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Liberazione-Per la scuola di tutti

Per la scuola di tutti La finanziaria si appresta ad assestare l'ennesimo colpo alla scuola pubblica, al diritto allo studio, all'università, alla ricerca. Siamo all'interno di un progetto d...

19/10/2002
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Liberazione

Per la scuola di tutti
La finanziaria si appresta ad assestare l'ennesimo colpo alla scuola pubblica, al diritto allo studio, all'università, alla ricerca. Siamo all'interno di un progetto di destrutturazione del sistema pubblico dell'istruzione e della formazione, elemento strategico delle politiche neoliberiste, che ormai investe tutta l'Europa e apre una grande questione di democrazia per il paese di fronte alla violazione di principi di libertà, di laicità, e di diritti universali sanciti dalla Costituzione. Conferma tutto ciò il profilo profondamente antisociale di questa finanziaria, una scure sulla parte più debole della scuola: il precariato, i portatori di handicap, il personale Ata e docente non idoneo. Le cosiddette misure di razionalizzazione di Tremonti-Moratti altro non sono che interventi tesi a privare la scuola pubblica di risorse fondamentali, in una logica di risparmio e di dequalificazione. Tagli allo stato di previsione della spesa del Ministero dell'istruzione per 309 milioni di euro nel triennio in conseguenza dell'art. 22 della Finanziaria che prevede l'accorpamento a 18 ore degli orari di cattedra e la riduzione drastica del personale Ata. Decine di migliaia di posti in meno. Un attacco grave al diritto allo studio degli studenti, costretti da una logica di risparmio all'accorpamento delle classi, alla rotazione degli insegnanti, all'impossibilità di avere supplenti prima dei 15 giorni. L'assegnazione degli spezzoni di cattedre solo ai docenti di ruolo si tradurrà in una riduzione di organico di 30 mila cattedre.
Un colpo di grazia al precariato che si aggiunge ai 12 mila posti in meno effetto per quest'anno della precedente finanziaria. Nel triennio 2003-2005 saranno tagliati 8 mila Ata che si aggiungono ai 18 mila della recente revisione organica. Complessivamente nel triennio l'organico dei collaboratori scolastici sarà ridotto di 3.200 unità all'anno. A un quadro già così sconcertante che mina il funzionamento e la qualità della scuola si aggiungono le odiose misure per il collocamento fuori ruolo del personale scolastico. I docenti inidonei per motivi di salute dovranno essere riassorbiti nella pubblica amministrazione entro cinque anni altrimenti si procederà al licenziamento. Più drastica la soluzione per il personale Ata: l'inidoneità è abolita e coloro che si trovano fuori ruolo per malattia dovranno rientrare entro il 31 agosto 2003, pena il licenziamento. Ciò che appare ulteriormente grave è che la finanziaria sancisce nei fatti una divisione netta tra Ata e docenti, l'anticamera di una divisione contrattuale nella scuola. Altra mannaia per il sostegno ai portatori di handicap. Il ministero accentra la disponibilità dei posti per i docenti di sostegno stabilendo ogni anno un tetto massimo a cui i dirigenti regionali dovranno attenersi anche se il contingente sarà inferiore alle reali esigenze. La filosofia della finanziaria configura un modello di scuola in un modello di società classista, escludente e subalterno al mercato. Per queste ragioni pensiamo che sia inemendabile in un'ottica di riduzione del danno.

A queste misure rispondiamo con un'opposizione rigorosa con proposte diametralmente alternative, tese a recuperare risorse, investimenti per il diritto allo studio, la qualificazione dell'insegnamento, le immissioni in ruolo, l'edilizia scolastica. Ai tagli alle attività di formazione e aggiornamento si aggiunge la cancellazione di progetti importanti per l'inserimento dei bambini portatori di handicap, di bambini stranieri, la dispersione scolastica. Per la scuola pubblica del futuro della Moratti di risorse non v'è traccia. Il piano di investimento pluriennale di 19 mila miliardi è scomparso e Tremonti non ha ceduto nemmeno alle richieste di fondi per far decollare la controriforma, partita giù in via sperimentale in alcune regioni, prima che camera e senato l'abbiano discussa. Un ulteriore scippo al ruolo del Parlamento. Intanto il ministro Moratti sogna di tornare al maestro prevalente nella scuola elementare, provvedimento inizialmente inserito nella finanziaria e poi accantonato. Avrebbe comportato da subito il taglio di altri 20 mila insegnanti ma per il momento meglio rinviare alla riforma o alla prossima finanziaria.

La difesa e il rilancio della scuola pubblica si gioca oggi anche su un altro fondamentale terreno. L'ulteriore spinta federalista della devoluzione conferirà maggiori competenze e poteri nelle mani delle regioni, e ciò può rappresentare la fine dell'unitarietà del sistema scolastico nazionale. Un progetto pericoloso a cui devono sottrarsi le regioni che oggi lanciano una sfida di opposizione alla riforma Moratti. La battaglia nei confronti di questa controriforma può essere vinta da un movimento che tenga insieme studenti, Ata, insegnanti, famiglie per il primato della scuola della Repubblica. Lo sciopero del 18 ci parla concretamente di questa possibilità, di una battaglia fuori e dentro il Parlamento, che riesca a saldare le lotte, le istanze che attraversano il mondo della scuola al più esteso conflitto sociale che si sta aprendo nel paese a partire dall'attacco all'art. 18.


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