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Liberazione-Parte il carcere privato modello Muccioli

E' pronto a ricevere il "popolo degli spinelli" Parte il carcere privato modello Muccioli Sabrina Deligia Minacce alla stampa e arresti per i manifestanti. Questi i contorni dell'inaugurazi...

22/03/2005
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Liberazione

E' pronto a ricevere il "popolo degli spinelli"
Parte il carcere privato modello Muccioli
Sabrina Deligia
Minacce alla stampa e arresti per i manifestanti. Questi i contorni dell'inaugurazione della primo carcere privatizzato in Italia. Quello di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena. La prima casa lavoro per tossicodipendenti è stata ieri ufficialmente aperta, ed è ispirata al modello-San Patrignano. Il metodo Muccioli (quello della comuità-carcere) è stato ritenuto dai ministri del governo Berlusconi l'unico possibile per il recupero di tossici "condannati a pene detentive che non permettono l'assegnazione alla comunità".
Ad inaugurarla il guardasigilli Roberto Castelli e il responsabile per le relazioni con il parlamento Carlo Giovanardi e come previsto - a dispetto delle critiche esplose all'annuncio dell'affare Muccioli - si sono detti convinti che il carcere sulla via Emilia sarà una struttura modello. Modello SanPa': comunità carcere. Nei fatti il primo contenitore messo a punto per accogliere il popolo della "cannabis", vittima delle retate promesse e che verranno, una volta passata la legge sulle droghe firmata Fini-Mantovano. Il primo di tanti. Un business modello americano. A rimetterci da subito i tossici, una volta a regime (entrata in vigore la legge) le braccia che produrranno a costo zero i profitti pianificati, da Muccioli e Castelli, saranno anche quelle di ragazzini beccati con il fumo appena sufficiente per qualche spinello: 250 milligrammi.

"E' la prima volta che due ministri inaugurano un istituto penitenziario e questo dimostra quanto a questo governo stiano a cuore le politiche per i tossicodipendenti". Con queste parole il ministro della giustizia Roberto Castelli si è rivolto alla platea delle autorità in occasione dell'inaugurazione del carcere di Castelfranco Emila (riveduto e corretto in corso d'opera). Accanto al guardasigilli, come annunciato, il ministro per i Rapporti con il parlamento e con delega alle politiche per la tossicodipendenza Carlo Giovanardi. Il protocollo ha voluto che il saluto dei ministri fosse preceduto da un breve messaggio di "apprezzamento per il raggiunto obiettivo" del già vice premier Gianfranco Fini (deus ex machina dell'iniziativa e della linea repressiva che attraversa il disegno di legge sulle droghe che porta il suo nome).

Nella sostanza il progetto Castelli - ad ascoltare le parole dello stesso ministro - sarà seguito da altre esperienze analoghe in Italia: dove il 30% dei detenuti è tossicodipendente e il 40% si trova in carcere per reati legati alla droga. Questo il business attuale, ma in futuro andrà meglio. Terminato il protocollo, con tanto di visita alla tenuta agricola che ospiterà i detenuti condannati ai lavori forzati, Castelli ha attaccato "La Repubblica" e minacciato di querela il giornalista Jenner Meletti (presente in conferenza stampa) colpevole - secondo il guardasigilli - di aver diffuso notizie false. "C'è stato un quotidiano che è andato molto al di là del diritto di libertà di stampa, tanto è vero che ho incaricato i miei uffici di valutare se ci sono gli estremi per una denuncia alla magistratura. Perché - ha spiegato il ministro - notizie assolutamente false". Alla minaccia è seguita l'apparente retromarcia sull'affare San Pa'. "Non è vero - ha sottolineato Castelli - che sarà gestita da San Patrignano, una delle tante organizzazioni volontarie contattate che ha risposto sollecitamente". Questo non significa che la co-gestione di Andrea Muccioli sia andata in fumo. Anzi. Certo è quella di Castelfranco Emilia è il primo caso di una cosiddetta comunità terapeutica che, anziché liberare il detenuto tossicodipendente dal carcere, lo incatena ai lavori forzati. Così com'è San Patrignano.

Restano dunque in piedi, tutte le critiche e le contestazioni al progetto, così come restato i dubbi su tutta l'operazione. Soprattutto rispetto ai protocolli terapeutici: visto che il detenuto sarà costretto a firmare un vero e proprio "contratto di cura". Questioni aperte ribadite ieri da ben tre manifestazioni contro l'iniziativa governativa. A partire dal sit-in che ieri mattina ha occupato la strada che porta al carcere sulla via Emilia. Centinaia di manifestanti hanno risposto all'appello lanciato dal Coordinamento contro il carcere privato per tossicodipendenti: in strada si sono ritrovati disobbedienti, SocialforumModena, Attac, Rete Lilliput, RdbCub, Rifondazione comunista (tra cui la parlamentare Titti De Simone), Cgil, Pdci, Verdi, Giovani comunisti, circolo universitario e collettivi di studenti in movimento. Ed è stata manifestazione pacifica, nonostante qualche spintone arrivato dalle forze dell'ordine in assetto da guerra.

In tarda mattinata a Roma è partito il blitz nella sede del Dipartimento antidroga: un gruppo di studenti e precari appartenenti ai centri sociali Esc ed Astra hanno attaccato uno striscione sul cancello del dipartimento, con su scritto "Il consumo non si chiude in carcere. Fini e Muccioli piantatela". L'azione disobbediente si é conclusa con la denuncia di una ventina di attivisti per manifestazione non autorizzata.

Nel pomeriggio invece, davanti al ministero della giustizia, in Via Arenula, si sono ritrovate tutte le realtà antiproibizioniste rappresentate dal cartello Confinizero, dagli esponenti politici e sindacali ai centri sociali, agli operatori. La manifestazione, con tanto di carcerati con la divisa a strisce e la palla al piede, ha preso le mosse dal caso Castelfranco per arrivare a puntare il dito contro il disegno di legge Fini sulle droghe. Al gazebo montato per gli interventi in largo Cairoli si sono alternati Giuseppe Bortone responsabile nazionale politiche sulle tossicodipendenze Cgil, Paolo Cento deputato dei Verdi, Stefano Regio responsabile carcere Cnca, Franco Corleone del Forumdroghe, Patrizio Gonnella di Antigone, Vittorio Agnoletto deputato europeo Prc, Cecilia Delia dei Ds, attivisti dell'Mdma e del collettivo di Odioilcarcere. Per gli antiproibizionisti si è così inaugurata una nuova stagione di mobilitazioni, il prossimo appuntamento nazionale del cartello Confinizero è fissato per il prossimo 17 aprile a Roma preso il csoa Forte Prenestino.

Sabrina Deligia


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