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Liberazione: Maulucci contro Cisl e Ferrero:«No a una manovra su 2 anni»

Intervista alla segretaria confederale Cgil. Padoa Schioppa: la Finanziaria non cambierà

11/08/2006
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Liberazione

Andrea Milluzzi
«Sarebbe un’illusione pura pensare che i dati delle entrate fiscali possano cambiare la situazione. A settembre faremo una revisione della manovra, ma credo che l’ordine di grandezza non cambierà in maniera fondamentale» lo ha anticipato ieri il ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa, tenendo presente il fatto che il 4 settembre ci sarà il primo incontro fra il governo e i capigruppo dell’Unione per iniziare a discutere della Finanziaria. Le nuove entrate continuano comunque a sollevare richieste di una revisione dei tempi e dell’importo (35 miliardi) previsti, l’ultima delle quali è giunta, tramite le colonne del Corriere della sera dal segretario della Cisl Raffaele Bonanni. In questa intervista a Liberazione, Marigia Maulucci, segretaria confederale della Cgil, spiega se e come sia cambiata la posizione del sindacato di Corso Italia.

Allora, questi 19 miliardi “inattesi” cambiano le carte in tavola?

La novità è sicuramente bella, così come i dati della produzione industriale che, anche se non sufficientemente consolidati, rappresentano un segnale importante per la ripresa della nostra economia. Il contesto rimane però difficile, ci sono elementi negativi che pesano sulla situazione economica e quindi sulla Finanziaria: la depressione dell’economia americana, l’aumento dei tassi della Bce e soprattutto l’aumento del prezzi del petrolio. Inoltre quella italiana è una ripresa un po’ stentata e i settori dall’alta innovazione tecnologica sono ancora in affanno. Detto questo, il fatto che aumentino le entrate è importante perché ci sono più risorse e perché si consolida un atteggiamento partecipe dei cittadini in materia fiscale (e questo è merito delle azioni del governo). Adesso bisogna andare avanti così.

Chi chiede di spalmare su due anni il risanamento lo fa proprio per permettere alla politica fiscale di dare appieno i suoi frutti...

Noi abbiamo sempre condiviso e apprezzato questa politica e crediamo che debba essere il cardine della Finanziaria. Si devono attuare altre misure sulla tassazione: colpire le rendite finanziarie, reintrodurre la tassa di successione e sistemare la progressività del sistema. Però restare con una situazione di deficit sarebbe un ostacolo per tutto il Paese, per le imprese e anche per i lavoratori. Le nuove entrate possono aiutare il processo di risanamento che deve andare avanti. Poi, certo, sarebbe importantissimo che tutte le risorse aggiuntive fossero destinate allo sviluppo e a sostenere la domanda interna. Tutelando salari e pensioni, con il fiscal drug o una legge sulla non autosufficienza per esempio, e erogando fondi per la ricerca e l’innovazione delle imprese, si farebbero interventi strutturali per lo sviluppo.

Ma niente slittamento dei tempi...

No, io non sono interessata ad andare a Bruxelles per chiedere un anno in più, perché o non ce lo danno o ce lo danno in cambio di un taglio immediato alle prestazioni pensionistiche e quindi il guadagno è nullo. Piuttosto sono interessata ad una manovra che dilazioni nel tempo i suoi risultati. Insomma, vorrei delle riforme che mettano insieme, come vuole il governo, risanamento, equità e crescita, ma non vorrei impiccarmi sull’anno in più o in meno.

Risanamento significa anche tagliare la spesa pubblica?

Ripeto, crescita e equità devono andare a braccetto. Anche prima delle buone notizie, l’ipotesi dei tagli alla spesa pubblica non ci ha mai visto d’accordo perché siamo contrari a tagli che abbiano una finalità immediata di cassa e che non producano reali processi di riforma. Però la spesa pubblica ha bisogno di correzioni nella sua dinamica, come l’eliminazione degli sprechi, tipo le convenzioni con i privati nella sanità, e un orientamento verso l’erogazione dei servizi di qualità e di infrastrutture idonee alla crescita. Questo però non si ha con i tagli, ma con interventi riformatori importanti.

La Cgil ritiene intoccabili alcuni settori?

I tagli non li vogliamo su nessun settore, le riforme si possono discutere su tutti i campi, anche quelli più delicati.

Padoa Schioppa ha assicurato ancora una volta che il taglio al cuneo fiscale si farà. Che ne pensi?

Il cuneo fiscale non è una proposta del sindacato, è un cardine della campagna elettorale dell’Unione. La riserva che abbiamo sempre avuto riguarda il carattere selettivo sulla riduzione: come si articola fra impresa e lavoro? Si spalma su tutte le imprese o sarà fatta una selezione? Nel Dpef ci sono due elementi importanti: i contributi previdenziali non sono nel cuneo fiscale e il taglio riguarderà solo il costo dei lavoratori a tempo determinato cosicché le imprese non avranno più vantaggi ad assumere con contratti atipici.

Tutto questo sarà materia di trattativa fra sindacati e governo. Cosa ti aspetti?

Innanzitutto voglio sapere se il governo è in grado di portare al tavolo una proposta condivisa da tutti o se invece alcuni partiti prima ancora di sedersi al tavolo con noi hanno posizioni differenti.

Stai parlando a Verdi e Rifondazione...

Sì, e a Ferrero in particolare. Io voglio un tavolo sulle riforme con un’ipotesi del governo sul piatto. Faccio una trattativa, con le mie proposte, che poi il consiglio dei ministri valuterà. Non sono interessata ad avere degli alleati.


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