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Liberazione-La scuola superiore disegnata da Moratti: classista e povera

Presentato lo schema di decreto della riforma del secondo ciclo. Che divide anche la maggioranza La scuola superiore disegnata da Moratti: classista e povera Dopo tutto quello che è succ...

27/01/2005
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Liberazione

Presentato lo schema di decreto della riforma del secondo ciclo. Che divide anche la maggioranza
La scuola superiore disegnata da Moratti: classista e povera
Dopo tutto quello che è successo e sta ancora succedendo contro il decreto di riforma del primo ciclo, bisogna riconoscere un certo coraggio alla ministra Moratti, nel presentare lo schema di decreto sul secondo ciclo, che dovrebbe modificare "organicamente" la scuola superiore, rimasta nell'impianto ferma alla riforma Gentile di ottant'anni fa.
Sono già emerse divisioni nello stesso schieramento di governo, non sulle questioni di fondo della riforma (classista come quella che dovrebbe sostituire, ma in compenso più povera). Divisioni rispetto al sistema dei licei, tra strenui sostenitori della cultura classica ed "innovatori", che vorrebbero meno "sacrifici" per le discipline scientifiche. In assenza di un'idea integrata dei saperi alcuni squilibri, con i tagli di ore, pesano ancora di più, infatti quando la coperta è corta rimangono fuori la testa o i piedi.

Stante la riduzione d'orario per tutte le discipline più significative, i tagli colpiscono di qua e di là, squilibrando ancora di più l'assetto disarmonico già presente in quello attuale. Se a questo si aggiungono le quote orarie opzionali obbligatorie, opzionali facoltative e chi più ne ha più ne metta, il pasticcio della futura articolazione disciplinare si presenta perfino incomprensibile, figuriamoci poi a doverla gestire!

Per quanto riguarda il cosidetto Ifp, sistema d'istruzione e formazione professionale, impressiona la disinvoltura con la quale si liquida, regionalizzandola, l'Istruzione Professionale di Stato, senza degnare del minimo riconoscimento un'esperienza scolastica, sicuramente da rivedere, ma che ha svolto negli ultimi anni una meritoria funzione sociale, di accoglienza e di attrazione verso la cultura generale, per tanti giovani altrimenti destinati all'uscita dal sistema scolastico.

Niente si dice poi della Formazione professionale, già "sistemata" con il decreto d'alternanza scuola lavoro e con la legge 30.

Anche nel fronte opposto a quello governativo non mancano i fautori della canalizzazione precoce e della regionalizzazione dell'istruzione professionale di Stato. Mi sembra però che si vada allargando una benefica preoccupazione, per l'impoverimento culturale, che le riforme Moratti porterebbero inevitabilmente grazie alla micidiale saldatura dell'assetto liberista con quello confessionale.

Tutti si rendono conto che stiamo parlando della fisionomia dell'Italia nei prossimi decenni, del futuro delle prossime generazioni e persino della collocazione del capitalismo italiano in quello mondiale, cosa che dovrebbe interessare anche coloro che non riescono ad immaginare nulla oltre il suo orizzonte.

Giorni or sono Repubblica ha pubblicato dati sulla competitività internazionale, dai quali si possono ricavare considerazioni utili per la riflessione sulla riforma del sistema d'istruzione.

Nonostante quello che ci si potrebbe aspettare, al primo posto troviamo la Finlandia e solo al quarto Taiwan, mentre l'Italia è scivolata, in un anno, dal quarantunesimo al quarantasettesimo posto, con ben sei punti in meno.

E' evidente che la Finlandia e Taiwan si collocano in aree diverse del mercato internazionale, per modalità di produzione, compresi i diritti di chi lavora, e qualità di prodotto, intendendo per questa, tecnologia e sapere scientifico che vi sono incorporati. Il sistema d'istruzione dei due paesi è altrettanto distante. Faccio notare che in Finlandia l'obbligo scolastico arriva ai diciotto anni ed è considerato uno dei paesi con il sistema d'istruzione tra i più efficaci nel mondo.

Con quale dei due paesi intende "competere" l'Italia? Certamente non pongo questa domanda essendomi improvvisamente convertita all'ideologia del sapere funzionale al mercato. Voglio solo mettere in evidenza come l'immiserimento di scuola, università e ricerca ci metta, oltre tutto, nella condizione di rincorrere un modello come quello di Taiwan, per noi improponibile, piuttosto che guardare ad uno, se non altro più avanzato, come quello finlandese.

Non è un caso che anche settori della Confindustria non apprezzino le riforme Moratti. Dunque il completamento della "epocale" riforma della scuola, come si è già visto per il primo ciclo, non è affatto semplice e scontato. Per il secondo ciclo l'iter è appena avviato ed apre nuove contraddizioni, oltre a provocare, come mi pare di intravvedere, la mobilitazione della scuola superiore, che finora è rimasta abbastanza ferma a guardare i misfatti che si sono abbattuti sul primo ciclo. Siamo all'apertura di una nuova fase della mobilitazione della scuola, che può persino incrociare quella dell'università e della ricerca.

E' tutto il mondo che ruota intorno alla conoscenza ad essere provocato, comprese l'informazione e la comunicazione, e se è vero, come sembra si riconosca ormai abbondantemente a sinistra, che sul terreno culturale va investito molto della battaglia contro il governo Berlusconi e contro il liberismo, ci troviamo di fronte ad un dovere, oltre che ad un'occasione da non perdere.

Loredana Fraleone


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