoratori e i ceti più deboli le vittime dei provvedimenti di Tremonti e Berlusconi. Le misure ipotizzate - dal blocco dei contratti pubblici e del turn over alla eliminazione degli scatti d’anzianità per i dipendenti della scuola, dalla riduzione dei trasferimenti per gli enti locali e per la sanità all’impossibilità di rinnovare i contratti per i precari, dalla riduzione delle finestre di uscita per il pensionamento ai nuovi condoni, alla vendita e alla privatizzazione dei beni demaniali - sono i capisaldi antipopolari della manovra. Nel contempo il disegno di legge sul lavoro prosegue nel suo cammino e Sacconi annuncia lo stravolgimento dello Statuto dei diritti dei lavoratori.
In tale contesto s’inserisce l’attacco al sistema d’istruzione, formazione e ricerca. Mentre è ormai chiara la necessità per il futuro del Paese di una scelta che porti ad individuare nella conoscenza pubblica una priorità strategica anche davanti alla crisi, dislocando su questi settori risorse finanziarie adeguate, si compie una scelta esattamente contraria. Si tagliano risorse a scuola, università e ricerca, si licenziano migliaia di precari, si calpesta la dignità e la funzione sociale dei lavoratori della conoscenza, si torna ad escludere dal diritto all’apprendimento migliaia di ragazzi.
La scuola da avamposto dell’integrazione si trasforma in luogo di esclusione e di divisione di classe.
Nella scuola ci saranno 25.600 insegnanti e oltre 15.000 Ata in meno e tutto peggiora la qualità dell’offerta formativa. Nella primaria non sarà soddisfatta la domanda di tempo pieno ma nemmeno la richiesta delle 30 ore. I regolamenti della secondaria sono epocali per i tagli e stanno determinando solo incertezze ed una situazione caotica. L’Assemblea Regionale Siciliana ha chiesto, come sollecitato più volte dalla Flc, il rinvio dell’attuazione dei regolamenti. Non ci sono soldi nemmeno per comprare la carta igienica!
Si discute in Parlamento di un disegno di legge sull’Università inemendabile perché ipercentralista, autoritario e che precarizza ulteriormente la figura del ricercatore mentre gli atenei sono al collasso finanziario e i rettori vogliono aumentare le tasse. Negli enti di ricerca le manovre finanziarie varate negli ultimi anni hanno prodotto una riduzione consistente degli addetti a tempo indeterminato.
In sostanza i sistemi d’istruzione, formazione e ricerca, insieme con il mondo della cultura in generale, sono al centro di un progetto di smantellamento della centralità del ruolo pubblico che corrisponde al progetto regressivo del governo di costruire una società più frammentata, più ignorante, più manipolabile, un progetto che si fonda sulla riduzione del sapere a merce.
Nei prossimi giorni il direttivo della Cgil dovrà valutare e decidere lo sciopero generale. Con la Fp-Cgil si definiranno iniziative di mobilitazione per la difesa del lavoro pubblico e allo stesso tempo intendiamo costruire una forte risposta rispetto alla condizione drammatica del lavoro precario.
In autunno pensiamo ad un grande appuntamento degli Stati Generali della Conoscenza aperti a movimenti, forze sociali e politiche per costruire tutti insieme una alternativa alle Politiche del governo ed ancora più estese lotte.
Noi non ci rassegneremo mai alla deriva autoritaria, alla negazione dei diritti, alla trasformazione del lavoro cognitivo in manovalanza intellettuale a basso costo.
*Seg. gen. Flc-Cgil
Mimmo Pantaleo