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Liberazione-Scuola pubblica, un luogo sacro

Scuola pubblica, un luogo sacro Anche da noi prende avvio il nuovo anno scolastico, con la presenza degli alunni in date diverse, regione per regione, in successione, dal Trentino alla S...

08/09/2004
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Liberazione

Scuola pubblica, un luogo sacro
Anche da noi prende avvio il nuovo anno scolastico, con la presenza degli alunni in date diverse, regione per regione, in successione, dal Trentino alla Sicilia. Negli ultimi anni, non abbiamo fatto altro che esprimere preoccupazioni e rabbia, per l'attacco sistematico e costante che la "scuola della Repubblica" ha ricevuto, con un accanimento spiegabile solo con il fatto che la posta in gioco riguarda una parte rilevante del modello sociale, con cui faremo i conti da qui a molti anni a venire. Quest'anno però la mente e soprattutto il "cuore" non possono non andare in Ossezia, alla sorte di quelle centinaia di bambine e bambini massacrati da un terrorismo cieco e dal modo di contrastarlo, con la guerra, che non fa che aggravarne la crudeltà. Barbarie contro barbarie, in un'escalation alla quale non ci si può rassegnare, pena la perdita di ogni speranza, non in un futuro migliore, come ai bei tempi, ma in un futuro e basta.
Sono sicura che questa vicenda sarà oggetto di riflessione in moltissime scuole, al primo suono della campanella e che darà origine a riflessioni, a commenti, ad iniziative di vario genere, come la scuola sa fare in occasioni di questa portata, saprà ancora fare nonostante tutto. Nel recente passato, mi è capitato più volte di paragonare gli effetti dell'attacco alla scuola pubblica alle devastazioni prodotte dalla guerra e oggi potremmo aggiungere dal terrorismo, che sembra ormai costituirne l'altra faccia della medaglia, nella sua negazione della politica e della partecipazione delle masse alla cosa pubblica. Oggi purtroppo siamo davanti alla concretizzazione di questa metafora e forse non è un caso, se è vero che il luogo dell'apprendimento è vissuto universalmente come un luogo franco, preposto all'incontro, alla relazione, al fondamento delle regole della "convivenza civile".

Un luogo sacro, come sostiene opportunamente l'Iman della Val D'Elsa, che ha lanciato un digiuno di protesta e di manifestazione del dolore. Un dolore che bisogna elaborare non solo per la memoria, ma per farlo diventare capacità di reazione. Il messaggio dell'Iman, da questo punto di vista, è molto importante: reagire alla barbarie, proprio quello che dobbiamo fare riprendendo la nostra lotta per difendere e rilanciare, nel vissuto quotidiano, la nostra scuola della Repubblica, il luogo "sacro" che non può diventare né supermercato né parrocchia, come si ribadiva nel bel convegno, promosso dalla rivista "Ecole" di sabato scorso a Bologna.

Riprendere la lotta, tra le macerie, ma con molti edifici ancora ben dritti e saldi, con tanti soggetti impegnati nella lotta contro la riforma Moratti durante lo scorso anno scolastico, che sono ancora ben disposti a continuarla e tanti nuovi, a partire dagli studenti, che potrebbero aggiungersi. I bombardamenti continuano e non risparmiano nessuno, come nelle guerre vere, persino i Ds (intesi come dirigenti scolastici) vengono minacciati e colpiti fin nella loro dignità. Una lettera del ministero li invita a non essere "tolleranti" verso atteggiamenti di deroga alla legge di riforma ed ai suoi decreti attuativi fin qui varati, pena provvedimenti disciplinari per chi viola la legge. L'arrogante debolezza di questa missiva "riservata" rivela la virulenza di cui è capace questo governo, ma anche la sua difficoltà nei confronti di una situazione in cui il consenso ai suoi provvedimenti è pressoché nullo ed il mondo della scuola, con un bel pezzo della società dalla sua parte, ormai, non ce la fa proprio a digerire l'indigeribile.

Negli ex provveditorati, declassati ad una sigla insulsa: Csa, regna il nervosismo e la confusione, che per migliaia di precari si traduce già in riduzione delle ore d'insegnamento e disoccupazione. Un dramma che dovrebbe essere rappresentato nei primi giorni di scuola da forme di protesta clamorose e coinvolgenti altri soggetti interessati, come gli studenti, che perdono la continuità didattica anche da parte degli insegnanti di ruolo, a causa della saturazione dell'orario delle cattedre a diciotto ore, come gli stessi insegnanti di ruolo, utilizzati in maniera sempre più selvaggia. Un anno insomma che si apre all'insegna del riduzionismo, meno ore di scuola, meno personale docente ed Ata, meno tutele ai portatori di handicap, meno diritti per tutti, meno classi per i bambini delle materne, nonostante la generalizzazione del servizio pubblico previsto dalla stessa legge di riforma, meno servizi legati al funzionamento delle scuole, meno di tutto insomma, una linea piatta orizzontale inequivocabile.

La caduta di questo governo però non è un evento su cui affidare tutte le speranze, su cui contare, come su un fatto inevitabile, quasi naturale, che ci libererà da ogni male, le iniziative e le lotte dell'anno che si apre dovranno parlare a tutti, a tutte le forze politiche e sociali, non solo per mobilitarle contro provvedimenti regressivi ed indecenti che andranno cancellati inequivocabilmente, ma per far acquisire a tutti la consapevolezza che, come dice l'Iman, il luogo della conoscenza è sacro.

Loredana Fraleone


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