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Liberazione-Scuola, 50mila a Roma: Moratti bocciata

Corteo di maestri, studenti e genitori per abrogare le "riforme". Intanto la "Fabbrica" di Prodi discute a Bologna Scuola, 50mila a Roma: Moratti bocciata Checchino Antonini In 50mila, ...

15/05/2005
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Liberazione

Corteo di maestri, studenti e genitori per abrogare le "riforme".
Intanto la "Fabbrica" di Prodi discute a Bologna
Scuola, 50mila a Roma: Moratti bocciata
Checchino Antonini
In 50mila, per le vie di Roma, in un pomeriggio quasi estivo. Sono maestri, mamme, studenti, anche delle elementari, venuti per bocciare ancora Letizia Moratti. Se per la manager iperliberista di Viale Trastevere il sapere è una merce, per il "Tavolo Fermiamo la Moratti", "La conoscenza è un bene comune" come recita lo striscione che apre il corteo. Una suggestione mutuata dai forum sociali e sulla quale si sono messi insieme Cobas (gli unici ad aver indetto uno sciopero per l'occasione, pensando al contratto) e Cgil, Legambiente, Arci, Uds, giovani comunisti, le sinistre dell'Unione e un'infinità di comitati, reti, coordinamenti di quartieri, città e scuole che resistono quotidianamente disobbedendo alle leggi Moratti con i mezzi a disposizione degli organi collegiali (non a caso la ministra li vorrebbe ridimensionare).
"La "riforma" Moratti è un manovra che fa tornare indietro l'Italia dal tentativo di costruire una scuola di massa e di qualità", dice, puntando l'indice contro la canalizzazione a 12 anni tra istruzione e formazione professionale, anche Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione, sfilando assieme ad alcuni parlamentari di Prc, Ds e Pdci.

"Molti istituti hanno già respinto figure e strumenti morattiani (il tutor, il portfolio, i test Invalsi)", spiega dal camion-palco, Costanza Boccardi del coordinamento napoletano genitori-insegnanti, riepilogando i colpi bassi alle scuole: dalla multa alla Rete scuole di Milano (20mila euro per 15 locandine appiccicate con lo scotch) alle ispezioni punitive comandate da Moratti ai due istituti bolognesi da cui è scaturito l'enorme movimento a difesa del tempo pieno fino al taglio di docenti, lì dove ce ne sarebbe più bsogno (a Torbellamonaca, periferia estremissima di Roma, genitori e maestri stanno occupando da giorni la loro scuola). Intanto, "il Tavolo ha deciso di avviare un'inchiesta per capire le dimensioni della disobbedienza", annuncia Vittorio Cogliati Dezza, responsabile nazionale scuola di Legambiente.

Il colpo d'occhio, tra Piazza Esedra e Piazza Navona, è quello di un serpentone rosso, come le bandiere di Cobas e Cgil (e Prc), spezzato dalle insegne gialle di Legambiente e da tantissimi striscioni sulle diverse questioni che trovano nella scuola il proprio "luogo comune": salario, saperi, democrazia sindacale, repressione. Temi su cui da venerdì a stamattina è in corso un forum nazionale che il Tavolo ha voluto aprire alla società civile per far marciare un confronto "costituente" che non riguarda solo gli addetti ai lavori. Per questo sembrava a tutti sconcertante la distanza tra la piazza romana e la Fabbrica prodiana che, in contemporanea, si occupava proprio di scuola. "Ma siamo noi quel pezzo della Fabbrica - osserva Alba Sasso, barese, ex presidente del Cidi, ora deputata ds - e dobbiamo far vivere l'idea di costruzione del programma tra i cittadini".

"Se Moratti è bocciata, non sono previsti corsi di recupero per Berlinguer", puntualizza Michele De Palma, coordinatore nazionale dei Giovani comunisti che già pensano a "Controstati generali", in autunno, autogestiti da studenti e ricercatori precari: "Fa impressione che la Fabbrica discuta senza il "popolo della scuola pubblica" - continua - perché Prodi non è venuto qui?". "Sarebbe gravissimo se non lo sapeva, ma sarebbe addirittura agghiacciante se invece fosse stato consapevole che oggi siamo tutti qui", aggiunge Piero Bernocchi dei Cobas ricordando i brutti segnali "continuisti" che provengono da Bersani e D'Alema (contrari a una nuova riforma) e dalle leggi regionali che già applicano la Moratti (in particolare in Emilia e Toscana). "Prodi avrebbe dovuto capire che era il caso di sospendere il suo appuntamento - aggiunge Loredana Fraleone, responsabile scuola del Prc - comunque nessun governo riuscirebbe a condizionare un movimento, come questo, che riesce a intrecciare la mobilitazione con la riflessione".

A chi succederà alla ministra, che Berlusconi pare voglia scaricare prima del 2006, verranno chieste subito "risorse, tempo pieno e lotta alla dispersione", spiega Enrico Panini, leader della Cgil scuola. "Entro i primi 100 giorni - riprende Fraleone - si dovrà innalzare l'obbligo scolastico e la formazione professionale dovrà iniziare solo dopo l'età dell'obbligo". "Ma bisognerà cambiare le superiori - avverte Cogliati Dezza - perché così come sono sarebbero prigioni". Claudio Riccio (Uds), torna al presente e al rischio che la bozza Moratti sui licei (che baratta l'obbligo con un ambiguo diritto-dovere assolvibile con stage aziendali e ripristina il voto in condotta) passi in estate, a scuole chiuse. Dietro l'angolo, in Parlamento, è in ancora agguato il decreto sulla docenza universitaria che cancella la ricerca pubblica di base.


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