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Liberazione-Scuola, tre giorni a Roma al crepuscolo dell'era Moratti

forum nazionale e un grande corteo per rilanciare sull'abrogazione di tutte le controriforme e per progettare un destino diverso della pubblica istruzione Scuola, tre giorni a Roma al crepuscolo ...

10/05/2005
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Liberazione

forum nazionale e un grande corteo per rilanciare sull'abrogazione di tutte le controriforme
e per progettare un destino diverso della pubblica istruzione
Scuola, tre giorni a Roma al crepuscolo dell'era Moratti
Quando sarà finita, l'era Moratti sarà ricordata come quella degli "anni del meno". Meno risorse, meno tempo scuola, meno docenti, meno cultura. Questo spiega l'ampiezza del fronte che si oppone a quelle che la ministra si ostina a chiamare riforme. Provare, per credere, a passare per il centro di Roma sabato prossimo quando tornerà in piazza il "popolo della scuola pubblica" per contestare il pacchetto di leggi Moratti. Per quel giorno i Cobas hanno anche indetto uno sciopero per consentire una partecipazione di massa dei lavoratori e legare le riflessioni sui saperi alle scottanti questioni contrattuali. D'altra parte è stata proprio la combattività del comparto, con scioperi record già all'epoca dell'Ulivo, a riaprire la questione salariale nel Paese dopo anni di concertazione.
Prima e dopo il corteo di sabato (dall'Esedra a Piazza Navona), il tavolo di associazioni, partiti, sindacati - diversissimi per orientamenti culturali e strategie d'azione - darà vita al forum nazionale dell'istruzione e dell'educazione nell'ambito di una più vasta settimana di mobilitazione europea suggerita proprio dagli italiani al forum sociale londinese.

Già in parecchie città la mobilitazione di genitori, lavoratori e studenti è visibile. Come a Bologna dove giovedì scorso è stato occupato quello che sarà il nuovo Polo Artistico o a Roma dove maestri e genitori hanno presidiato, ieri, l'ex palazzo del provveditorato contro i tagli di classi, personale, risorse, le liste d'attesa negli asili. Il "meno", appunto. Come ha sintetizzato ieri Emma Colonna del Cidi presentando, con altri esponenti del "Tavolo Fermiamo la Moratti", la tre giorni romana. Venerdì (dalle 15 alle 19 alla Casa Internazionale delle Donne di Via della Lungara) i movimenti della scuola incontreranno la società civile in una sessione plenaria che vedrà decine di interventi (da Franzoni, all'astronauta Guidoni, da Rina Gagliardi a Ennio Remondino e Portelli, Pugliese, Monicelli ecc...). La mattina successiva (9-13), prima di sfilare in corteo, sono previsti i seminari paralleli su pratiche educative, autonomia, obbligo scolastico, precarietà. Domenica mattina l'assemblea finale che, tra l'altro, annuncerà il decollo di un'indagine autogestita sullo stato di attuazione delle "controriforme".

Nella discussione, i "punti caldi", così li chiama Vittorio Cogliati Dezza di Legambiente, sono tre: autonomia e rapporto Stato-regioni (la formula di una "scuola capace di progettarsi insieme al territorio", pronunciata da Diana Cesarin del Mce è affascinante ma, nel tavolo c'è chi vorrebbe recuperare lo "spirito" berlingueriano e chi ritiene che proprio da lì sia iniziata la demolizione della scuola pubblica con l'insediamento dei presidi-manager); obbligo scolastico e separazione tra istruzione e formazione professionale (nella scuola che verrà la spunterà chi, come Bersani, si accontenta di un obbligo fissato a 15 anni o chi lo vorrebbe innalzare a 18? La Cgil suggerisce una politica dei due tempi, chiedendo al nuovo eventuale governo amico di stabilirlo a 16 anni entro i primi 100 giorni dall'insediamento e di lavorare per estenderlo); infine c'è la questione del ripristino di condizioni decenti per la scuola di base, la più disastrata, finora, dall'azione morattiana. La foga di sfrattare da Viale Trastevere la manager milanese non deve rimuovere una riflessione sui "guasti della parità e sull'importanza del sistema nazionale dell'istruzione", come ricorda Tonino Pellegrino dell'Associazione Scuola per la Repubblica.

L'attesa per gli eventi è accentuata dal fatto che sarà "la prima manifestazione nazionale dopo la vittoria dell'Unione alle regionali - spiega Gennaro Loffredo del dipartimento nazionale scuola del Prc - e quella regionale è una dimensione cruciale per le politiche scolastiche". E' soprattutto alle Regioni "amiche" che gli studenti dell'Uds si apprestano a chiedere il "conto": misure efficaci per l'accesso all'istruzione e ai consumi culturali.

Che. Ant.


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