Liberazione-La scuola che resiste prepara l'alternativa
La scuola che resiste prepara l'alternativa Lo sciopero generale del 26 marzo nelle scuole è ben riuscito, nonostante che inserire in quella scadenza l'opposizione alla riforma Moratti ...
La scuola che resiste prepara l'alternativa
Lo sciopero generale del 26 marzo nelle scuole è ben riuscito, nonostante che inserire in quella scadenza l'opposizione alla riforma Moratti fosse palesemente "di troppo" rispetto alla vicenda delle pensioni. Sacrosanto quello sciopero generale. Ma rimane drammaticamente inevasa la richiesta di un appuntamento specifico del movimento delle scuole che continua egregiamente a battersi contro il primo decreto attuativo della riforma Moratti. Questo movimento, sostenuto soprattutto da insegnanti e genitori, sta reggendo oltre ogni previsione, anzi si sta allargando e coinvolge sempre più le scuole medie. Ed è riuscito anche a "bucare" l'informazione, nonostante l'indisponibilità del governo (e di parte dell'Ulivo) a misurarsi con i suoi contenuti c con le sue forme di lotta, molto più vicine alle modalità dei movimenti no global che a quelle tradizionali della politica dei partiti e dei sindacati concertativi.
Un movimento che nasce da lontano, da anni di lavoro capillare in difesa della scuola pubblica, da anni di resistenza ai molteplici attacchi che il sistema dell'istruzione ha subito, con un processo costante di sottrazione di risorse quantitative e qualitative.
Un movimento radicale e unitario, che solo può invertire la tendenza alla riduzione del sapere collettivo e all'imbarbarimento culturale. Quello che consente alla destra di "passare" non tanto in parlamento, quanto nella società, con il ritorno dei valori familistici, gerarchici e classisti, messi in dura difficoltà dalla Costituzione repubblicana e dalle conquiste dei diritti fondati sui bisogni.
In questo snodo delicato e difficile, che coinvolge anche le forze politiche dell'opposizione, è necessario valorizzare la resistenza all'attuazione della "riforma" anche nelle singole scuole, che non va applicata in nessun modo. La sfida è a tutto campo: qual è il cuore del problema che investe il futuro dell'istruzione e della ricerca?
La questione ruota intorno al ruolo della formazione pubblica ed a quale sia il momento della vita di un giovane in cui si possa dare per acquisita una cultura generale, adeguata non tanto alle esigenze dei singoli individui, quanto alle necessità complessive della nostra società, qui ed ora.
Lasciamo stare le mistificazioni che tirano in ballo una volta la dispersione scolastica, un'altra volta le esigenze del mercato del lavoro, infine l'approccio più sinistro, le "attitudini". In realtà tutto questo è funzionale alla canalizzazione precoce: nella maniera brutale della riforma Moratti o in quella più soft messa in atto dalle regioni governate dal centrosinistra, con l'integrazione della scuola con la formazione professionale, una sorta di terzo canale. Tutte fandonie, largamente smentite dall'"efficacia" dei sistemi formativi di molti paesi europei che, come la Germania, sono riconosciuti fallimentari persino dall'Ocse.
Lo stesso futuro europeo si gioca qui. Un'Europa che insistesse sulla canalizzazione precoce perderebbe terreno persino nella competitività e sarebbe destinata a ricollocarsi in basso nella divisione internazionale del lavoro. Anche alcuni settori avanzati di Confindustria lo stanno capendo, mentre forze politiche del centrosinistra si attardano in analisi vecchie. Il confronto con esse, talora, sarebbe sconfortante, se non ci fossero un movimento ed una consapevolezza diffusa sul valore del sapere per tutti, se non emergesse nei settori più avvertiti della società che la selezione di classe (o peggio razzista) nell'accesso all'istruzione è non solo inaccettabile sul piano etico-politico, ma è anche una dispersione di risorse ed un abbassamento di opportunità per tutti e tutte.
Quella "domanda di sinistra"che si affaccia in Europa con i movimenti - ma anche con i risultati elettorali della Spagna e della Francia - ci parla di un sentire diffuso che avverte l'insostenibilità della regressione civile e culturale alla quale il neoliberismo vorrebbe destinarci. E parla dell'insopportabilità dell'assenza di futuro a cui siamo ormai sottoposti.
Perciò nelle scuole è vitale continuare a resistere, nei mille modi che si stanno organizzando: è il sistema d'istruzione a "fabbricare" la coscienza critica del Paese. Resistere oggi non è un fatto puramente difensivo, perché mette in campo alternative ai processi in atto. Per dare respiro alla contestazione della riforma, è essenziale raccogliere i dibattiti in corso, la ricchezza d'idee prodotta dai momenti di socializzazione nei coordinamenti e nelle lotte. Per questo "il coordinamento Fermiamo la Moratti", (del quale siamo parte integrante) lancia per metà maggio un forum di tre giorni sui temi centrali del sistema formativo, dalla scuola dell'infanzia all'Università..