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Liberazione: La paura dei diversamenti abili di rimanere soli in classe

Tagli agli insegnanti di sostegno in Finanziaria, genitori e docenti si coalizzano per stoppare il progetto. Di Tullio, Sfida: «E’ brutto leggere negli occhi del figlio la tristezza dell’emarginazione»

25/08/2006
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Liberazione

Sonia Bertino
Parliamo d’integrazione sociale quando sentiamo storie drammatiche come quelle di Hina. Stranieri che non riescono ad inserirsi nella nostra società. Ma non è necessario guardare così lontano per scoprire che la società italiana, come quella di tutto il mondo, è affetta dalla “sindrome dello straniero”. Anna (nome di fantasia) è costretta su una sedia a rotelle ed è affetta da crisi respiratorie e scoliosi, e proprio come Giulio (9 anni) o Simone (altro nome di fantasia), rischia di vedersi negato il diritto al sapere. Il suo insegnante di sostegno non arriva mai prima di Natale e, quando è a scuola è costretto, spesso, ad allontanarsi per poter badare ad un altro bambino nelle stesse condizioni di Anna. In quei momenti, lei è solo un posto occupato in una classe attenta a procedere oltre e a non fermarsi per farle spazio. Perché lei ha difficoltà di linguaggio. Ma non è un nostro problema. Perché noi, proprio come la famiglia di Gregorio Sasma (in La metamorfosi) disgustata dal cambiamento fisico subito dal figlio, cerchiamo sempre di non vedere i problemi che quelle persone, tecnicamente definite diversamente abili, devono affrontare. Una ghettizzazione meno visibile, ma pur sempre presente. Anche Rita, 13 anni, chiede solo di poter essere se stessa e di essere trattata come un essere umano. Lei che è costretta sulla sedia a rotelle e usa un computer per poter comunicare. Ha tanta voglia di apprendere e sta bene con gli altri, con i suoi compagni che le vogliono bene.
Problema d’integrazione che giorno dopo giorno sta crescendo sempre più. Perché ora, questi bambini rischiano di non avere più la possibilità di poter apprendere. Di studiare. E gli unici a poter dare loro le risposte sono gli insegnanti. Quegli stessi insegnanti che diventano sempre meno e, per questo, costretti a dividere il loro tempo tra più bambini. Oggi i loro genitori non possono far altro che lottare contro uno Stato che taglia i fondi all’istruzione dei
diversamente abili, perché: niente fondi, niente insegnanti di sostegno. Da qui l’iniziativa di molti genitori ed insegnanti di unirsi insieme in una battaglia troppo dura da affrontare da soli. Il loro sindacato, Sfida (sindacato famiglie italiane diverse abilità), che nascerà formalmente anche in Sicilia nella riunione del 26 agosto, dai primi di settembre, attiverà un’assistenza legale gratuita per tutti quei genitori sprovvisti dei mezzi necessari per potersi rivolgere alla magistratura, oggi l’unico modo per garantire ai propri figli le giuste ore di sostegno. Frattanto, il sindacato, spera di poter incontrare il Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni, e il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, per trovare insieme una nuova soluzione che non sia quella legale. Sperano, infatti, che il ministro Fioroni rispetti l’impegno assunto, trovando una soluzione valida che metta tutti d’accordo e che, soprattutto, non danneggi i bambini: la società del futuro. «Non vogliamo essere solo un sindacato che batte il pugno» afferma il segretario nazionale aggiunto del sindacato, Di Tullio «loro possono dare un sorriso ai nostri ragazzi - continua - perché non c’è cosa più brutta, per un genitore, che leggere negli occhi del proprio figlio la tristezza causata dall’emarginazione». «Noi genitori dovremmo occuparci solo dei nostri figli e non possiamo trascorrere il nostro tempo a combattere con la forza - dice il segretario nazionale Ricciardi - perché così non facciamo altro che sottrarre tempo prezioso alla nostra famiglia, che ha bisogno di noi al 100%». Genitori e insegnanti sono le sole stampelle a cui i bambini diversamente abili possono aggrapparsi, è bene che lo capiscano anche chi deve decidere sulle loro teste.


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