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Liberazione-Sacrifici e "meritocrazia", la ricetta scolastica di Treellle

suggerimenti del quaderno n° 4 dell'associazione fondata da Umberto Agnelli Sacrifici e "meritocrazia", la ricetta scolastica di Treellle "Non date lezioni private?". "Fin troppe, caro sign...

14/07/2004
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Liberazione

suggerimenti del quaderno n° 4 dell'associazione fondata da Umberto Agnelli
Sacrifici e "meritocrazia", la ricetta scolastica di Treellle
"Non date lezioni private?". "Fin troppe, caro signore! Non faccio altro che insegnare: e quando volete che studi?". La lamentela del Galileo brechtiano dovrebbe diventare di tutta la categoria degli insegnanti se si seguissero pedissequamente le indicazioni che escono dal quaderno n° 4 dell'associazione Treellle, fondata da Umberto Agnelli, presentato alla stampa all'inizio di luglio.
La Treellle vorrebbe risolvere in modo assolutamente aziendalistico tutti i problemi che emergono dalla scuola italiana: bassi stipendi, poca affezione al lavoro, alta età anagrafica degli insegnanti. A questi indicatori fanno seguito altri che non vengono collocati nel contesto italiano: troppi insegnanti, troppe poche ore di lavoro, pochi studenti per classe, troppe ore di frequenza per gli stessi, troppi lavoratori Ata.

Il tutto dovrebbe essere risolto con la solita ricetta: stecca e rassegnazione. Lavorare di più, in modo flessibile, sacrificarsi per l'utenza. Il tornaconto sarebbe, per i più bravi, un aumento di stipendio. Il problema sorge qui. Si potrebbe anche accogliere un criterio veramente meritocratico, effettivo. In fondo insegnanti incapaci li abbiamo avuti tutti e ne siamo usciti, chi meglio chi peggio.

Ottimale sarebbe avere professori e maestri all'altezza del loro lavoro. Ma come si fa a stabilire quale sia l'insegnante bravo, capace? Rispetto a quali aspettative? A quali standard? Il quaderno non lo dice. Si rigira in schemi futuribili di modalità funzionali che non fanno altro che riprodurre un conformismo dilagante che fa capo ai presidi, novelli manager, per i quali fra l'altro non è previsto nessun percorso di controllo sulle loro capacità, che notoriamente non sono mai state testate con altro che un concorso superato in illo tempore, pratica ritenuta perniciosa per l'immissione in ruolo degli insegnanti. Data la derivazione aziendale dell'associazione in questione risulta nella logica della stessa la salvaguardia, naturale, dei dirigenti. Ma così non è, almeno nella scuola, e le conseguenze nefaste di presidi improvvisati ed incapaci si ripercuotono poi su tutto il sistema. Ma su questo di solito si tace. E logicamente l'Associazione Nazionale Presidi ha accolto le riflessioni di Treellle con favore, così come ha fatto il ministro Letizia Moratti. Meno giulivi sono stati i sindacati di categoria.

Chissà cosa ne pensano gli insegnanti della solita ricetta produttivistico-gerarchica. Curiosa è poi anche la composizione di detta associazione. In mezzo ai soliti noni noti, che appaiono sempre come prezzemolo, Sergio Romano, Dario Antiseri, Innocenzo Cipolletta, Umberto Veronesi, Giuliano Ferrara, Carlo Rossella, Fedele Confalonieri, vi sono anche personaggi che forse farebbero bene a defilarsi, quali Umberto Eco e Tullio De Mauro. Il secondo poi dovrebbe porsi politicamente su altra sponda rispetto ai nominativi citati prima. O forse no!

Tiziano Tussi


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