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Liberazione-Scuola, riforma in pezzi

Mancano soldi per le tre "i" di Berlusconi, i centristi vorrebbero far slittare tutto ma il governo vuole tirar dritto col decreto. I bambini, intanto, non mollano la piazza Scuola, riforma in pe...

21/01/2004
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Liberazione

Mancano soldi per le tre "i" di Berlusconi, i centristi vorrebbero far slittare tutto ma il governo vuole tirar dritto col decreto. I bambini, intanto, non mollano la piazza
Scuola, riforma in pezzi
Ancora in piazza a Roma, sotto il Parlamento, dove fin dalle 10 di ieri c'erano alunni, maestri, genitori come a continuare con canti e girotondi il meraviglioso "corteo dei bambini" che sabato scorso ha chiesto al governo di non tagliare il tempo pieno. E la mobilitazione non sembra destinata ad affievolirsi oggi che il decreto attuativo sarà al centro delle attenzioni della commissione Scuola di Montecitorio che s'è riunita anche ieri sera tardi. L'"onore" di dare il parere della maggioranza toccherà ad Angela Napoli, la riluttante commissaria di An che ha ritirato le proprie dimissioni solo dopo aver negoziato con la ministra in persona l'avallo al decreto in cambio di un'altra legge che le sta più a cuore. Nel pomeriggio, un nuovo sit-in a oltranza accompagnerà la discussione parlamentare e, ancora una volta, saranno protagonisti il comitato del VII circolo Montessori, le scuole di Primavalle recentemente occupate, i coordinamenti di VI e VII Municipio che avevano occupato prima di Natale, la gente del quartiere Grottarossa e tutti quei cittadini la cui parla d'ordine - rilanciata in un'assemblea della scuola Maffi in diretta su Sky tv - è il ritiro di un decreto che non si può emendare. "Il livello della mobilitazione deve restare altissimo", considera Daniela Volpe, educatrice quarantenne con due figlie interessate dal decreto e un altro che arriverà tra due anni alla scuola materna. "Ora, però, deve mobilitarsi seriamente il mondo del lavoro - dice ancora a Liberazione al termine del sit in, per nulla intimorita dalla reazione stizzita del centrodestra alla presa di posizione della società civile: "Si poteva prevedere - aggiunge Volpe - che avrebbero fatto quadrato intorno alla loro legge". Forse però dietro i "Noi tireremo diritto" di Bondi e Letizia Moratti (a casa malata) c'è anche la rabbia per le crepe nella maggioranza sempre più vistose. L'Udc ha in mente una serie di osservazioni per far sparire il maestro-tutor, per non tagliare tempo pieno e tempo prolungato e far slittare il "decretaccio" al 2005. In pratica la controriforma Moratti, la legge 53, resterebbe la scatola vuota che è adesso. Anche perché non ci sarebbero soldi, come fa notare la commissione Bilancio, per un paio di "i": informatica e inglese.
In piazza, tra i difensori della scuola pubblica, ci sono alcuni dei parlamentari prc e ds che hanno sfilato sabato. "La mobilitazione è straordinaria - commenta Titti De Simone, in commissione scuola per conto di Rifondazione comunista - perché le famiglie hanno ben compreso le reali intenzioni della ministra: sostituire il tempo pieno con un "parcheggio" che finirà per giovare al mercato dei corsi privati". In commissione, la battaglia delle opposizioni sarà durissima, al limite dell'ostruzionismo, e cercherà anche di chiarire l'episodio delle dimissioni ritirate dell'ex democristiana Napoli - ora in An - che s'era dimessa perché "in ansia per le prevogative parlamentari" (scavalcate dall'emanazione di una circolare ministeriale prima ancora che il decreto fosse varato) salvo poi tornare sui suoi passi dopo un colloquio privato con la ministra-manager.

Checchino Antonini


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