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Liberazione: Professori a numero chiuso. La nuova scuola targata Gelmini

La ministra abolisce i due anni di formazione: «Hanno formato troppi precari». La protesta dei senza cattedra

29/08/2009
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Liberazione

Laura Eduati

Obsolete e fonte di precariato. Maria Stella Gelmini manda definitivamente in pensione le Ssis, le scuole di formazione per insegnanti, e lancia un nuovo percorso a numero chiuso per coloro che vogliono diventare docenti.
Primo passo: il numero di professori da assumere sarà calcolato in base al reale fabbisogno delle scuole e dunque saranno previste prove di accesso alla laurea quinquennale, e non più quadriennale, per i futuri maestri della scuola primaria che dovranno inoltre seguire laboratori di inglese e nuove tecnologie. Per il sostegno, tutti i docenti dovranno apprendere le modalità per affrontare gli alunni disabili.
Secondo passo: per le scuole medie e superiori sarà necessaria la laurea magistrale e un anno di Tirocinio Formativo Attivo, ovvero 475 ore in classe con la supervisione di un tutor. Il tirocinio - possibile negli istituti statali e paritari - è la vera novità e sostituisce le Ssis che comportavano una frequenza obbligatoria di due anni dopo la laurea. «Un sistema di formazione obsoleto e fonte di enorme precariato perché avevano continuato a funzionare nonostante le graduatorie fossero chiuse», così le liquida Gelmini, che però non spiega in dettaglio come verrà gestita la fase transitoria e quale sarà il destino dei docenti precari che hanno un diploma Ssis o una vecchia laurea magistrale ma non sono riusciti a entrare di ruolo: per loro il ministero prepara generici «percorsi» e test finale per conseguire l'abilitazione. E in attesa che partano le nuove lauree magistrali, il test a numero chiuso servirà per entrare nel Tirocinio formativo attivo.
La ministra spiega che il nuovo tirocinio eviterà di ripetere le materie già studiate durante l'università, come accadeva nella Ssis, e concentrerà le energie sull'apprendimento delle tecniche di insegnamento e pedagogiche. In uno slogan: «Si passa dal semplice sapere al sapere insegnare».
Ultima novità: gli aspiranti professori potranno accedere a corsi di specializzazione dove impareranno a insegnare matematica o storia in inglese.
Saranno gli Uffici scolastici regionali, gli ex provedditorati, a organizzare gli albi per il tirocinio stilando un elenco delle scuole che accettano i tirocinanti e compiendo una valutazione finale dell'anno formativo che acquisirà un «peso determinante» per l'abilitazione all'insegnamento. Anche i precari della ricerca potranno entrare nel tirocinio, senza passare per la laurea quinquennale, ma dovranno passare un esame orale e comunque saranno in soprannumero rispetto a chi sta seguendo l'iter tradizionale. Tirando le somme, la ministra punta soprattutto sulla selezione «severa ma doverosa per chi avrà in mano il futuro dell'Italia», ma soprattutto per evitare futuri precari.
Gelmini sceglie il congresso annuale di Comunione e Liberazione a Rimini per stilare le nuove regole della scuola. Ed esplicita un lieve dissenso nei confronti del dialetto a scuola come richiesto dalla Lega: meglio l'insegnamento delle tradizioni locali. Sempre al meeting Cl, il ministro veneto Luca Zaia ribadisce invece che nelle aule bisogna parlare le lingue del territorio. Tuttavia proprio dal Veneto arriva un sondaggio che boccia Zaia: quattro veneti su cinque la ritiene una idea balzana.
Più incisivo l'intervento di Gelmini sui finanziamenti alle scuole private, in maggioranza cattoliche, augurandosi che quest'anno la Finanziaria non ponga gli stessi problemi dell'anno scorso, quando Tremonti impose tagli selvaggi all'intero sistema scolastico. Nessuna parola, invece, sulle scuole pubbliche.
Regole fumose sul nuovo reclutamento degli insegnanti e soprattutto sulla gestione della fase transtoria, che rischia di escludere gli insegnanti già formati e precari: di questo si lamentano sindacati e opposizione. L'ex ministro della pubblica istruzione, Giovanni Fioroni, vede nell'annuncio di Gelmini l'ennesimo proclama estivo che non tiene conto dei tagli e del numero altissimo di insegnanti disoccupati determinati dalle politiche del governo. Un punto sottolineato anche dalla Cisl Scuola che reputa «più che mai urgente» concretizzare «misure straordinarie per i precari che perderanno il posto di lavoro». La Uil accoglie con favore l'impianto generale ma si chiede come verranno gestiti i prossimi otto anni, visto che i primi laureati col nuovo iter arriveranno soltanto nel 2016.
Il problema dei precari segna già l'allarme rosso. Nel giro di pochi giorni i collettivi dei professori senza cattedra hanno organizzato forme di protesta disperate in molte città del Meridione, soprattutto davanti ai rispettivi Uffici scolastici regionali. A Palermo sciopero della fame davanti, a Taranto gli insegnanti discoccupati si sono incatenati, a Salerno l'occupazione ha previsto anche la protesta sul tetto, conclusa poi con un incontro con le istituzioni. Ad Agrigento i precari sono riuniti in presidio permanente, oggi parte la protesta di Messina. La scuola si muove. E il timore di una nuova Onda manda in paranoia persino i servizi di sicurezza del meeting di Rimini, dove quattro ragazzini con la kefiah, seduti compostamente ad ascoltare la ministra, vengono identificati dalla polizia.


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