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Liberazione-Scuola, Moratti strappa un altro pezzo di Carta

Presentato ieri il decreto che cancella l'obbligo scolastico previsto nella Costituzione Scuola, Moratti strappa un altro pezzo di Carta Addio all'obbligo scolastico: il nuovo "decretacci...

18/05/2004
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Liberazione

Presentato ieri il decreto che cancella l'obbligo scolastico previsto nella Costituzione
Scuola, Moratti strappa un altro pezzo di Carta
Addio all'obbligo scolastico: il nuovo "decretaccio" della ministra Moratti strappa un altro pezzetto di Costituzione con quei dieci articoli illustrati ieri ai sindacati della scuola. L'obbligo costituzionale previsto dagli articoli 3 e 34 della Carta fondativa della Repubblica viene cancellato, se il governo non farà marcia indietro, da una formuletta ambigua: il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione "assicurato a tutti dalla prima classe della scuola primaria per almeno 12 anni o comunque fino al conseguimento di una qualifica entro i 18 anni". In pratica, i tredicenni potranno scegliere, alla fine delle medie, di andare al liceo o di imboccare il "secondo canale", quello della formazione professionale.
Il provvedimento era nell'aria da tempo ma le prime reazioni sono comunque di sconcerto. "Si viola una norma costituzionale sostituendola con una di rango inferiore (il decreto legge, appunto, che potrebbe arrivare già sabato al consiglio dei ministri, ndr)", dice per esempio Enrico Panini, segretario della Cgil-Slc, il sindacato di scuola, università e ricerca, a proposito di "una formula debole e sbagliata e di scarsa cogenza". Tra i vuoti più palesi che lascia c'è quello dell'anno che separa la fine del primo ciclo e l'eventuale inizio dell'apprendistato, equiparato dal Moratti-pensiero al percorso scolastico delegando così un pezzo di istruzione alle aziende. "L'impresa diventa un soggetto formativo senza vincoli e controlli", aggiunge Panini riferendosi al fatto che la legge 30 ha peggiorato perfino il famigerato pacchetto Treu rendendo non obbligatoria la formazione dei giovani apprendisti. Così, anziché alzare l'obbligo almeno ai livelli dell'Europa civilizzata, la ministra consente ai ds di rimpiangere la controversa riforma De Mauro-Berlinguer anch'essa contestatissima dai lavoratori del comparto per la canalizzazione precoce dei ragazzi nei canali di istruzione e formazione. Il blocco del decreto presentato ieri era già nella piattaforma della grande manifestazione di sabato scorso in difesa di scuola e università pubbliche. La vertenza scuola tornerà alla ribalta già nello sciopero generale del 21, venerdì prossimo.

Francesco Ruggeri


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