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Liberazione-Scuola, la maggioranza si dice sì

Scuola, la maggioranza si dice sì Ok delle Camere al decreto Moratti ma le opposizioni lasciano l'aula e si uniscono in piazza a mamme, bambini e maestri. De Simone (Prc): "Il dissenso è ...

22/01/2004
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Liberazione

Scuola, la maggioranza si dice sì
Ok delle Camere al decreto Moratti ma le opposizioni lasciano l'aula e si uniscono in piazza a mamme, bambini e maestri. De Simone (Prc): "Il dissenso è enorme, la battaglia continua"
Sì delle commissioni parlamentari, in tarda serata, al decreto Moratti che smantella il tempo pieno, l'obbligo scolastico, reintroduce il maestro unico e il doposcuola, anticipa le iscrizioni comprimendo al massimo la qualità e tagliando posti di lavoro. Sebbene non vincolante, il parere delle camere è stato ottenuto in un clima molto teso tra gli stessi soci della Casa delle libertà uniti solo dall'indifferenza per le ragioni espresse dalla grandiosa manifestazione popolare di sabato scorso. A Montecitorio, i commissari dell'opposizione hanno abbandonato l'aula alle 21 per la disinvoltura con cui è stato loro consegnato all'ultimo momento il parere della commissione Bilancio. Approvando un enunciato che registra solo le osservazioni dell'Anci alla Conferenza Stato-Regioni, An e Forza Italia hanno dato uno schiaffo agli alleati centristi che avrebbero voluto salvare tempo pieno e contitolarità dei docenti almeno nell'enunciato del parere. E, di fronte ai dubbi sulla copertura finanziaria, si vara la "tremontiana" e imbarazzante formula di "copertura dinamica" andando ad attingere, non si sa con quanta legittimità, ai fondi dei prossimi anni della legge sull'autonomia. Fino all'ultimo l'Udc - che ora giura di dare battaglia in consiglio dei ministri - avrebbe sperato in un mutamento di rotta ma l'unica preoccupazione del governo è stata quella di "mettere paletti" sui rischi di invadere il campo della legislazione concorrente, temendo sia le conseguenze della sentenza recentissima sull'incostituzionalità di norme che intacchino le prerogative delle regioni e dell'autonomia scolastica nella gestione e organizzazione dell'istruzione, sia i ricorsi al Tar contro la circolare emanata da Moratti prima ancora che sia approvato ufficialmente il decreto.
"Ma è una sentenza a doppio taglio - avverte il cobas Piero Bernocchi di fronte all'entusiasmo in casa ds - perché prefigura contratti regionali e uno smantellamento del sistema nazionale regione per regione. Come in Emilia dove la legge Bastico "deporterà" 40mila studenti dalle superiori al sistema regionale della formazione professionale". Fermare il regionalismo, anche per Titti De Simone, deputata di Rifondazione in commissione scuola "sarà il prossimo problema". Così le opposizioni hanno votato contro il decreto per una montagna di ragioni di "merito e di metodo", spiega ancora De Simone che, nel frattempo, ha raggiunto il sit-in che ha accompagnato in piazza Montecitorio i lavori delle commissioni. "La battaglia - dice - continuerà nei terrritori, è una lotta di lungo periodo che riguarda l'alternativa che bisogna costruire. Il dissenso nel paese è enorme e noi utilizzeremo ogni strumento, politico e giuridico - per impugnare il decreto.

In piazza si aspettavano "questa sordità del governo", dice Mimma del coordinamento romano che già ha fissato per lunedì un'assemblea cittadina al Galilei per decidere come proseguire la mobilitazione (i precari lo faranno oggi alle 16 alla Casa delle culture). Per tutta la giornata decine di mamme, maestre, precari, bambini si sono dati il cambio sfidando il freddo. C'è chi è venuto con lo striscione che aveva sfilato sabato scorso, chi con le bandiere sindacali o con quella della pace come Massimo e Irina, venuti con le loro due bimbe che collegano lo smantellamento della scuola pubblica al costante, vertiginoso, incremento delle spese militari. Raccontano una madre dell'Eur e un'insegnante di Fiumicino che seppur "drogata con fondi abbondanti" la strombazzata sperimentazione della sedicente riforma è stata "una delusione" per docenti e famiglie. E poi c'è la truffa delle due "i", inglese e informatica, insegnate già da anni, e senza controriforma, al 92% e al 47% dei bambini. Il "popolo della scuola pubblica" è consapevole che la scuola che vuole Moratti servirà solo a bocciare, selezionare e ridurre gli organici.

Che. Ant.


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