Liberazione-Moratti prima taglia poi cerca dollari
La ministra è negli Usa per firmare accordi politici con Washington e promuovere joint venture con il mondo della finanza a stelle e strisce Moratti prima taglia poi cerca dollari Moratt...
La ministra è negli Usa per firmare accordi politici con Washington e promuovere joint venture con il mondo della finanza a stelle e strisce
Moratti prima taglia poi cerca dollari
Moratti è in tournée negli States. Però torna subito. La ministra ha sorvolato l'oceano per cercare dollari per la "sua" università. "Le nostre condizioni "ambientali" - confida la manager berlusconiana al Sole 24 ore - oggi sono tutti elementi d'attrazione". A modo suo non ha torto: gli atenei talmente definanziati da dover pendere dalle labbra dei privati con la metà degli addetti ai lavori (55mila persone) che è precaria, costa poco e quindi, dal suo punto di vista, è "attrattiva". E' proprio per questo che, dopo aver licenziato il decreto sui precari della scuola, donna Letizia è partita alla ricerca di accordi con la comunità finanziaria e politica tra Boston, New York e Washington per "spiegare - sono ancora parole sue - che un intervento nei nostri distretti tecnologici è competitivo con un investimento analogo in America". Miracoli della "flessibilità" morattiana che, con il disegno di legge sul riordino della docenza universitaria, condanna alla precarietà a vita più di una generazione di "cervelli" che nei "corridoi tecnologici" (joint venture tra multinazionali, università e scuole) sopravviveranno con stage gratuti e lavori a progetto. E' una miscela esplosiva tra le trovate della legge 30 e le controriforme di ogni ordine e grado. La ministra fa propaganda, come al solito, ma il mondo accademico non le crede e sta preparando, con tutte le sue componenti, lo sciopero generale delle università già fissato per il 23 aprile.
Anche sul versante dell'istruzione, la cosiddetta riforma è tutt'altro che cosa fatta se perfino la Fondazione Liberal di Adornato ha appena chiuso un convegno milanese dal titolo chiarificatore, "La battaglia della riforma", dove s'è discusso delle fabbriche della conoscenza. L'unica "novità" sono certe facilitazioni riservate ai docenti che acquisteranno un pc portatile.
Ma è l'analogia con la fabbrica che desta una certa inquietudine.
Con l'innalzamento dell'orario delle cattedre a 18 ore (la cosiddetta saturazione stabilita dall'ultima finanziaria che il Prc tenterà di cancellare) e con l'abbassamento a 27 ore del tempo scuola anche alle superiori, la diminuzione di un anno nella istruzione professionale, l'introduzione del maestro tutor, sanciti dalla "riforma", si sta per abbattere sulle scuole un'ondata di tagli all'occupazione molto superiore ai 15mila nuovi posti strombazzati dal controverso decreto precari appena licenziato da Palazzo Chigi. I meccanismi algebrici sono piuttosto complessi ma le proiezioni di Pino Patroncini della Cgil-scuola nazionale, parlano di "47.500 posti solo nella secondaria superiore, a riforma compiuta, senza contare i 50-100mila docenti dell'istruzione professionale che saranno trasferiti alle regioni". Del decreto precari la Cgil dice peste e corna: "Premia o punisce secondo parametri imponderabili. Premia, ad esempio, chi ha fatto il soldato ma non valuta chi ha insegnato in una materia diversa ma affine a quella che insegna". Non sono più teneri i Cobas che intravedono tra le righe "un tale sconvolgimento delle graduatorie per legittimare la chiamata diretta dei presidi". Una vecchia idea della parte più liberista della compagine governativa. Il decreto ridefinisce le graduatorie "per la settima volta in tre anni - spiega Margherita Recaldini del SinCobas - ma non riequilibra le posizioni tra precari "storici" e "sissini" (i diplomati nelle scuole di specializzazione), poi, con la supervalutazione del servizio militare incentiva il servizio militare femminile e, in definitiva tenta di dividere i precari per alimentare una disperata guerra tra poveri".
Intanto il composito "popolo della scuola pubblica" continua a manifestare al di là di ogni aspettativa. Parma ha assistito sabato a un grande convegno autoconvocato dal Manifesto dei 500 ma la tensione arriva perfino nei piccoli centri come Gesturi, un comune del cagliaritano che ieri ha visto 200 persone in piazza. "Il movimento cresce - dice a Liberazione Loredana Fraleone, responsabile scuola per il Prc - e come sulla guerra è chiarissimo nel suo no alla riforma".
Checchino Antonini