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Liberazione: Scuola, 100mila firme per “rivoluzionarla”. Prc: «Governo troppo timido»

Retescuole presenta un progetto di iniziativa popolare per difendere l’istruzione pubblica e combattere il precariato. Chiesta l’abrogazione immediata della riforma Moratti. Domani in Consiglio dei Ministri il ddl Fioroni sui nuovi esami di maturità

03/08/2006
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Liberazione

Alessandro Antonelli
Più che una riforma una rivoluzione: abrogare subito la legge Moratti e riedificare dalle fondamenta il sistema istruzione. Lo chiede con forza Retescuole con una legge di inziativa popolare le cui firme saranno depositate domani: 120mila quelle raccolte fino a ieri, 80mila quelle certificate.
La Rete invoca interventi per una scuola pubblica, laica e pluralista, ma soprattutto risorse certe ed adeguate, almeno il 6% del Pil, che mettano fine alla politica dei tagli al personale, solo in parte compensati da nuove assunzioni.

«Il mondo della scuola è ancora deluso dalle scelte iniziali della nuova maggioranza di governo» sintetizza Gennaro Loffredo, del dipartimento nazionale scuola del Prc. Troppo scarsi finora, secondo i comitati promotori, i segnali di discontinuità con la passata gestione.

I provvedimenti presi dal ministro Beppe Fioroni, che già nel primo incontro con i sindacati aveva annunciato misure urgenti per contrastare la piaga del precariato, appaiono allo stato molto timidi. L’assorbimento di 20mila docenti e 3.500 unità di personale Ata, denunciano dalla Rete, era in realtà già previsto dal precedente governo, e l’annuncio di altrettante assunzioni resta per ora sulla carta. Né può essere rinviato sine die il problema degli insegnanti di sostegno, il cui numero è ritenuto del tutto inadeguato per gestire classi con alunni disabili o con esigenze formative specifiche.

Il timore, insomma, è che la discussione in corso sulla riforma scolastica rischi di avvitarsi attorno alla questione della nuova formulazione degli esami di maturità e lasci fuori dall’agenda del ministro alcune problematiche che toccano i nervi scoperti del pianeta istruzione. E già, perché a sinistra c’è chi storce il naso nei confronti di una politica eccessivamente liberal che scorre sottotraccia a viale Trastevere: per Retescuole è inammissibile, ad esempio, che il Ministero avalli l’attuale regolamentazione per gli asili nido, affidati alla gestione delle regioni, che i promotori della legge vogliono inseriti nel sistema di istruzione nazionale con standard qualitativi più elevati. Ma c’è anche una marcata spaccatura sui programmi scolastici: Fioroni ha insistito a più riprese per uno Stato per così dire “leggero”, che lasci ampio spazio all’autonomia didattica dei singoli istituti, mentre dalla Rete chiedono programmi moderni, ma soprattutto condivisi.

Per quanto riguarda la scuola elementare e media, l’obiettivo dei promotori è ottenere un’applicazione efficace del tempo pieno, mentre per le superiori non è sufficiente la semplice sospensione della sperimentazione dei nuovi licei voluti dalla Moratti ma occorre una riforma totale che preveda il passaggio da un biennio unitario ad un triennio di indirizzo e una formazione professionale che parta solo dopo l’assolvimento dell’obbligo scolastico che i firmatari vogliono portare a 18 anni.

Tanti ancora, dunque, i nodi da sciogliere. Dal ministero per ora nessun commento sui contenuti delle legge di iniziativa popolare che per approdare in aula avrà bisogno di un vero appoggio parlamentare. Per ora, di sicuro, all’ordine del giorno c’è il disegno di legge che modifica gli esami di maturità, e che già domani potrebbe incassare il via libera dal Consiglio dei ministri.


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