Liberazione: Scuola, in ruolo solo i precari scelti dal vescovo
Assunti altri 3mila docenti di religione
Fabrizio Salvatori
E’ il nemico dichiarato dei dipendenti pubblici. In campagna elettorale ha detto che se fosse per lui dovrebbero addirittura essere ridotti della metà, mentre, nel frattempo, sono stati bloccati gli aumenti contrattuali che i lavoratori attendono da 27 mesi. Quando però si è trattato di decidere l’assunzione in ruolo di 15mila docenti di Religione, selezionati dalla Chiesa ma che allo Stato italiano costeranno quasi 350milioni di euro l’anno, l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non ha battuto ciglio. Anzi, ha persino mostrato un occhio di riguardo, attivando per loro una “corsia preferenziale” che sta sollevando le proteste degli altri precari della scuola e dei sindacati.
Andiamo con ordine. Nel corso dell’ultima riunione prima delle elezioni, tenutasi pochi giorni fa, il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca ha comunicato ai sindacati l’avvio della procedura formale per l’autorizzazione della terza tranche di assunzioni (3.077) degli insegnanti di religione cattolica a partire da settembre.
La Flc Cgil si è subito detta «stupita dell’insolita solerzia del Miur», anche alla luce dell’alto numero di docenti di religione già immessi in ruolo con i contingenti dello scorso anno e di quest’anno. Il sindacato ha quindi chiesto “par condicio”, ovvero la «stessa tempestività anche per le altre assunzioni» dei comparti della scuola, sottolineando «l’iniquità» dei contingenti che, «per la religione cattolica, coprono il 70% dei posti vacanti mentre per gli altri docenti sono solo il 30% e per gli Ata coprono la ridicola quota del 5%».
Insomma, due pesi e due misure. Basti pensare che gli altri precari della scuola italiana, quelli “normali”, sono in aumento e aspettano ancora una risposta. Le 20 mila assunzioni per il 2006/2007 annunciate dalla ministro Moratti meno di un mese fa sono state considerate dai sindacati della scuola «un provvedimento insufficiente per combattere il precariato nella scuola». Per comprendere il significato di questa dichiarazione è sufficiente sapere che a partire dal prossimo primo settembre lasceranno la cattedra circa 28mila insegnanti: in sostanza, più di quanti ne saranno assunti. Il precariato - e i disagi per alunni, famiglie e professori - è così destinato ad aumentare.
Altro elemento di “iniquità” è quello del reclutamento dei docenti di religione, che, a differenza dei loro colleghi, sono stati selezionati tramite il concorso che tutti sognano: più posti che candidati. In Emilia Romagna, Liguria, Marche, Molise, Umbria, Veneto e Lombardia - per l’elementare e la materna - i posti a disposizione hanno superato gli idonei.
Ciò accade perché la partecipazione è riservata a coloro che, alla data del bando, hanno insegnato per almeno quattro anni consecutivi nell’ultimo decennio in una scuola statale o paritaria. Incarico che è stato e viene tutt’ora assegnato dal vescovo della diocesi in cui ha sede la scuola. Non basta: requisito unico per l’assunzione degli insegnanti di religione è l’idoneità rilasciata dall’ordinario diocesano. Criterio fortemente contestato dalla Flc Cgil fin dall’approvazione, nel 2002, della legge sugli insegnanti di religione.
Mentre il governo Berlusconi si preoccupa di fare gli ultimi regali alle gerarchie ecclesiastiche prima di togliere il disturbo, ci sono un milione e mezzo di dipendenti pubblici che non hanno ancora ricevuto gli aumenti salariali pattuiti il 28 maggio 2005. Si tratta dei lavoratori di Sanità, Enti Locali, Agenzie Fiscali, Università e Parastato, i cui contratti sono stati di fatto bloccati con una manovra a dir poco vergognosa. In pratica, il governo ha inviato alla Corte dei Conti, insieme agli importi dei contratti rinnovati, una lettera di “accompagno” nella quale si fa presente che avranno un costo più alto di quello previsto. Risultato: il contratto del Parastato è stato già bloccato, mentre sugli altri pende la spada di Damocle di un parere che, a questo punto, si prevede negativo. Nel frattempo sono passati quattro mesi dalla scadenza dei nuovi contratti 2006-2009, senza che si sia potuta neanche iniziare la trattativa. Un’altra gatta da pelare per il nuovo governo.