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Liberazione-studenti, la rivolta permanente

Diecimila a Roma e trecentomila a Madrid: ovunque medi e universitari si battono contro la guerra, i tagli all'istruzione, la scuola-azienda e il neoliberismo Studenti, la rivolta permanente Die...

02/12/2001
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Liberazione

Diecimila a Roma e trecentomila a Madrid: ovunque medi e universitari si battono contro la guerra, i tagli all'istruzione, la scuola-azienda e il neoliberismo
Studenti, la rivolta permanente

Diecimila in corteo a Roma e mille sotto il palazzo di Trastevere dove ha l'ufficio Letizia Moratti. E' successo di nuovo: gli studenti romani sono tornati numerosi - ad appena 24 ore dall'ultima grande dimostrazione - a manifestare contro la guerra e la parità scolastica e dunque contro la finanziaria che taglia i fondi alle scuole pubbliche sia per pagare l'aggressione all'Afghanistan sia per finanziare le scuole private. La vitalità di questo nuovo movimento studentesco va misurata da qui e anche dalla lista di istituti occupati, autogestiti o cogestiti che pare non interrompersi mai. Urla e applausi salutano l'annuncio dall'altoparlante del Virgilio, del Manara, del Plinio e del Mamiani attualmente in mano agli studenti. Ma il corteo non è solo la continuazione di quello del giorno prima. C'è, nella maggioranza dei partecipanti una netta coscienza della politicità della protesta e la consapevolezza dei nessi tra un modello di sviluppo che produce guerra e il governo che vorrebbe una scuola che sforni precari ultraflessibili e disciplinati.
Tra migranti e italiani "10-100-1000 occupazioni contro la guerra dei padroni", gridano così, scendendo per via Cavour, i diecimila 'autorganizzati' che, poco prima, hanno sostato in Piazza Vittorio, luogo ad alta densità di migranti, per "parlare con la gente", dice una ragazza (le donne sono in maggioranza nel corteo). "Abbiamo volantinato, spiegato perché eravamo lì - racconta - e abbiamo toccato con mano il razzismo più o meno evidente degli italiani". Lo striscione d'apertura chiama a raccolta studenti, immigrati e disoccupati ed è firmato dall'Assemblea permanente cittadina degli autorganizzati (struttura piuttosto 'radicale' a volte in forte polemica con il verticismo dei partiti) . Viene dal maggio francese di tanti anni fa lo slogan più gettonato - "Se non cambierà, lotta dura sarà" ma, come capita nei movimenti giovanili, l'assortimento è vario: in sette, tutti del Galilei, si staccano e vanno via perché si sentono slogan contro Berlusconi: "Siamo contro la Moratti - spiegano - ma siamo a favore della guerra e con il governo". Le scuole sembrano essere il catalizzatore principale dell'identità studentesca. "Augusto in lotta, olé!", ritmano gli alunni di un liceo classico dell'Alberone e su ogni striscione il nome della scuola è grande quanto il messaggio scelto. Così i 250 del Morgagni hanno scelto di sfilare con un enorme 'Not in my name' dipinto su un telo rosso. Più oltre, nero su bianco, è stato messo "Newton contro la riforma, la riforma contro il Newton" e un verso dei Pink Floyd - 'We don't need your education' - porta la firma del Montale mentre il Torricelli invoca Medioman, recente invenzione della Gialappa's. Effetti dell'autonomia (scolastica) che ha fatto di ogni istituto un mondo a parte con regole, modi e ritmi differenti. Effetto del fatto che non sono ancora riemerse identità politiche giovanili forti e organizzate dopo anni di solitudine e silenzio anche se non mancano slogan decisamente orientati - "Casa, lavoro, permesso di soggiorno, questo governo leviamolo di torno". Le scuole di Ostia marciano dietro una citazione di De Andrè - "Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti" - con il motto "Né con la vostra guerra, né con la vostra pace". Daniele, dell'Artistico, ha sintetizzato in un cartellone coloratissimo i suoi 'no' alla riforma: "No alla scuola elitaria, alla riduzione degli anni di studio, alle materie a pagamento e al federalismo scolastico". Gabriele e Manuele, del Torricelli di Primavalle, spiegano perché hanno scelto di manifestare il sabato anziché il venerdì: "Perchè ieri era solo una protesta contro la riforma, oggi - invece - è in solidarietà con l'Afghanistan, contro la guerra, la repressione e il governo. Tutta la vita delle persone è legata a un modello aziendale che toglie libertà. Pensa a come viene enfatizzata la riapertura di cinema, radio e tv a Kabul proprio mentre negli Usa e da noi si censurano le canzoni o si istituisce un numero verde per denunciare i docenti antigovernativi". Alla fine del corteo, in piazza Venezia c'è una breve assemblea all'aperto poi si torna nelle scuole occupate.
Le finestre della ministra Nelle stesse ore sotto al ministero è in corso il sit in della rete degli 'Studenti in movimento' (coordinamento tra singoli, collettivi e scuole). L'ambiente è eterogeneo, anche qui, tra chi si dichiara apolitico, chi 'nostalgico' di Berlinguer e chi, la maggior parte, è più radicale e urla "le scuole dei ricchi non vanno finanziate". "Hanno aderito anche cani sciolti di destra, o che si definiscono tali", conferma una studentessa del Socrate. Gli striscioni, alcuni dei quali avevano sfilato il giorno prima, sono rivolti verso il palazzo perché "la Moratti è in sede così li può leggere". Il sit in, promosso dal collettivo Dante Di Nanni del Socrate (classico della Garbatella) insieme a una ventina di istituti, si scioglie con la promessa di rivedersi martedì pomeriggio alla Casa dello studente di via De Lollis per un'assemblea cittadina sul 'che fare' da qui allo sciopero del 14 passando per la giornata 'di lotta per i diritti sociali' indetta dal Social forum per il 12: "Bisogna creare un movimento unito e di massa che sappia opporsi agli effetti della globalizzazione neoliberista e alla privatizzazione della scuola per proporre un'idea alternativa di scuola e di società", si legge nel volantino. S'è conclusa così una due giorni intensa di costruzione del movimento studentesco. La tripartizione ufficiale dei promotori - Uds il venerdì, Rete e Autorganizzati ieri - non sembra aver impedito alla massa dei partecipanti di vivere le manifestazioni come un'unica occasione per riprendersi la parola contro un governo che nega il futuro alle giovani generazioni.

Checchino Antonini


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