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Liberazione: Sans-papiers, banchi vuoti nelle scuole francesi

La protesta contro Sarkozy, il ministro degli Interni che promette la regolarizzazione e poi stabilisce le quote, manifestazioni e ricorsi

29/09/2006
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Liberazione

Veronic Algeri
Alla riapertura delle scuole, all’inizio di settembre, molti dei banchi occupati dai giovani sans-papiers erano vuoti. Durante i mesi estivi, la macchina delle espulsioni azionata da Sarkozy, il ministro degli Interni francese, non si è mai fermata nonostante la circolare che, lo scorso 13 giugno, aveva promesso la regolarizzione alle famiglie con figli scolarizzati.

«Migliaia di famiglie sono state ingannate. Sono uscite dall’ombra per richiedere la regolarizzazione, ma le prefetture le hanno ignorate e hanno invece applicato le quote stabilite in precedenza dal Ministero degli Interni», spiega Brigitte Wieser, portavoce del Réseau Education sans frontières (Resf), l’associazione di insegnanti, genitori di studenti e liceali costituitasi due anni fa per aiutare i giovani sans papiers e le loro famiglie.

Sulle 30 mila persone che ne hanno presentato la richiesta, solo 6924 hanno ottenuto la regolarizzaione. Ora si tratta di capire come fare per gli altri 23 mila rimasti nel limbo. I loro dossier giacciono sui tavoli delle amministrazioni locali, i più fortunati saranno convocati nelle prossime settimane dalle prefetture. Ma Sarkozy ha detto basta e il rischio per loro è che presentandosi, anzichè essere regolarizzati, siano arrestati.

Come contrastare la scelta del Ministro e ottenere la riesamina delle loro pratiche? Questa è la sfida lanciato da Resf. L’associazione che la scorsa primavera aveva invitato genitori e insegnanti alla disobbedianza civile, nascondendo i baby-clandestini in modo da contrastare le espulsioni delle famiglie di irregolari, mercoledì scorso ha indetto una manifestazione per denunciare le condizioni di applicazione della famosa circolare. In migliaia sono scesi nelle piazze davanti alle prefetture di tutta la Francia al grido di «il posto dei bambini è a scuola, non nei centri di permanenza temporanea».

A Parigi sono stati inoltrati 815 dossier per fare ricorso contro il rifiuto delle prefetture.

Lo scorso giugno, il Ministro aveva stabilito le condizioni per ottenere un «permesso di soggiorno a titolo eccezionale e umanitario», attenendosi a una serie di criteri: uno dei genitori deve essere residente in Francia da almeno due anni; almeno uno dei figli deve essere regolarmente iscritto a scuola da settembre 2005; almeno un figlio deve essere nato in Francia o esservi residente dall’età di 13 anni e non deve avere alcun legame con il Paese d’origine dei genitori; ma, soprattutto, i genitori devono provvedere all’educazione dei figli e «dar prova di una reale volontà d’integrazione, per esempio caratterizzata dalla padronanza della lingua francese».

In seguito alla circolare, durante l’estate, sono giunti alle prefetture migliaia di richieste di regolarizzazione: «un’onda di speranza» si legge in un comunicato di Resf, «per le famiglie che rispondevano ai criteri definiti dal Ministero. Un sollievo per i più fortunati ma l’angoscia per gli altri!». I volontari della rete di Resf lavorano a tempo pieno e consigliano alle famiglie di allegare alle lettere di ricorso, scritte faticosamente, le prove del loro «livello di integrazione»: la fotografia di fine anno del figlio, la lettera del rappresentante degli studenti in cui compare il loro nome.

Ma le possibilità di ottenere la regolarizzazione sono poche. Nell’ultima nota del Ministro Sarkozy ai prefetti si legge: «Vi si chiede di mettere in atto le misure di espulsione per gli adulti e i genitori di minorenni ai quali è stata rifiutata la domanda di regolarizzazione. Richiamo in particolar modo la vostra attenzione sul fatto che polizia e gendarmeria non interverranno all’interno ne’ in prossimità degli edifici scolastici». Invece, nella città di Chartres, questo è accaduto: la polizia è entrata in una scuola materna per prelevare due bambini di due anni e mezzo i cui genitori erano stati arrestati. E le conseguenze inumane si moltiplicano: un padre di famiglia deluso dalla circolare del 13 giugno fa lo sciopero della fame, altrove ancora decine di bambini aspettano il ritorno dei loro genitori espulsi durante l’estate. Fino a Cachan, dove decine di famiglie occupano il più grande squat del Paese e ogni giorno, sulla strada che le porta a scuola, subiscono i maltrattamenti della polizia.

Contro le pratiche di Sarkozy, Resf non è sola, tutte le associazioni che lottano in difesa dei sans-papiers erano presenti alla manifestazione. La Cimade (Servizio ecumenico di mutuo aiuto) ha lanciato una petizione per la creazione di una commissione d’inchiesta parlamentare per far luce sulle condizioni di applicazione della circolare (placeauxdroits. net). Il Sindacato degli avvocati di Francia (Saf) invoca il principio di uguaglianza nel caso in cui il permesso di soggiorno venga dato ad alcuni e non ad altri sulla base delle stesse condizioni. Bernard Even, giudice amministrativo, denuncia, da parte sua, la violazione del diritto al rispetto della famiglia contenuto nell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Domani è prevista un’altra grande manifestazione e, ancora, alla fine di ottobre un’altra giornata di ricorsi alle prefetture. Perchè le persone che sono uscite dal silenzio non ritornino nella clandestinità


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