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Liberazione: Sessanta alunni a lezione nella prima scuola araba d’Italia

Ma all’Istituto “Naghib Mahfuz” manca ancora l’autorizzazione “formale”

10/10/2006
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Liberazione

Sergio Raffaele
Milano nostro servizio

La scuola “Naghib Mahfuz” ha aperto le porte agli studenti, ieri mattina, con quasi un mese di ritardo. Sessanta bambini, per lo più egiziani ma anche algerini e tunisini, sono entrati nell'Istituto di via Ventura e hanno preso possesso di banchi e aule; al primo piano le elementari e al secondo le medie per una capienza massima di 150 alunni. In questa scuola “araba”, la sola a Milano e probabilmente una delle prime in Italia, potranno scegliere se partecipare o meno alle due ore di religione, musulmana o cristiana coopta (perché non tutti gli arabi sono musulmani). Per il resto seguiranno i programmi della scuola italiana.
Dopo la chiusura voluta dall’amministrazione scolastica e comunale della scuola egiziana di via Quaranta nel giugno 2004, lo scorso autunno l’associazione Insieme ha ripreso il progetto di una scuola italo-araba. Ed il risultato arriva dopo un anno di lavoro, ma non sono tutte rose e fiori, perché manca l’autorizzazione formale del Provveditorato, del Comune e del Ministero dell’Istruzione. «Nei giorni scorsi il direttore dell’ufficio scolastico regionale della Lombardia Mario Dutto ci ha mandato una comunicazione con la quale riferiva che la documentazione inviata a settembre era corretta - ci ha spiegato Lidia Acerboni, dirigente scolastica dell’Istituto - fino alla fine abbiamo cercato di ottenere un’autorizzazione preventiva che non è arrivata. Così dopo aver mandato al Provveditorato una dichiarazione di inizio attività abbiamo deciso di iniziare le lezione perché la legge ce lo consente». Poco dopo il suono della campanella di inizio lezioni è arrivata anche la visita imprevista dei tecnici del comune (“la nona in ben 2 mesi” sottolineano dall’istituto) per un controllo all’impianto elettrico, risultato a norma. Problemi d’avvio di un’esperienza nuova o un altro caso di resistenza istituzionale a una scuola araba? Il presidente dell’associazione Insieme Mahoud Othman non ha alcun timore: «Sono sereno, abbiamo lavorato bene, avremo i permessi». E la preside Acerboni chiarisce perché: «Il progetto è quello di dar vita a una scuola bilingue e laica. La didattica è stata studiata da una commissione scolastica, per ogni materia ci sarà un insegnante egiziano e uno italiano che si alterneranno in classe. Per quanto riguarda l’ordinamento giuridico si tratta di una scuola egiziana e siccome in Egitto il Ministero dell’Istruzione fornisce i libri di testo a tutti gli studenti, così abbiamo fatto». I libri di italiano invece li acquisteranno le famiglie.

Il progetto si avvale del monitoraggio della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Bicocca di Milano. Ci sarà anche un comitato scientifico d’indirizzo con diverse personalità. Le polemiche non mancheranno, ma la scuola è iniziata. E al termine del primo giorno, Samir, egiziano padre di 2 bambini di 6 e 8 anni, è contento e ci racconta il motivo per cui ha deciso di iscrivere i suoi figli in via Ventura: «Il mio obbiettivo è insegnare ai miei figli sia l’arabo che l’italiano perché crescano tra queste due culture: vorrei imparassero la cultura italiana senza ignorare quella araba. In Egitto esistono scuole italiane, perché in Italia non possiamo averne una?». Da ieri ha una risposta.

Anche se domani lui e i suoi figli si troveranno davanti al portone un presidio della Lega e il can-can di An in Comune contro la scuola per «piccoli terroristi».


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