Liberazione-La scuola è partecipazione
La scuola è partecipazione Il movimento di contestazione alla Riforma Moratti ha ormai alle spalle mesi di mobilitazione. Ha coinvolto inizialmente le scuole a tempo pieno, per poi estendersi...
La scuola è partecipazione
Il movimento di contestazione alla Riforma Moratti ha ormai alle spalle mesi di mobilitazione. Ha coinvolto inizialmente le scuole a tempo pieno, per poi estendersi alle scuole elementari tutte, alle medie, ed inizia ad investire anche le superiori, meno in fibrillazione, in quanto ancora non toccate dal decreto attuativo, in fase di elaborazione.
Ha determinato alleanze impensabili, anche se obbligate, creato comitati e coordinamenti che riconoscono come unica forma di "egemonia" quella di contenuti inequivocabili, come il ritiro del decreto sulla primaria e dell'intera controriforma. Ha prodotto nuove forme espressive di lotta, visibili specialmente in tutte le manifestazioni che si sono realizzate, indipendentemente da chi le aveva convocate, ma anche nelle occupazioni simboliche delle scuole, nelle assemblee, nei fax, nei documenti, nelle mille iniziative "colorate" messe in atto.
Tanta capacità di resistenza e di espansione, ancora in atto, ha dell'incredibile, a distanza di mesi dall'approvazione del decreto e con la campagna di falsificazione sistematica sull'intera riforma, condotta dalla Moratti e dal governo. Vale la pena di analizzare e cercare d'interpretare questa resistenza, anche per individuarne le prospettive ed il da farsi per alimentarla.
Non mi pare casuale che il cuore di questo movimento sia nella scuola elementare, dove la relazione tra genitori ed insegnanti è molto forte, ha una dimensione spesso quotidiana e legata anche all'attività didattica. I genitori sono coinvolti nei problemi di apprendimento e di socializzazione dei propri figli e non solo, lo sono spesso nelle mille attività che svolgono i bambini, comprese le feste e tutte quelle iniziative che richiedono la loro collaborazione, perché la scuola elementare, che la Moratti vuole controriformare, pone al centro della propria attività la relazione, quella che si vuole distruggere con la riduzione dei tempi, i percorsi personalizzati, la reintroduzione surrettizia del supermaestro tuttologo.
E' dunque la scuola, come luogo privilegiato di socialità, che favorisce la partecipazione, come ha voluto sottolineare l'istituzione degli Organi Collegiali a suo tempo? La scuola pubblica è l'unica istituzione del nostro paese dove esiste davvero ancora la partecipazione, dove più dove meno. E' l'unico luogo di questa società dove la partecipazione è riconosciuta come fattore costitutivo delle abilità di chi studia.
Si capisce allora come questa sua caratteristica sia inconcepibile ed insostenibile, per il processo di passivizzazione di cui il neoliberismo ha bisogno, ma si capisce anche da dove derivi la quantità e la qualità della resistenza che riesce a mettere in atto la scuola pubblica.
Bisogna cogliere il valore strategico di questa resistenza, ed anche il nostro partito nel suo insieme è bene che lo colga, poiché parla della possibilità di rompere l'attacco ai residui elementi di egualitarismo presenti nella nostra società, di quella di contrastare la nuova selezione di classe che avanza, con la riproposizione delle "capacità innate" che i percorsi personalizzati dovrebbero ratificare.
La tenuta di questo movimento in Italia acquista importanza ancora più grande se si pensa alle proposte oscene del governo di Blair, che vuole formare le classi in base alle "capacità" invece che all'età, seguito sembra dal suo omologo sempre più sbandato governo tedesco.
Stiamo parlando della barbarie che avanza e degli argini a questa barbarie ed è per questo che tutto ciò che si muove contro la riforma Moratti va sostenuto e favorito.
La vocazione unitaria di questo movimento mostra la comprensione di tutto ciò e spiazza i tentativi di timbrarlo, da qualunque parte vengano.
Alla manifestazione del 28 febbraio, convocata dai sindacati confederali, ed allo sciopero del primo marzo indetto dai Cobas, appuntamenti riusciti e dunque utili, è necessario che ne segua uno unitario ancora più ampio, ad esempio quello sciopero indetto da tutte le organizzazioni sindacali, che i lavoratori della scuola attendono da tempo.
La realizzazione di questo appuntamento, che non può essere la spallata contro la Moratti, ma il cazzottone che può contribuire a rendere possibile il ko, vede la disponibilità responsabile dei Cobas e la crescente determinazione della Cgil, che non può rimanere in mezzo al guado con la non partecipazione ai tavoli "tecnici", a differenza di Cisl e Uil da una parte e la non risposta alla richiesta unanime di un movimento del quale è parte integrante dall'altra. Persino Cisl ed Uil sembrano non potersi più sottrarre alla spinta forte che viene del basso, la speranza viene da lì.
Loredana Fraleone