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Liberazione: «Niente scuola niente voto» In Barbagia la rivolta contro i tagli della Gelmini

I comuni contro le pluriclassi

04/06/2009
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Liberazione

Checchino Antonini

"Niente scuola - recitano i manifesti sui muri e nei bar del paese - niente voto". Da dodici giorni i bambini di Austis non vanno a scuola. I genitori non li mandano più e stanno riconsegnando i loro certificati elettorali. Diserteranno le urne per le europee in segno di protesta contro i tagli della ministra Gelmini che costringerà i 41 bambini delle elementari a frequentare una pluriclasse anziché una classe vera, quella alla quale i loro genitori li avevano iscritti a febbraio, quella a cui hanno diritto. La notizia è piombata in via informale in questo piccolo comune di mille abitanti nel centro profondo della Sardegna, a 750 metri sul livello del mare, tra sugheri, lecci e graniti scolpiti dai secoli.
La conferma dei tagli l'ha avuta per telefono il presidente del consiglio d'istituto, Franco Carta, ma la sindaca, Lucia Chessa, ufficialmente non è ancora stata informata. «Ma così si cambiano in corsa le regole del gioco: nessuno di noi aveva immaginato di iscrivere un figlio a una pluriclasse», spiega a Liberazione Franco Carta, dipendente regionale di 48 anni, papà di Eleonora che l'anno venturo sarà in quarta. Avevano chiesto, i genitori austesi, il tempo pieno - questo il paradosso - e si ritrovano con le pluriclassi. «Un salto all'indietro nel tempo - dice Lucia Chessa, professoressa di lettere in un liceo della zona - meno organici vuol dire meno classi e il decreto Gelmini riporta in auge una soluzione che si credeva ormai improponibile. Eppure esistono altri modelli organizzativi, di classi aperte, ma l'arroganza del ministero è tale da decidere senza nemmeno informar le comunità». In questa zona del Nuorese (25 comuni tra i 600 e i 3mila abitanti nelle comunità montane di Barbagia, Mandrolisai, Gennargentu e Supramonte) si salveranno dalla scure di Viale Trastevere pochissimi paesi. Intanto, ogni anno si perdono 5mila abitanti tra chi emigra e chi muore. La protesta, fortissima, è nata spontaneamente. All'arrivo delle prime tessere elettorali in municipio anche sindaca e giunta hanno compiuto il medesimo gesto. «Non lo facciamo a cuor leggero ma siamo consapevoli che il diritto allo studio è importante come il diritto-dovere di voto», dice ancora Lucia Chessa preoccupata dalla penalizzazione cui va incontro chi ha operato la «scelta trasgressiva» di vivere in un piccolo comune di montagna garantendo il presidio del territorio, della cultura, del paesaggio e ricevendo in cambio tagli a servizi e diritti.
Immediata la solidarietà del maggior sindacato del comparto scuola. «Quello che accade ad Austis e in altri piccoli centri montani è la dimostrazione che i tagli ci sono e sono insopportabili - dice Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil - abbiamo notizie di disfunzioni ovunque, le scuole non sanno come funzionare. Ma la ministra continua a negare!».
«Niente scuola, vota bene. L'astensione sarebbe un favore alle destre», dice invece Alessandro Corona, candidato Prc alle europee e sindaco di Atzara, una decina di chilometri da Austis. «Bisogna imparare ad alzare la testa, tutti insieme, altrimenti l'anno prossimo arriveranno altri accorpamenti - dice Corona che oggi sarà a Cagliari per manifestare con la Cgil contro i tagli - e allora sarà la disintegrazione della scuola nelle zone interne».


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