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Liberazione: Staminali, Mussi toglie il veto italiano

Primo passo per cambiare la legge 40

31/05/2006
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Liberazione

Il ministro dell’Università e della Ricerca scientifica ha ritirato a Bruxelles la firma italiana da una dichiarazione etica per impedire la ricerca sulle cellule staminali ed embrionali a livello europeo. Destre all’attacco, Buttiglione propone la mozione di sfiducia. E anche nel centrosinistra...

Angela Azzaro

Un importante segnale per la modifica della legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita arriva dal nuovo governo. Il ministro dell’Università e della Ricerca scientifica, Fabio Mussi, ha ritirato a Bruxelles la firma italiana da una dichiarazione etica per impedire la ricerca sulle cellule staminali ed embrionali a livello europeo. L’adesione era stata data dal precedente governo, lo scorso novembre, sulla base di un documento proposto da Germania, Polonia, Slovacchia e Austria. «L’Italia - spiega Mussi - ha una legislazione restrittiva. Io penso che occorra almeno parzialmente modificarla. Non credo giusto che diventiamo un ostacolo in sede europea».
La decisione del neoministro e le sue dichiarazioni vanno a toccare una delle contraddizioni più forti della legge 40: la norma che limita, in maniera fortemente restrittiva, la ricerca mettendo a rischio la possibilità di cura e di vita per migliaia di uomini e donne. La comunità scientifica e una parte della società civile si erano battute per cancellarla durante la campagna referendaria: da una parte c’erano le forze laiche, dall’altra quelle cattolico-integraliste che in nome della cosiddetta vita dell’embrione sostengono una legge che impone divieti e limita fortemente la libertà di scelta delle donne. L’apertura di Mussi è un altro tassello, dopo quella della ministra della Famiglia Rosy Bindi, che riapre la questione.

Ma non sarà facile. Le violente reazioni alla decisione del ministro fanno intravedere lo scontro in atto. Al pieno appoggio di Rifondazione comunista, Ds, Verdi e Rosa nel pungo si contrappongono le proteste dell’opposizione. Per oggi è previsto un question time dell’Udc in cui si chiede conto a Prodi della scelta fatta a Bruxelles. «E’ questo l’orientamento del Governo o l’opinione personale di un ministro?» sarà la domanda del capogruppo alla Camera, Luca Volonté. E il presidente dell’Udc, Rocco Buttiglione, minaccia di presentare una mozione di sfiducia al Senato contro Mussi. Ma la vera partita si giocherà dentro la stessa Unione. Non con la cattolica Bindi, che anche sul ritiro della firma ha espresso una posizione di mediazione: «Non ho motivo di dubitare che si tratti di una decisione collegiale, anche se non ne sono stata informata». Il vero scontro sarà con Paola Binetti - ex presidente di Scienza e vita, il comitato in prima linea contro il referendum - ora senatrice della Margherita. La neoeletta ha attaccato la decisione di Mussi invitando Prodi ad intervenire per mediare tra le diverse posizioni: «Ill ministro della Ricerca avrebbe fatto molto meglio a riflettere bene prima di compiere un atto simile».

La sua posizione non è isolata. La scelta di eleggerla parla di una precisa volontà da parte della Margherita di non cedere su questo terreno. Altrettanto forte è però la volontà di un’altra parte del governo e del parlamento. «Quello di Mussi - sottolinea il capogruppo al Senato del Prc, Giovanni Russo Spena - è un atto giusto, di autentica laicità».


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